Da qualche anno a questa parte, forse spinto dall’incredibile Hollow Knight o da quel ritorno tra i grandi della serie Nintendo che ha dato origine a tutto questo, il genere metroidvania è diventato una costante. Blasphemous 2, Animal Well e Nine Sols, ad esempio, hanno fatto perfettamente uso di tutto questo, così come il simpaticissimo Disney Illusion Island o anche Returnal di Housemarque, che pur non essendo un metroidvania puro è riuscito a integrare intelligentemente alcune dinamiche. Impossibile poi non ricordare il grande Guacamelee!, che speriamo tutti possa un giorno tornare con un terzo capitolo.
Abbiamo così assistito a una grande evoluzione del genere, contraddistinta da sfumature varie via via più pronunciate che hanno fatto col tempo scaturirne addirittura derive contraddistinte da uno stile proprio. Blade Chimera, gioco sviluppato da Team Ladybug (già esperti del genere, con giochi come Record of Lodoss War: Deedlit in Wonder Labyrinth) e pubblicato da PLAYSIM, si pone ancora una volta come un titolo dalle pretese apparentemente minori, ma che invece nasconde un’anima di enorme spessore, e che riesce a farsi notare per le sue ottime qualità. Ne parliamo qui, nella nostra recensione.
Osaka Cyber-vania
Siamo a Osaka. O meglio, è una versione post-apocalittica di Osaka, caratterizzata da tinte squisitamente cyberpunk e… mostri. Sì, il protagonista, un guerriero di nome Shin, è un esperto cacciatore di demoni, che minacciano ciò che resta della società umana. La dimensione sovrannaturale viene ulteriormente ampliata, distaccandosi dal contesto urbano, quando Shin entra in contatto con il demone Lux, che si lega alla sua anima e si trasforma nella spada Lumina per fare di lui un cacciatore tra i più potenti. Ma questo, a livello narrativo, è solo la punta dell’iceberg.
Il racconto attraverso le oscure tinte cyberpunk della Osaka dominata dai demoni porta Shin ad affrontare quello che è per lui un motivo di grande tumulto interiore: la sua amnesia gli impedisce di ricordare molto del suo passato, ma sarà proprio lungo il corso del gioco che tutto diventerà perlomeno più chiaro. La progressione è così legata a doppio filo alla narrazione: la trama non è complessa, e anzi è presente qualche classico cliché di troppo e dialoghi non proprio eccezionali, ma riesce a costruire nel giocatore la giusta sensazione di aver davvero fatto qualcosa con le azioni compiute fino a quel punto per arrivare a una risoluzione.
La storia, con una durata tra le 7 e le 9 ore, fa più che altro da contorno a un’esperienza che fonda la sua essenza su un altro elemento ben più importante: il gameplay. È qui infatti che Blade Chimera riesce a dare il meglio di sé, lasciando che il background intorno al personaggio venga costruito dai dialoghi e dai personaggi ma senza renderli asfissianti o particolarmente fondamentali. Volete skippare ogni singola linea di dialogo? Probabilmente potreste farlo e neppure ve ne accorgerete, anche se resta un po’ di amaro in bocca per qualche risvolto narrativo che poteva elevare maggiormente anche questo aspetto.
Osaka non ha più segreti
Si arriva così al vero clou di Blade Chimera. Il titolo, come detto, si struttura come un metroidvania fortemente incentrato su due elementi, vale a dire l’esplorazione di un’intricata ma non complicata mappa (è anche presente un indicatore a schermo che aiuta nel raggiungimento del prossimo obiettivo, cosa che aiuta non poco chi non è particolarmente avvezzo ai metroidvania), e un bel sistema di combattimento che combina attacchi a distanza e corpo a corpo, permettendo ai giocatori di adattare le strategie in base alle situazioni.
La formula è abbastanza semplice anche da descrivere: Shin può contare su un arsenale di pistole e armi da mischia per eliminare i demoni nemici, senza dimenticare poi che c’è un altro elemento importantissimo nell’economia del gameplay, vale a dire la spada Lumina. Muovendosi rapidamente da un punto all’altro e integrando combattimento e reattività, Blade Chimera restituisce un feeling molto piacevole, con tanto di reattività e precisione che aumentano progressivamente con l’avanzare e il migliorare delle proprie abilità. Le stesse abilità che ad esempio consentono di integrare con maggior frequenza la spada Lumina spendendo MP. Un’arma dai molteplici utilizzi: serve per attaccare, come è ovvio che sia, ma anche ad esempio per difendersi dai proiettili nemici grazie alla sua capacità di creare una barriera protettiva, o aprire nuova strade.
Serve un po’ di allenamento per riuscire a padroneggiare ogni singolo elemento del gameplay di Blade Chimera, ma grazie anche all’ottima visione artistica degli ambienti e gli effetti a schermo, tutto risulta essere più piacevole, alternando di continuo armi normali e Lumina per godere del miglior bilanciamento nel combattimento. Banalmente, il team di sviluppo ha ben pensato che le armi standard ripristinano gli MP utili per usare la spada, mentre quest’ultima serve a ricaricare HP, dando vita a un ciclo continuo per abbattere lo spettro della ripetitività.
Di contro, Blade Chimera pecca su altro. La varietà dei nemici non è esagerata, e in più sembra che nella parte conclusiva del gioco gli sviluppatori abbiano sbagliato qualcosa a livello di difficoltà, senza concedere un momento di respiro al giocatore che rischia di ritrovarsi sopraffatto dall’azione – provato su Switch in fase portatile, Blade Chimera ha alcune sezioni che rischiano di far lanciare la console dalla finestra. Per fortuna, nulla che una buona sessione di allenamento non possa sistemare, anche perché rinunciare al gioco (così come alla console!) non sarebbe un grande affare.
Ciò che convince di Blade Chimera sono infatti anche l’estetica di Osaka e dei demoni, e l’atmosfera oscura ma vibrante. È una festa per gli occhi assistere agli scontri, o anche banalmente andare a osservare l’intricata estetica pixel art e una tonnellata di sfondi splendidamente realizzati che mischiano l’architettura tradizionale giapponese, con i suoi templi e le tipiche conformazioni, con derive futuristiche e cyberpunk. Per chi ha ancora impresso nella mente il potenziale splendore di The Last Night, questo è un buon modo per ricordare che c’è anche altro. Ogni sprite è una gioia per gli occhi, specialmente quelli dei demoni, che assumono la forma di varie creature mitologiche e yōkai leggendari.
Piccolo appunto finale sulla colonna sonora, davvero efficace. I brani spaziano da melodie brevi e concise a temi più intensi durante le battaglie, dando la giusta sinergia alla scena. Anche gli effetti sonori di contorno, come armi e demoni, sono studiati idealmente, contribuendo a creare un’atmosfera immersiva che si sposa perfettamente con l’estetica cyberpunk del gioco.
La recensione in breve
Blade Chimera è un metroidvania 2D molto piacevole, con alcuni picchi davvero gradevoli nella sua struttura. Lasciamo da parte una storia non proprio eccezionale e qualche picco di difficoltà, e concentriamoci invece sulle cose più importanti: il gioco diverte. Sì, diverte molto, dall'inizio alla fine.
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Voto Game-Experience