Crytek ritorna alla carica dopo anni di assenza dal panorama videoludico e lo fa con Hunt: Showdown, un titolo che cavalca l’onda dei Battle Royale proponendo però una formula alternativa molto interessante, il tutto in uno stile decisamente peculiare ulteriormente impreziosito dall’abilità della Software House tedesca nello sfruttare il proprio engine grafico. Il titolo è ancora in fase di accesso anticipato ma abbiamo avuto modo di saggiarne la sostanza, vediamo di cosa si tratta.
Con alle spalle nomi come Far Cry, Crysis e Ryse, Crytek ha saputo ritagliarsi il proprio spazio all’interno del panorama videoludico, sviluppando inoltre il CryEngine, un motore grafico molto utilizzato all’interno delle produzioni più importanti, tra le quali il recentissimo Kingdom Come: Deliverance. La Software House indipendente, cresciuta a dismisura negli ultimi dieci anni, è riuscita dunque ad alzare il tiro e, dopo il relativo insuccesso di Ryse: son of rome al lancio di Xbox One, è sparita dai radar per tornare alla carica con Hunt: Showdown. Nell’era di PUBG e Fortnite, la frenesia del Battle Royale a tutti i costi sembra un terreno molto fertile sul quale piantare le proprie radici e le intenzioni di Hunt: Showdown non potevano essere più mirate.
A differenza di titoli come The Darwin Project però, Hunt: Showdown propone una formula di PvPvE molto simile a micro-contesti facilmente ricercabili nella maggior parte degli MMO, trasformando quello che generalmente potrebbe essere un evento mondiale che mischia PvP e PvE in un titolo solido e ben strutturato. Hunt: Showdown è considerabile come un mini-battle Royale in quanto sono soltanto 10 i giocatori che prendono parte alle singole partite. Le modalità solo e duo scandiscono invece il ritmo delle squadre, alternando così un selvaggio 10 vs 10 ad un più ponderato scontro tra 5 team. La componente PvP di Hunt: Showdown si presenta in modo abbastanza scontato, lo scopo è infatti quello di eliminare più giocatori possibili non tanto per vincere automaticamente la partita ma per affrontare la parte PvE con più tranquillità. Si parla di PvPvE quando le meccaniche che intervengono all’interno dell’economia di gioco vanno a combinarsi in modo da dare equa importanza tra i nemici gestiti dall’IA e gli avversari umani. Il proposito di Hunt: Showdown è infatti una caccia alla taglia alla quale partecipano più giocatori, tutti intenzionati a portare a casa il bottino a patto di eliminare il boss della mappa.
Meccaniche con questo tipo di sinergia richiedono un accuratissimo bilanciamento in modo che nessuna componente sia preponderante sull’altra e, benchè sia necessario portare a termine l’incarico per vincere effettivamente la partita, risulta altrettanto importante l’obiettivo di eliminare i nostri avversari che, in un modo o nell’altro cercheranno di ostacolarci.
Un sistema basato sulla valuta di gioco va a regolare non soltanto il nostro equipaggiamento ma la natura stessa del nostro personaggio, a differenza di titoli come PUBG o Fortnite infatti, Hunt: Showdown non propone un personaggio “fisso” ma si basa esclusivamente sull’ingaggio di cacciatori a pagamento ( con valuta di gioco ) da portare in partita e livellare in caso di vittoria o sostituire in caso di sconfitta. Un sistema economico che alle prime battute potrebbe comportare un pesantissimo sbilanciamento tra i giocatori più esperti ed i giocatori novizi in quanto una volta raggiunta la soglia minima di denaro disponibile si è costretti ad affrontare le partite utilizzando cacciatori di pessima qualità andando incontro a veterani armati di tutto punto.
Il bilanciamento è dunque una chiave di volta da non sottovalutare all’interno dell’economia di Hunt: Showdown e la formula ad accesso anticipato sta permettendo a Crytek di limare e smussare gli angoli di una produzione che sembra essere curata nei minimi dettagli.
