I regolatori britannici presso la Competition and Markets Authority hanno motivo di credere che Activision Blizzard non sia totalmente contraria all’idea di aggiungere i suoi videogiochi sui servizi di abbonamento, anche qualora non dovesse concretizzarsi l’acquisizione di Microsoft.
E questa è un’informazione piuttosto sorprendente, visto che appena qualche mese fa Microsoft aveva indicato che i giochi Activision Blizzard non sarebbero stati inseriti all’interno dei servizi in abbonamento se la fusione non fosse andata a buon fine.
In quelle occasioni è stato infatti indicato che per vedere su un servizio in abbonamento come Game Pass un titolo tripla A di grande successo del publisher, come Call of Duty, sarebbe stata necessaria la fusione tra Microsoft-Activision.
Il colosso di Redmond aveva infatti affermato quanto segue in una dichiarazione depositata alla CMA nelle scorse settimane:
“senza la fusione, i contenuti di Activision non sarebbero disponibili sui servizi di abbonamento multigioco”.
La CMA ha però smentito le dichiarazioni del colosso di Redmond, affermando nei risultati della loro approfondita indagine provvisoria sulle parti e sull’industria dei videogiochi di aver scoperto che Activision potrebbe benissimo portare i suoi giochi in un servizio in abbonamento anche qualora la fusione non dovesse andare a buon fine.
Tuttavia l’ente antitrust del Regno Unito crede che Activision Blizzard porterebbe sui servizi in abbonamento soltanto una selezione di giochi. Secondo la CMA Activision “potrebbe probabilmente collocare sempre più preziose parti del suo catalogo di giochi su servizi di abbonamento multi-gioco man mano che questi servizi continuano a crescere“.
Nonostante questo però i regolatori credono che difficilmente Activision aggiungerebbe il nuovo Call of Duty in un servizio abbonamento, visto che il publisher ha molta paura che inserire un gioco del genere all’interno di un servizio in abbonamento possa avere un impatto significativo negativo sulle vendite dei giochi premium.
Di seguito trovate un’immagine che mostra le pagine 107 e 108 del deposito dell’inchiesta che offrono maggiori chiarimenti sui risultati ottenuti dalla CMA: