Left 4 Dead è entrato nella storia del videogioco come pietra miliare la cui eredità è sicuramente ingombrante e difficile da raccogliere. Turtle Rock Studios ha raccolto però la sfida per dare vita ad un seguito indiretto e ambizioso al proprio franchise, un progetto che ha dovuto fare i conti con diverse scelte di mercato controverse a fronte di una software house già rodata e competente. Back 4 Blood è la dimostrazione che innovare un titolo talvolta non è la scelta più facile o conveniente, ma se fatta coi giusti criteri è la strada da percorrere per guadagnare una giusta fama. Pronti a gettarvi con noi contro le orde di zombie? Seguiteci in questa recensione!
Sterminatori versus Infestati
Back 4 Blood, come già visto nel nostro provato, è ambientato dopo una catastrofica epidemia che ha decimato l’umanità, infettata da un parassita noto come Verme del Diavolo che ha trasformato i contagiati in zombie. Un gruppo organizzato di sopravvissuti, una vera task force indurita dagli eventi e noto con il nome di Sterminatori, si è quindi organizzato a Fort Hope per combattere le fameliche orde e sperare di riprendere il controllo del mondo.
Back 4 Blood è uno shooter in prima persona che ci vede contro orde di zombie e che mescola due tipi di gioco: la campagna PvE, dove il giocatore (od i giocatori in caso di campagna in cooperativa, con una squadra di 4 elementi) deve proseguire lungo livelli elaborati sterminando le ondate generate in maniera casuale, ed il PvP asimmetrico da otto persone in cui mostri e umani (quattro da una parte e quattro dall’altra) si prendono a pizze alternandosi nei ruoli durante i match, nel quale la squadra vincitrice sarà decretata in base al tempo di resistenza contro i suoi nemici.
La campagna è divisa in atti a loro volta suddivisi in missioni, la cui durata è estremamente variabile a seconda del livello di difficoltà selezionato e dell’abilità del giocatore. Ogni missione offre un ambiente nuovo da esplorare e diverse variabili che entrano in gioco ad ogni run casualmente, gestite dal “Game Director“, l’intelligenza artificiale che si adatta alle azioni del giocatore. Oltre a questo, avremo anche un sistema di carte che determinerà bonus e malus per i giocatori.
L’impostazione già sperimentata in Left 4 Dead è presente sin da subito anche in Back 4 Blood, che fa iniziare la partita nella Safe Room dandogli modo di prepararsi alla battaglia. Abbiamo otto personaggi a nostra disposizione, ognuno con i suoi tratti di vantaggio ed un carattere di spicco: il team di Sterminatori incaricato di affrontare il pericolo zombie è composto da Evangelo, Hoffman, il soldato Walker, Mamma o “Mom”, Doc, Jim, Karlee e Holly. Ognuno degli otto ha un’arma secondaria iniziale differente, mentre tra le recuperabili ( o acquistabili col rame raccolto presso la cassa del venditore di Fort Hope) troviamo moltissime armi bianche, pistole, fucili e mitragliatori di ogni tipo, fucili a pompa, molotov, taser, gadget e strumenti utili per rallentare l’avanzata dell’orda o curarsi nei momenti di calma. Dopo aver selezionato il personaggio e aver scelto l’arma, potremo anche selezionare le carte dal nostro mazzo, che offrono vantaggi a specifici Sterminatori o potenziano la squadra.