La partita media può durare dai 20 ai 40 minuti non soltanto in base alla vita media del giocatore ma anche in base al tempo impiegato dai giocatori di tutta la partita ad individuare con precisione la posizione del boss. Lo spawn avviene infatti in maniera casuale e bisognerà esplorare la mappa alla ricerca delle tracce del boss che, una volta trovate, ridurranno sensibilmente l’area di ricerca fino ad individuare con precisione la posizione della nostra taglia. La fase di esplorazione può essere definita come la “parte facile” all’interno di una partita di Hunt: Showdown, una volta individuata la posizione del boss inizia infatti una battaglia di posizionamento, è chiaro che tutti i giocatori sopravvissuti si recheranno dal boss per ucciderlo, bisogna dunque sfruttare le posizioni e decidere se ingaggiare il boss rischiando di essere uccisi poco prima di averlo eliminato e vanificare i nostri sforzi o attendere pazientemente che un’altra squadra o un altro giocatore ingaggi per poi eliminarlo e godere delle sue fatiche. Meccaniche di gioco abbastanza infami che però riescono ad inserirsi in modo molto bilanciato all’interno dell’economia di gioco, i giocatori sono infatti cauti, sempre in allerta e attenti a quella che è la situazione intorno a loro, consapevoli di avere da una parte un boss da sconfiggere e dall’altra tanti potenziali nemici dai quali guardarsi le spalle.
Questo clima di tensione continua rendono Hunt: Showdown un titolo molto intenso e decisamente soddisfacente in caso di vittoria. Il punto debole della produzione è probabilmente la vittoria stessa ed i requisiti necessari per raggiungerla. Dopo aver eliminato il boss sarà infatti necessario attendere circa 2 minuti per “bandirlo” dal mondo di gioco e raccoglierne la taglia, due lunghissimi minuti all’interno di un edificio contrassegnato con una X rossa sulla mappa di tutti i giocatori. Passati i due minuti sarà necessario recarsi in uno dei tre punti di estrazione presenti nella mappa e attendere ulteriori 20 secondi per raggiungere la vittoria, ancora una volta potenzialmente bersagli di tutti i giocatori rimasti in vita all’interno della partita. Bisogna notare che Hunt: Showdown non avverte i giocatori di quanti avversari rimangono e tantomeno fornisce un feed nel caso in cui una squadra nemica elimini altri giocatori, ciò vuol dire che, a parte i giocatori eliminati dalla nostra squadra, non abbiamo idea di quanti avversari si nascondono nell’ombra.
Lo stile di Hunt: Showdown richiama molto l’ambiente di caccia di Bloodborne, mostri infernali e deformati che popolano la mappa di gioco in quello che sembra essere un incontro tra The Order 1886 e l’esclusiva di From Software per Playstation 4, il tutto incorniciato dalla tipica cura per i dettagli di Crytek che rendono il titolo un piacere per gli occhi. Un piacere per gli occhi ma non per le nostre macchine, Hunt: Showdown non riesce infatti a sfruttare a pieno regime le risorse del PC e, nonostante una macchina molto performante, non riesce minimamente a raggiungere i 60 FPS stabili ma, anche utilizzando settaggi molto bassi, si assesta tra i 30 ed i 50 FPS in base alle situazioni. Ripetiamo ancora che si tratta di un titolo in Early Access, è chiaro che aspetti come ottimizzazione e bilanciamento sono ancora da migliorare ma c’è tutto il tempo per farlo. Dal nostro canto non perderemo d’occhio l’ultima fatica di Crytek e come sempre vi terremo aggiornati in caso di novità.
Aspettative:
- Una formula di Battle Royale innovativa
- Molto bilanciato il mix tra PvP e PvE
- Ambientazioni e stile molto affascinanti
Dubbi:
- Gunplay non eccellente
- La formula è esposta a tantissimi exploit da parte dei giocatori più “furbetti”
- Sistema economico da rivedere
- Tempi di attesa per completare una partita esagerati