Nel 2017 Ninja Theory ha rilasciato il suo primo progetto indipendente, Hellblade: Senua’s Sacrifice, un titolo ambizioso sia per le tematiche trattate che per l’elevato livello tecnico della produzione, aspetti che hanno permesso a team inglese di ricevere il plauso della critica e di vincere diversi premi internazionali. Alcuni di voi ricorderanno Ninja Theory per questa loro ultima fatica che a breve sbarcherà anche su Xbox One, per altri è il team che ha sviluppato quel reboot di Devil May Cry che non è piaciuto a nessuno tranne al sottoscritto ed a pochi altri, gli early adopter di PlayStation 3 li ricorderanno per quell’Heavenly Sword che uscì al lancio della console, ma sono sicuro che l’ultimo titolo che vi viene in mente fra quelli da loro prodotti sia Enslaved: Odyssey to the West. In questa puntata di Asteroids riscopriamo i motivi per i quali questo titolo meritava molta più attenzione di quanto effettivamente ne ricevette alla sua uscita.
Verso la fine del XVI secolo fu pubblicata una novella che entrò poi a far parte dei classici della letteratura cinese chiamata “Viaggio verso ovest” (in inglese Journey to the West): la storia vede come protagonista un monaco cinese che fu scortato dal re scimmia Sun Wukong, dal maiale Zhu Wuneng e dal demone Sha Wujing durante il suo viaggio verso l’India, paese nel quale avrebbe ricevuto dei testi canonici buddhisti da riportare in patria. L’origine della figura di Sun Wukong risale a secoli prima della pubblicazione della novella e si hanno sue tracce già verso la fine del primo millennio ai tempi della dinastia Song: tale figura è stata di ispirazione per moltissimi personaggi di opere di intrattenimento asiatiche, fra i quali il più noto è certamente il Son Goku della prima serie di Dragon Ball, e tutta la trama di Enslaved prende a piene mani dalla novella del Viaggio verso Ovest. Gli eventi di Enslaved si svolgono in un futuro post-apocalittico dove i mecha hanno preso il sopravvento sulla popolazione le grandi città sono ormai coperte da una fitta vegetazione. In questo scenario avviene l’incontro propizio fra i due protagonisti ovvero Monkey, un burbero vagabondo caratterizzato da movenze simili a quelle di un grosso primate, e Trip, una ragazza che ha come unico desiderio quello di tornare al suo villaggio per riabbracciare i suoi cari. La ragazza, intelligente ed esperta di tecnologie ma troppo debole per compiere il lungo e rischioso viaggio contando solo sulle proprie capacità combattive, riesce ad applicare sulla testa di Monkey una corona capace di trasmettere impulsi elettrici che avrebbero ucciso l’uomo nel caso avesse lasciato morire la giovane o si fosse allontanato troppo da lei. Il lavoro di scrittura della sceneggiatura è ad opera del talentuoso Alex Garland, sceneggiatore per il cinema famoso per aver lavorato alla stesura di 28 Giorni Dopo e Sunshine nonché per aver diretto e sceneggiato Ex Machina ed il recente Annientamento.
Il talento di Garland traspare anche in questo Enslaved dove la sceneggiatura ne ricopre un aspetto fondamentale: l’opera di Ninja Theory mira non solo a raccontare un viaggio che, come accade spesso nei road movie, porta ad avvicinare due protagonisti uniti inizialmente dalla coercizione, ma riesce a creare un intimo e profondo legame fra Monkey, Trip ed il giocatore che, vestendo i panni del vagabondo, riesce a percepire il legame di reciproca fiducia che si instaura fra i due. In Enslaved vi si può notare un certo richiamo a ICO, l’opera di Ueda il designer giapponese era riuscito a creare tramite il semplice gameplay un legame emotivo fra il giocatore, il protagonista Ico e la misteriosa Yorda che il giovane dovrà difendere dall’attacco di creature-ombra. Analogamente a quanto succede in ICO, anche in Enslaved questo legame emotivo nonché il vincolo fisico rappresentato dalla corona, si declinano in una precisa scelta di gameplay: il Game Over non sopraggiungerà solo nel caso in cui Monkey esaurirà la sua barra della vita ma anche qualora Trip dovesse lasciarci le penne, rendendo così parte integrale del gameplay la necessità di proteggere la ragazza dalle macchine. Tuttavia Trip non sarà continuamente in balia degli attacchi dei nemici, ma saprà darci una mano sia nella risoluzione degli enigmi e dei puzzle disseminati per il gioco sia nelle fasi di combattimento utilizzando strumenti capaci di renderci più facile il lavoro oppure attirando su di sé l’attenzione dei robot nei momenti di difficoltà. L’intraprendenza di Trip nonostante la necessità di avere a fianco qualcuno come Monkey, il carattere inizialmente burbero e scontroso di quest’ultimo ed il modo in cui l’unione fra i due protagonisti muti nel corso del tempo fino allo stupendo finale mi ha ricordato un altro duo videoludico, stavolta molto più famoso ma che fece la sua comparsa solo 3 anni dopo l’uscita di Enslaved: non credo che le affinità fra The Last of Us ed Enslaved ed il fatto che Mark Richard Davies, lead designer di Heavenly Sword e di Enslaved, abbia poi lavorato per Naughty Dog nella realizzazione della loro opera possa definirsi una pura coincidenza.
Enslaved: Odyssey to the West è stato un flop di vendita: secondo il The Guardian il motivo di tale disastro è da ricondursi al fatto che un gioco di circa 8-10 ore di longevità venduto a prezzo pieno non fosse molto appetibile per il pubblico, soprattutto se consideriamo che nel 2010 i cosiddetti “hardcore gamer” avevano spostato la loro attenzione sugli FPS (genere che ai tempi riscuoteva talmente tanto successo che i giochi appartenenti a questa categoria saturarono il mercato) lasciando solo le briciole a giochi come Enslaved che non poteva neanche fregiarsi del nome di un brand storico per incrementare le proprie vendite. In ogni caso, qualsiasi fosse la ragione, il gioco vendette nel primo anno meno di 500mila copie nonostante la critica lo avesse promosso quasi all’unanimità e questo costrinse Ninja Theory e Bandai Namco a rinunciare all’idea di rendere Enslaved un prodotto seriale. Un vero peccato, soprattutto se consideriamo che se il gioco fosse uscito qualche anno dopo probabilmente avrebbe avuto molte più probabilità di essere conosciuto ed apprezzato. Rimane comunque una vera perla nascosta che merita di essere recuperata anche se ciò significa rispolverare le proprie PS3 e Xbox 360 dato che attualmente non è presente alcun porting e non è disponibile tramite la retrocompatibilità di Xbox One (oppure potete sempre affidarvi al buon vecchio Steam e giocarlo su PC).