Ci siamo divertiti davvero molto con Arizona Sunshine 2, sequel di uno dei più apprezzati videogiochi sparatutto in realtà virtuale. Proprio come il suo predecessore, questo shooter in VR ambientato negli USA è un concentrato di azione e comicità, confezionato con cura e dotato di uno stile cartoonesco “a la Dead Rising” inconfondibile ereditato dal primo capitolo. Lato contenuti, però, Arizona Sunshine 2 è decisamente più ricco e sfaccettato, con tante bocche da fuoco diverse, armi melee e un nuovo, carinissimo (ma letale) compagno “peloso” su cui contare. Fra l’altro, lo abbiamo provato sul fantastico Meta Quest 3. Il visore commercializzato a ottobre si sta rivelando sempre più una macchina convincente, anche considerando qualche limite tecnico inevitabile. Vi lasciamo, dunque, alla nostra recensione di Arizona Sunshine 2.
L’apocalisse action dei “Fred”
Vertigo Games riprende la storia da dove l’avevamo lasciata in Arizona Sunshine. Tuttavia, non dovete sapere cosa è successo prima per gustare appieno il dopo. L’apocalisse dei “Fred”, il nome che il protagonista ha simpaticamente dato agli zombie, è in atto e la parola d’ordine è “sopravvivere”: tutto qua. In questo semplicissimo scenario, ci troviamo nella nostra roulotte intenti a sbronzarci e cucinare carne alla griglia, quando un elicottero si schianta nelle vicinanze attirando a sé una piccola orda di non morti. Anche se il pilota è deceduto, facciamo una scoperta molto interessante. Ascoltando l’ultimo messaggio vocale che aveva ricevuto, pare che là fuori ci siano dei sopravvissuti. Che, oltretutto, stanno sviluppando un vaccino anti-zombie.
Chi sono? Dove si trovano? Più per noia che altro decidiamo di indagare, quando un latrato dal ventre del mezzo precipitato attrae la nostra attenzione. Mentre ci precipitiamo sul posto, comunque, stiamo inconsapevolmente superando la zona tutorial che introduce i rudimenti del mestiere VR, come sparare e ricaricare, o come arrampicarci e sfuggire ai mordaci Fred.
Ogni azione è incredibilmente intuitiva e soddisfacente: è il bello della realtà virtuale, un universo ludico dove l’immersione non è solo sensoriale, ma interattiva. Vuoi ricaricare? Porta la mano al petto, dove è ben visibile la tua raccolta di caricatori, svuota il calcio della pistola e infila il nuovo mag con un colpo secco del palmo. Rimetti a posto la canna e poi via, hai una nuova selva di cartucce da scaricare sui Fred. Vuoi cambiare arma? Infila la pistola nella fondina sul fianco ed estraine un’altra dal suo alloggiamento. O magari raccogli un machete al volo in casi di emergenza, tirandolo fuori dal cranio di uno zombie morto.
Difficile spiegare quanto possa essere divertente questa semplice sequenza di azioni e situazioni a chi non ha mai giocato in VR, soprattutto in tempi recenti. Le ultime avventure da visore, compreso Sunshine 2, si stanno confermando come esperienze uniche che non scimmiottano più i loro corrispettivi “piatti”, ma sfruttano le potenzialità dei caschi seguendo canoni e regole personali.
Al di là degli ovvi e progressivi upgrade visivi, mano a mano che le lenti si fanno più definite e la potenza di calcolo cresce, sono i feedback aptici e le vibrazioni sono sempre più precise a fare la differenza. Specie quando sono implementati bene, come lo sono in Arizona Sunshine 2. Insomma, anche senza essere fotorealistico, grazie a un buon comparto audio sia effettistico che di doppiaggio (con colonne sonore un po’ piatte, peccato) e con un gameplay funzionale e intuitivo la trama da circa 7 ore scorre piacevolmente. Non sarà da Oscar, ma intrattiene il giusto tra una battuta e una citazione, un headshot e una carezza al nostro nuovo amico peloso. No, non parliamo di un eventuale vostro amico connesso via internet con la modalità CO-OP online, ma del cane pastore Buddy.
Il miglior amico dell’uomo, il peggior nemico degli zombie
Buddy è una macchina macina Freddy. Ma ribadiamo (a scanso di equivoci), potete comunque accarezzarlo e persino giocare con lui a “riporta la pallina”. Il latrato di cui abbiamo parlato nel primo paragrafo veniva proprio dal giovane pastore tedesco che adottiamo. Da subito, il cucciolo si è rivelata l’aggiunta più interessante di questo capitolo. Oltre a essere adorabile e credibilissimo, animato com’è in modo realistico in qualunque circostanza, Buddy fa per noi più di quanto noi potremmo mai fare per lui.
Per cominciare, ve lo abbiamo già fatto capire, si possono sfruttare la sua agilità e le sue zanne affilate per scagliarlo contro i non morti, che non hanno alcuna possibilità di sopravvivere quando vengono atterrati. Anche quando non muoiono dissanguati per via delle ferite di Buddy, il solo fatto di tenere a bada un target mentre ci concentriamo su altri avversari è una feature utilissima. Anche se il gioco non è certo tra i più impegnativi che abbiamo provato, sia in VR che non, ci sono alcuni scenari più “densi” di Fred che Buddy rende estremamente meno tediosi e ripetitivi.