La novità di Back 4 Blood è a tutti gli effetti questo sistema di carte: mano a mano che il giocatore avanza nella campagna, otterrà dei punti rifornimento che potrà usare per l’acquisto di nuove carte tramite le linee di rifornimento di Fort Hope. Le carte sono dei veri e propri mazzi, deck che forniscono bonus passivi sbloccabili sia prima di ogni partita che prima di ogni atto. Ogni carta può migliorare le capacità offensive e difensive dei giocatori o spingere verso determinati modi di giocare la partita, aumentando cure, velocità di ricarica, danni e così via. Attraverso questa gestione dei mazzi in puro stile card game possiamo quindi creare dei deck personalizzati, suddivisi tra quelli da usare nella campagna e quelli da sfruttare invece durante il PvP. Prima di ogni partita, il gioco pesca casualmente cinque carte dal mazzo selezionato (nel PvP, prima di ogni round). I modificatori della prima carta del mazzo vengono applicati subito, mentre durante la partita il resto delle carte verrà giocato in sequenza. Anche il “Game Director” pescherà due carte casuali dal suo mazzo corruzione, che andranno ad aggiungere vantaggi o svantaggi al livello.
E’ importante esplorare bene i livelli per reperire carte gratuite per il nostro mazzo oppure carte acquistabili col rame, ma è ancora più importante l’elemento strategico che queste danno al gioco. Fort Hope è il nostro quartier generale, un hub sicuro in cui girovagare per provare le armi al poligono di tiro, acquistare equipaggiamento e potenziamenti dai PNG, cambiare le armi e unirsi ad una squadra per una partita.
Una volta iniziato il gioco, ci troveremo davanti ad una mappa disegnata a mano, non generata casualmente. Al contrario, il posizionamento di nemici, casse, rifornimenti e fonti di rumore è totalmente randomico e può alterare in maniera significativa il perscorso, obbligandoci a porre molta attenzione ai nostri spostamenti: alcune porte saranno ad esempio allarmate, mentre in giro troveremo stormi di uccelli che se disturbati richiameranno l’attenzione dei nemici. Ogni passo falso comporta il richiamo di un’ondata molto aggressiva di zombie che si va ad aggiungere ai nemici già presenti in partita, sommabili tra loro. Oltre a questi elementi dinamici possiamo trovare casse di munizioni, equipaggiamento oppure soldi, o ancora kit di strumenti che servono ad aprire porte contrassegnate o casse speciali in cui trovare delle minigun che ci aiuteranno con obbiettivi particolarmente complicati. Una volta tornati alla safe zone, potremo finalmente spendere i soldi per rifornirci e recuperare salute, esattamente come succedeva in Left 4 Dead che non prevedeva alcun recupero automatico anche una volta completata la mappa di un atto. Completate tutte le missioni di un atto, potremo sbloccare il successivo, avendo a disposizione ogni volta solo 3 “vite” per l’intera squadra – nel caso di fallimento, dovremo ripartire dall’inizio dell’atto. Il trial and error però è assolutamente previsto e fondamentale per esplorare e conoscere le mappe, le possibili fonti di approvvigionamento e anche per creare una buona alchimia con i propri compagni di squadra.
Parlando invece dei nemici, ci troveremo contro al classico sciame di zombie, comprensivo di tutte le possibili mutazioni, dal nemico in grado di esplodere in prossimità del gruppo a quello agilissimo capace di compiere balzi esagerati, e così via. Il tutto disponibile in tre diverse difficoltà: Recluta, per i giocatori che vogliono imparare le basi, Veterano per quelli con più esperienza, e Incubo, in cui per sopravvivere servirà una squadra affiatata e attenta.
Il multiplayer PvP di Back 4 Blood: Sciame
Back 4 Blood è un titolo fortemente basato sulla cooperativa online a quattro giocatori – nonostante ci offra anche di affrontare l’intera campagna in singolo – e ovviamente dà il suo meglio se giocato in compagnia. Contiene anche una modalità PvP competitiva chiamata “Sciame“, un 4 versus 4 in cui una squadra di persone prende il controllo degli speciali Infestati, mentre le altre vestono i panni degli Sterminatori – con nel mezzo nemici comuni gestiti dall’IA. Ad ogni round, una volta che gli Infestati hanno eliminato tutti gli umani, il gioco prende nota del tempo impiegato ed i giocatori vengono scambiati di ruolo: il match riparte, aumentano i potenziamenti e vantaggi di ogni fazione (che ha le sue abilità uniche) e si giocano le carte pescate dal proprio mazzo, cercando di resistere il più possibile. Alla fine, si confrontano i tempi ed il team che è durato di più vince il round, mentre la partita viene vinta al meglio di tre risultati riportati.
