Bruce Straley, game director di Uncharted 2: Il covo dei ladri e Co-director di The Last of Us e di Uncharted 4: Fine di un Ladro insieme a Neil Druckmann, durante l’ultimo episodio del Final Games Podcast ha rivelato i motivi per cui ha deciso di abbandonare Naughty Dog dopo 18 anni lunghi ed intensi.
Eccovi le sue parole:
“È stata la decisione più difficile di tutta la mia carriera. Ho in un certo senso sempre cercato qualcuno che riconoscesse che ero ‘ok’, che valevo qualcosa e qualcosa del genere è successo l’ultimo giorno in Naughty Dog quando tutto il team si è presentato. Il fatto che abbiano organizzato un evento per me è una cosa davvero bella anche se il fatto che per ottenere quel riconoscimento, quel “tu vali qualcosa” esplicito sia necessario lasciare è per me qualcosa di folle. La sicurezza emotiva che avevo sempre cercato alla fine è arrivata e affermarlo sembra così sbagliato e imperfetto ma allo stesso tempo è stata l’esperienza più emozionante, bella e valida della mia carriera. Il fatto che abbia effettivamente avuto un impatto dal punto di vista personale è la cosa più gratificante della mia intera carriera.
È una cosa strana da dire ma lasciare Naughty Dog è stata una delle cose migliori che potesse succedere nella mia carriera (proprio per la risposta emotiva ricevuta). Per quanto riguarda i giochi, The Last of Us è stato davvero il punto di arrivo di parecchie filosofie che stavo costruendo ed è stato fantastico, esattamente come vincere dei premi per Uncharted 2 e il dedicare tutto me stesso alla realizzazione di qualcosa. Aveva una visione e ho davvero condotto il progetto con l’idea di realizzare qualcosa che non era ancora stato giocato all’interno dell’industria e il tutto si è manifestato in un modo che non avrei mai potuto immaginare.
Una volta che pubblicammo Uncharted 4 divenne davvero difficile immaginare di tornare al lavoro e sentirsi carichi come lo ero ai tempi di The Last of Us o Uncharted 4. Sentii che c’era un cambiamento in me, stava crescendo la voglia di vedere cos’altro c’è la fuori.
Ci sono due tipi di ‘al diavolo’, di dire chi se ne frega: o è quando decidi di cedere, di rinunciare o quando decidi di fregartene di tutto. Chi se ne frega di ciò che pensano. Chi se ne frega se hai successo o meno, non importa, in ogni caso imparerai qualcosa nel processo. Penso che quello sia parte del conflitto tra interno ed esterno: voglio essere fedele a me stesso ma voglio anche realizzare qualcosa che qualcun altro riconoscerà e apprezzerà.”