Da qualche anno stiamo vivendo un periodo davvero particolare e contorto per quanto riguarda il commercio internazionale e le catene di approvvigionamento per via di eventi come la Brexit, la pandemia da coronavirus e lo scoppio della guerra in Ucraina.
Ora si sono inserite nuove variabili con il blocco delle merci al porto di Shanghai, in Cina, ossia il porto più grande del mondo in termini di volume di container. Purtroppo questo evento rischia di peggiorare ulteriormente e in maniera significativa le catene internazionali di approvvigionamento.
Le autorità cinesi stanno infatti attuando una particolare politica di limitazione della proliferazione del COVID-19, la cosiddetta strategia del “zero Covid”, che sta sottoponendo gli abitanti e i lavoratori di Shanghai a restrizioni davvero pesanti, ormai da quasi un mese. Questo ha spinto le autorità a bloccare quasi 500 navi piene di container al porto della città per via della mancanza di personale dovuta al lockdown in questione.
Il blocco navale a Shanghai è il risultato della politica “zero Covid” del governo cinese e causerà danni alle catene di approvvigionamento anche in Europa e in Italia
Stiamo parlando di un lockdown che sta colpendo attualmente 26 milioni di abitanti, ma sembra che il governo cinese sia interessato ad attuare misure restrittive del genere anche per la città di Pechino, quasi come se volesse tornare ai tempi del primo scoppio iniziale della pandemia del virus. Le restrizioni anti-Covid della Cina stanno infatti interrompendo le attività lavorative nelle fabbriche, nei magazzini, nelle consegne di merci via camion e navi, provocando in questo caso il blocco del porto di Shanghai.
Il portale Bloomberg ha spiegato che anche se la Cina dovesse impedire con successo il proliferare del coronavirus, la congestione creata all’interno dei suoi porti potrebbe creare problemi e ripercuotersi sulle filiere internazionali fino alla fine di tutto il 2022. Vogliamo tra l’altro ricordare che la Cina è un paese che rappresenta attualmente il 12% del commercio internazionale. Si segnala quindi che non è soltanto un problema del porto di Shanghai in sé, ma un problema dedicato a tutto il settore della manodopera e dei trasporti che rischia di fare da moltiplicatore a una nuova crisi di approvvigionamenti.
Significativo sarà ovviamente l’impatto di tutto questo nei confronti del rifornimento di semiconduttori che continua ad andare a rilento bloccando la produzione di prodotti tecnologici e hi-tech come automobili, elettrodomestici, televisori, terminali, computer, console da gioco e tanto altro ancora. Tuttavia si parla anche di ripercussioni significative sul rifornimento di certi beni molto più importanti che non si riusciranno più a trovare nei supermercati di Europa e Italia.