Mostruosamente godibile
Anche tecnicamente Back 4 Blood fa la sua sporca e sanguinolenta figura: la qualità dei modelli 3D di personaggi ed ambienti è molto buona e la fluidità è ottima. La grafica non è spettacolare ai livelli di un gioco per next gen ma fa il suo dovere fornendoci un buon livello di dettaglio. L’IA sia dei nemici che dei bot è buona per tenerci al sicuro nel caso dovessimo scegliere il sigle player, quest’ultima ovviamente con le dovute limitazioni: difficilmente un bot ucciderà dei nemici, ma si rivela utile per ricevere cure o rianimazioni. Le ambientazioni sono varie, assolutamente diversificate tra loro e godono di un buon level design che si sviluppa anche in verticale grazie a silos ed edifici, dandoci modo di articolare una fuga od organizzare una postazione di tiro allo zombie, almeno per breve tempo. Da aree cittadine disabitate ad aree forestali, a zone palustri da cui si solleva una leggera nebbia, fino a ponti distrutti e imbarcazioni pericolanti, troveremo un po’ di tutto infilato nel calderone durante i 4 atti che fanno divertire senza annoiare anche dopo 4 ore di gioco. Sicuramente rispetto a Left 4 Dead, Back 4 Blood risulta un prodotto moderno, veloce e appagante da giocare. Durante la nostra prova non abbiamo riscontrato bug nè problemi a far girare il titolo.
Riguardo al sonoro, le tracce del menù e dei momenti più concitati sono ben azzeccate per dare la carica al giocatore; il resto del gioco è disseminato di ottimi effetti sonori – tra gemiti di zombie e quelli speciali ben più riconoscibili, rumore di porte che si sfondano o il gracchiare degli uccelli in lontananza – e immerso in un silenzio che aiuta a mantenere alta la tensione. Il gioco è completamente localizzato in italiano, comprensivo di doppiaggio, e la sua durata si aggira all’incirca sulle 15 ore in single player.
Ricordiamo che Back 4 Blood è completamente cross-play tra le varie piattaforme di lancio ed è un titolo presente all’interno dell’Xbox Game Pass, con la caratteristica di sfruttare l’Xbox Play Anywhere per Xbox e PC. Per chi preordina il gioco Standard Edition c’è in regalo il Pacchetto Skin per Armi Élite Fort Hope, mentre i preordini per Back 4 Blood Deluxe Edition e Back 4 Blood Ultimate Edition forniranno 4 giorni di accesso anticipato al gioco.
Versione testata: PC Windows Store
Piattaforme: Xbox Series X|S, Xbox One, PlayStation 5, PlayStation 4 e PC
La recensione in breve
Back 4 Blood è un titolo divertente che riprende tutto il buono di Left 4 Dead, aggiungendo qualche elemento per creare un'alchimia davvero difficile da imitare. Il sistema di carte può risultare difficoltoso da padroneggiare sulle prime ma è in grado di dare enormi soddisfazioni non appena ci si abitua ad usarlo e ci si affida al gioco di squadra. La campagna è variegata abbastanza da permettere una buona longevità al titolo ed il Game Director ci darà filo da torcere in ogni situazione, cercando di impedire ai nostri buoni eroi l'avanzata. Anche i vari personaggi risultano ben caratterizzati. Non abbiamo dubbi, chi ha amato Left 4 Dead apprezzerà il nuovo lavoro di Turtle Rock Studios, mentre chi si approccia non potrà non apprezzare la quantità di dettagli e l'atmosfera, oltre alla forte componente coop che risulta l'anima del gioco.
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Voto Game-Experience