Quando pensi di essere al sicuro con gli acquisti online, c’è un dettaglio che potrebbe sorprenderti.
Fare shopping online è ormai un gesto quotidiano. Basta un clic per ricevere a casa vestiti, elettrodomestici, accessori o persino prodotti alimentari. E se qualcosa non convince, il pensiero comune è semplice: restituirlo senza complicazioni. La comodità del diritto di recesso è diventata un punto fermo per chi compra sul web, una garanzia di sicurezza che rende l’esperienza digitale ancora più rassicurante.

Eppure, proprio quando ci si sente protetti, può nascondersi l’insidia. Perché non sempre il percorso di un pacco di ritorno è lineare e privo di rischi. Sempre più consumatori si trovano infatti davanti a situazioni paradossali: il reso viene spedito, ma qualcosa lungo la catena si spezza. E a quel punto la fiducia si trasforma in preoccupazione.
La truffa del reso: come funziona davvero
Il meccanismo è più subdolo di quanto sembri. Il consumatore esercita il suo diritto, prepara l’imballaggio e lo affida al corriere. Ma al momento dell’arrivo, il pacco risulta vuoto. In questa situazione è difficile stabilire chi sia il responsabile: il cliente che tenta di ingannare il venditore, il corriere che sottrae il contenuto durante il trasporto, oppure qualcuno che intercetta il pacco. La certezza è che la vittima rischia di non ricevere indietro i soldi spesi, trovandosi così intrappolata in una spirale di accuse difficili da provare.

Il fenomeno colpisce soprattutto i prodotti elettronici, smartphone e dispositivi tecnologici, spesso facili da rivendere. Proprio per questo, le associazioni dei consumatori invitano a muoversi con cautela e a proteggersi con semplici accorgimenti. Tra i consigli più efficaci: annotare sempre il numero di serie dei dispositivi, imballare in modo sicuro e sigillare con materiali anti-manomissione, oltre a fotografare il pacco su una bilancia prima della spedizione.
Un altro aspetto da considerare è l’assicurazione sulla spedizione. Seppur con un costo aggiuntivo, diventa un’arma in più per evitare perdite ingenti in caso di furto o manomissione del contenuto. Una tutela che molti trascurano, ma che può fare la differenza quando si restituiscono beni di valore elevato.
Ma le insidie non finiscono qui. Oltre alla classica frode sul reso, esiste anche la cosiddetta “truffa del pacco”: un pacchetto mai ordinato che arriva a casa, apparentemente da piattaforme affidabili, ma che nasconde un codice QR collegato a siti malevoli. Un semplice gesto di curiosità può trasformarsi in un grave pericolo per i propri dati sensibili.
E se pensi che la truffa coinvolga sempre e solo i consumatori, c’è un’ulteriore variante che ribalta lo scenario: quella in cui a truffare è proprio il cliente. In questo caso, il reso non contiene il prodotto originale ma una copia o addirittura oggetti privi di valore, come scatole piene di mattoni. Un fenomeno diffuso soprattutto negli Stati Uniti, che sta crescendo anche in Europa.