L’azione è più dinamica e non dobbiamo solo sparare, ricaricare, sparare e ricaricare all’infinito. Bensì anche pensare a cosa far fare al nostro alleato a quattro zampe. L’utilità di Buddy, però, va ben oltre l’offesa ai Fred. Possiamo infatti sfruttarlo per portare con noi altre armi oltre alle due sulla fondina, e credeteci: in Sunshine 2 ci sono un sacco bocche da fuoco interessanti che non vorrete lasciarvi alle spalle. Non solo pistole di diverso tipo e potenza, ma anche fucili a pompa, per dirne una fra le più importanti.
Buddy può persino recuperare oggetti distanti o posti dietro sbarramenti che non potremmo mai superare e che invece Buddy scavalca senza alcuna difficoltà. Purtroppo, l’inserimento di questa meccanica interessantissima non ha portato alla realizzazione di scenari granché più complessi di quelli nel primo episodio. L’avanzamento nei livelli è ancora molto lineare e iper guidato, senza troppo spazio per le deviazioni o i bivi. Anche la varietà di location non è quantitativamente eccezionale, ma quelle presenti sono abbastanza differenziate nella tematica, nella struttura e negli arredi. Per esempio, le fogne sono un po’ più labirintiche dei momenti ambientati fra le stanze vuote dei centri commerciali abbandonati. E sono pure più buie, anguste e “umide”. Ci sarebbe piaciuto vedere queste aree abitate da zombie più caratterizzati e caratterizzanti, e invece niente: i nemici sono gli stessi dappertutto, diversificati quanto basta per non farli apparire “fotocopiati” sul breve termine.
Sparatutto soddisfacente e la modalità “Orda”
A parte il colpo d’occhio ben riuscito, Arizona Sunshine su Meta Quest 3 è anche abbastanza stabile e privo di grandi difetti. Come specificato nell’intro del pezzo, però, il peso dei limiti tecnici in confronto alle controparti su PSVR2 e PC si fa sentire qua e là. Principalmente guardando la definizione di alcune texture e notando qualche “scatto” di troppo se ci sono parecchi Fred a schermo. Anche i caricamenti ogni tanto si dilungano un po’ troppo ma, tutto sommato, troviamo sia già incredibile di per sé potersi approcciare a un gioco così completo e profondo su un dispositivo VR standalone, perciò dopo un po’ ci si passa sopra.
Piuttosto, se si vogliono citare i veri difetti della produzione bisogna parlare di gestione non proprio eccellente dell’inventario “sul corpo”, almeno quando è troppo pieno. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine e si procede spediti. Solo a pieno carico capita che il reload delle munizioni diventi un’operazione meno agevole, perché si rischia di acchiappare uno strumento al posto dei proiettili di scorta. Il reload in sè è ben pensato invece, ma altri momenti immersivi, come il crafting delle bombe, lo sono un pochino di meno. Niente da dire sul sistema di mira e sulla diversificazione del feeling con il dito sul grilletto. Nonostante la cartoonosità del setting è fantastico inanellare una serie di headshot e switchare da un’arma all’altra. Così come ricorrere al corpo a corpo se la situazione si fa più problematica. Il che è raro nella campagna, ma comune nella modalità Orda.
Se volete allenarvi o solo sfogare un po’ di proiettili in libertà senza impelagarvi in esplorazione, trama e missioni, Arizona Sunshine 2 ha in serbo per voi la modalità rapida Orda. Si spiega da sola e in breve. Nei panni del protagonista, dovrete superare varie ondate di Fred crescenti nel numero e nell’intensità, possibilmente senza finire divorati. Anche l’orda si può affrontare in due tramite il matchmaking online, e il bello è che c’è addirittura il cross-play tra Meta, Play Station e PC. Arizona Sunshine 2 si presenta come un gioco “parecchio” movimentato. Chi è affetto da motion sickness farà meglio a entrare a passo lento, o meglio senza passi e con il teletrasporto attivato. Tranquilli: le opzioni per aumentare, diminuire o annullare la fluidità dei movimenti e delle rotazioni di camera sono chiare e a un menù di distanza.
VERSIONE TESTATA: META QUEST 3
La recensione in breve
Arizona Sunshine 2 è tutto ciò che di buono era il primo episodio sette anni fa, ma “più grande”. L’immersione è garantita da un comparto artistico e grafico di qualità, oltre che dai controlli precisi e dai classici espedienti ludici dei giochi VR. Alcuni di questi sono divertenti e intuitivi, come la ricarica delle armi da fuoco, ma l’inventario sul corpo è molto meno funzionale ed efficiente di quanto possa apparire. Il livello di sfida è accettabile, ma non aspettate di essere messi troppo alle strette anche ai gradi più elevati della campagna. Discorso a parte per l’Orda, che invece arriva a proporre ondate parecchio affollate. Per fortuna non siamo mai soli, anche quando giochiamo senza amici connessi in CO-OP. Il cagnolone Buddy è infatti un’aggiunta divertente, funzionale e che Vertigo Games ha contestualizzato con grande abilità. Al netto delle molte nuove opzioni offensive sia corpo a corpo, che a distanza aggiunte, della nuova trama condita da un buon doppiaggio e una scrittura di livello, il vero fiore all’occhiello di Sunshine 2 rispetto al capostipite è perciò proprio il morbido pastore tedesco.
-
Voto Game-Experience