L’enorme manovra annunciata pochi giorni fa da Microsoft per l’acquisizione di Activision Blizzard, destinata a concludersi non prima del prossimo anno fiscale, è l’argomento sotto i riflettori dell’industria del gaming al momento. Le conseguenze, se la manovra avrà buon fine, spaziano in un ampio ventaglio di possibilità, di cui abbiamo cercato di fare un quadro generale nell’articolo disponibile a questo link.
Qui, ora, vogliamo però concentrarci su altro: la riuscita della manovra non è sicura al 100%. Manovre cosi enormi non si presentano mai senza diversi potenziali ostacoli da scavalcare durante le procedure, e oggi siamo qui per discutere di quali potrebbero essere questi ostacoli che potrebbero ridurre l’impatto dell’acquisizione di Activision Blizzard se non addirittura bloccarla del tutto – ovviamente si spera tutto vada liscio, ma è da sciocchi non tener conto di eventuali rischi.
Il primo grande ostacolo, e molti di voi l’avranno già indovinato, si chiama antitrust. Microsoft dovrà convincere gli enti antitrust non solo degli USA, ma del mondo intero, del fatto che questa acquisizione non danneggi gravemente la concorrenza. Superato questo ostacolo si passerà a un’problema che il colosso di Redmond riceve in “eredità” dalla compagnia di Call of Duty: le cause legali avviate dalle impiegate vittime di discriminazioni e molestie sessuali.
Il primo problema, quello dell’antitrust, preoccupa poco gli esperti. La natura di questo accordo è di quelle definite “verticali”, che significa che le due aziende non sono in concorrenza diretta nella medesima industria. Non si tratta invece di un accordo “orizzontale”, ovvero quello che vede l’unione di due compagnie della medesima industria. Non ne sono tutti convinti, però. C’è chi, come la professoressa della Vanderbilt University Law School, Rebecca Haw Allensworth, mette in evidenza come recentemente si sia scoperto che godere dell’accesso esclusivo a risorse di cui la concorrenza orizzontale necessita da degli enormi vantaggi.
Il problema evidenziato dalla professoressa Allensworth riguarda in questo caso l’unione dei contenuti Activision Blizzard con le console Xbox. Se questo fosse ritenuto effettivamente un’problema dagli enti regolatori dell’antitrust l’affare potrebbe venire bloccato, o potrebbero essere imposti dei limiti all’esclusività applicabile da Microsoft alle proprietà intellettuali acquisite – per esempio, potrebbe essergli imposto di mantenere multipiattaforma la serie Call of Duty.
Se poi l’antitrust decidesse di farsi difficile, potrebbe decidere di esaminare il potenziale impatto dell’acquisizione su ogni tipo di mercato coinvolto, o addirittura l’impatto sui singoli generi videoludici (giochi di ruolo, sparatutto ecc…). La situazione è insomma decisamente complessa e non è facile, specie per chi non è esperto di queste cose, dire come potrebbero andare le cose.
Riguardo invece la situazione delle cause avviate ai danni di alcuni dipendenti d’alto profilo dell’attuale organigramma di Activision Blizzard, accusati di discriminazioni, di abusi, e addirittura di stupro, la questione non è affatto più semplice. L’intera gestione della questione, a fine acquisizione, potrebbe essere infatti posta sulle spalle di Microsoft. Non è noto al momento se Activision Blizzard goda di polizze assicurative o accordi per l’indennizzo sufficienti a coprire le eventuali spese procedurali.