Lo studio italiano Invader Studios è conosciuto sopratutto per essersi cimentato, qualche anno fa, nel remake non ufficiale di Resident Evil 2, col quale raccolsero non solo milioni di fan ma anche gli apprezzamenti di Capcom, che invece di cancellare il progetto li invitò a discuterne. A quanto pare gli accordi si rivelarono proficui da ambo le parti e se oggi Capcom può vantarsi di averci dato il Remake che tutti volevano, i nostri connazionali invece lavorano con cuore e anima su un progetto che rispetti i canoni del survival horror vecchia scuola. Da tutto questo nasce Daymare: 1998, proprio un survival horror vecchio stampo con visuale in terza persona, di cui abbiamo avuto modo di completare la beta dei primi due livelli nei panni dell’agente Liev, membro dell’ H.A.D.E.S. – un’organizzazione paramilitare, il cui compito è risolvere situazioni drammatiche (fughe di gas cancerogeni, sperimentazioni finite male, ecc) con il totale riserbo.
La beta comincia in elicottero, in viaggio verso la struttura di ricerca della Aegis, società in cui una fuga di agenti tossici ha fatto precipitare i laboratori di sperimentazione nel caos. Appena scesi prendiamo il controllo di Liev, che deve prima riattivare i sistemi per continuare il percorso. Una volta trovati i documenti giusti, iniziano i guai, ovvero l’apparizione dei mostri seri: giocare da tastiera il videogioco risulta leggermente macchinoso perchè i tasti non sono quelli usuali, ma a breve ci si fa una certa abitudine. La mira col mouse rimane precisissima come sempre su PC.
Riguardo le armi, sono state scelte delle meccaniche semplici ma particolari: possiamo ricaricare velocemente il caricatore buttando quello vuoto a terra e raccogliendolo dopo, oppure sostituirlo lentamente riponendo quello scarico nell’inventario. Ovviamente sempre dall’inventario vanno reinserite le munizioni nei caricatori vuoti prima di poterli riutilizzare, ed i medikit, le siringhe di liquido rigenerante ed i potenziamenti temporanei possono essere combinati tra loro in modo da unire tutto in un unico oggetto di facile utilizzo. Quando si accede all’inventario, il tempo non si ferma proprio come nella realtà: è al realismo che sembra puntare questo Daymare: 1998. Per andare avanti nella storia e nelle sezioni della struttura bisogna risolvere puzzle ed enigmi vecchio stile non particolarmente ostici, ma in cui è facile perdere una buona mezz’ora prima di capirli, specie se non siamo stati abbastanza bravi a raccogliere tutta la documentazione.
I documenti da raccogliere difatti ci spiegheranno molte delle interazioni da attuare con macchinari e strumenti, e svelano ulteriori informazioni su ciò che è accaduto. Alcuni, assieme a extra come proiettili e medicine, sono situati dietro porte chiuse da aprire con un minigioco hacking, che richiede di premere due tasti nel momento giusto entro un certo tempo per disattivare il blocco: niente di trascendentale a parte nel caso fallissimo, consumando così l’oggetto.
L’impatto visivo di Daymare: 1998 è buono grazie ad un sapiente uso dell’Unreal Engine 4 spinto ai massimi livelli. Proprio per aumentare la fluidità si possono ridurre la risoluzione di rendering dei fotogrammi fino al 75%, ottenendo così una buona resa a dispetto di un’immagine lievemente più sfocata. Tra le varie opzioni possiamo ovviamente cambiare la qualità delle texture, delle ombre, degli effetti visivi, il motion blur e i lens flare, e impostare l’antialiasing, che incide tantissimo sui fotogrammi e purtroppo non può esserte spento completamente.
Le ambientazioni in ogni caso sono curate e dettagliate, i modelli tridimensionali di edifici, macchinari, arredamento e perfino dei nemici hanno una buona complessità, con texture di ottima fattura. L’illuminazione, i riflessi e gli effetti ambientali sono proiettati solo da alcune fonti, tra cui la nostra torcia che si rivelerà fondamentale nei passaggi al buio.
I riflessi sulle superfici metalliche, bagnate e sui vestiti aiutano a dare una buona credibilità ai diversi materiali, e gli effetti climatici d’esterno come pioggia e nebbia sono simulati bene. Anche gli zombie, come sempre nostri nemici, hanno un design riuscito che non pare un becero riciclaggio di fonti. Le animazioni del protagonista sono buone in ogni caso (perfino nella corsetta, lo “jogging”), fluide, e la telecamera alle spalle del personaggio crea ottimi punti ciechi dove i nemici possano prenderci di sorpresa. In ogni caso possiamo scegliere a quale difficoltà giocare, se vedere l’HUD e se attivare o meno l’automira.
Convincono poco le cutscene, non tanto per qualità ma per sincrono tra voce e labiale. Le animazioni dei volti sono legnose e purtroppo rendono poco le emozioni o gli intenti del protagonista e degli NPC, al contrario dei movimenti che restano al livello delle parti giocate.
Daymare: 1998 sembra voler presentarsi come un titolo story driven con puzzle lineare nella trama. Le piccole cutscene non rendono al momento giustizia ad un gioco che punta principalmente alla trama, data la vastità di documenti e contenuti. Ciò che si salva è però il doppiaggio, solamente in inglese, che riesce a dare un tono ai personaggi e a rendere la loro immobilità facciale un poco più sopportabile.
Non sappiamo come la storia si evolverà dopo, nè vogliamo svelarvi dettagli troppo succosi, ma quelle quattro ore necessarie a terminare la beta ci hanno offerto dei momenti interessanti ed un inaspettato colpo di scena. Daymare: 1998 ha molte carte in regola per essere un survival horror qualitativamente alto e ben realizzato, per’altro da una software house italiana.
Ora come ora, possiamo solo aspettare e vedere se le nostre aspettative verranno soddisfatte o deluse.