Rage 2 è un titolo che nasce da due visioni differenti di sparatutto portate avanti dai due team di sviluppo che hanno messo mano al codice del gioco: da una parte abbiamo id Software, storica azienda fondata da Carmack e Romero e autrice di titoli come Wolfenstein e Doom che nel campo degli FPS ha dimostrato di poter dire ancora qualcosa grazie al Doom del 2016 (ed all’imminente Doom Eternal), dall’altra parte abbiamo Avalanche Studios, team che si è sempre focalizzato su titoli open-world: riusciranno questi due mondi a fondersi per dare vita a qualcosa che sia più della somma delle singole parti?
Rage 2 è ambientato 30 anni dopo il primo capitolo, su un pianeta Terra che non è mai riuscito a riprendersi dalla catastrofe naturale che lo ha investito quando il meteorite Aphopis si schiantò sul suolo più di 130 anni fa: nonostante le gesta compiute da Nicholas Raine (protagonista silenzioso del primo episodio) che aveva cercato di sgominare la minaccia dell’Autorità, il suo leader Martin Cross, generale ritenuto morto proprio a seguito delle azioni offensive di Raine. Tuttavia il generale Cross è un osso più duro di quanto potessimo immaginare ed una volta ricreata l’Autorità ed il suo esercito, si lancia all’attacco della città di Vineland, radendola al suolo, e del resto degli insediamenti umani delle Terre Desolate. La storia del nostro protagonista che risponde al cognome di Walker (la cui unica personalizzazione possibile è la scelta del sesso) inizia proprio con l’attacco a Vineland: durante lo scontro con l’Autorità, Walker scoprirà che nel suo sangue scorrono i nanotriti, una nanotecnologia che dona poteri sovraumani destinata ai guerrieri più valorosi conosciuti con il nome di Ranger. Dopo la batosta ricevuta a Vineland, Walker si addentrerà per le Terre Desolate alla ricerca di John Marshall, Loosum Hagar e il dottor Anton Kvasir, ciascuno “landlord” di una delle aree della mappa e alleato dei Ranger, per poter ottenere il loro aiuto ed avviare il Progetto Daga, l’arma definitiva contro l’Autorità. La trama di Rage 2 non presenta particolari guizzi creativi, limitandosi a raccontare una storia piuttosto piatta negli eventi ed offrendo più un pretesto al giocatore per portarlo ad esplorare l’open world proposto dal gioco: si fa leva soprattutto sull’ambientazione suggestiva per spingere il giocatore ad avanzare nel gioco più che su una narrativa avvincente che in questo gioco latita, così come latita una vera e propria regia nelle cutscenes del gioco che non riescono a rendere giustizia alle ambientazioni ed all’azione a schermo.
Il gameplay è quindi il vero fulcro del gioco, l’essenza stessa di Rage 2: id Software ha lasciato un’evidente traccia del suo passaggio nel codice del gioco dato che sin dai primi minuti è possibile constatare l’eredità degli ultimi titoli sviluppati dalla software house, ovvero i recenti capitoli di Doom. Sebbene non alla stregua del ben più celebre titolo di id Software, Rage 2 riesce ad essere molto frenetico e soddisfacente nell’uccisione dei nemici, permettendoci di buttarci alla carica in mezzo alla mischia di avversari, ma offrendo anche dei ripari dietro ai quali appostarsi per permettere di prendere fiato o permetterci qualche azione più stealth. Non solo: da Doom il titolo eredita anche diverse animazioni del suo protagonista ed il design di qualche arma, ma sebbene sia evidente qualche analogia fra i due titoli, per il resto Rage 2 dimostra di essere un prodotto di Avalanche Studio, ad iniziare dalle Terre Desolate che ricordano le distese di sabbia del tie-in di Mad Max ad opera della stessa Avalanche, sia per la brulla ambientazione (anche se Rage 2 in alcune aree ci mostra paludi, foreste ed ambienti montani) sia perché i movimenti per il mondo a bordo del nostro veicolo, la Phoenix, saranno al centro delle fasi esplorative e durante lo spostamento da una zona all’altra sul nostro percorso potremo ritrovarci nelle situazioni più impensabili, fra inseguimenti contro i mezzi dell’Autorità e posti di blocco eretti da eccentrici punk post-apocalittici. Il sistema di guida della Phoenix non fa urlare al miracolo ma sotto sotto fa il suo lavoro, con qualche sterzata un po’ legnosa ma senza che la cosa risulti frustrante e riesce ad essere sempre equilibrata in ogni situazione, a differenza per esempio degli altri mezzi che troveremo per le lande dove raramente sarà presente un compromesso fra velocità, maneggevolezza e utilità in battaglia come per la Phoenix. Il gioco spinge tanto all’esplorazione soprattutto per portare il giocatore a sbloccare i potenziamenti disponibili: aprendo le Arche avremmo accesso a nuove armi dei Ranger ed alle abilità basate sui nanotriti, altre abilità sono acquistabili tramiti punti, ma richiedono un certo grado di affinità con gli alleati aumentabile svolgendo incarichi ed altre attività secondarie, le armi primarie saranno potenziabili investendo i feltriti e via così: insomma, anche se non si è dei completisti il gioco vi sprona a scoprire ogni sua sfaccettatura ed a non procedere a testa bassa verso il prossimo segnalino della main quest. Ciò però si scontra con quello che è il grosso limite del gameplay già presente in Mad Max, ovvero la scarsa varietà di tipologie di attività secondarie, problema che in realtà è tipico di molti open world ma che Avalanche non è riuscita a mitigare tale problematica, offrendo esperienze molto simili fra di loro per ogni tipologia di missione. Tuttavia, l’elevata densità di eventi sulla mappa, legata anche al fatto che le dimensioni delle Terre Desolate sono fortunatamente contenute, cattura la nostra voglia di agire ogniqualvolta ci si para qualcosa davanti (anche se ciò potrebbe dire andare incontro a morte certa a causa del gap di “livello” fra noi ed i nemici). L’elemento sul quale Rage 2 mostra però un maggior livello di incuria è tutto il comparto tecnico sul quale il titolo barcolla in più occasioni: premettendo che la nostra prova è avvenuta su Xbox One che non gode dei 1080p per 60 fps garantiti su PS4 Pro e Xbox One X, il gioco passa da scorci ben curati ad ambienti spogli e con texture poco finite, dall’uso sapiente di particellari e luci ad una scarsissima varietà di nemici, da una resa delle ambientazioni molto suggestiva quando si percorrono i corridoi e le aree più circoscritte ad una estremamente scialba quando ci si imbatte nell’ennesimo posto di blocco uguale a tutti gli altri. Inoltre, come già detto, sulle versioni standard di PS4 e Xbox One il framerate è lockato a 30 fps che, per quanto stabili, pesano notevolmente sul titolo data la sua natura di shooter frenetico. Il doppiaggio del gioco, totalmente in italiano, si attesta su un buon livello medio, ponendo chiaramente una maggiore cura sui personaggi principali (anche se le voci di alcuni personaggi sono state rese fin troppo “macchietta”) ma non trascurando neanche quelli secondari che hanno come maggiore difetto l’esiguo numero di battute pronunciate, soprattutto durante i combattimenti.
PRO
- Gunplay solido e divertente
- Grande varietà di abilità
- Mappa densa di attività da portare a termine…
CONTRO
- … alla lunga tutte uguali
- Trama banale e con pochi spunti narrativi
- Comparto tecnico altalenante
Versione provata: Xbox One
Voto: 7,5
Disponibile su: PlayStation 4, Xbox One e PC