Cosa c’è da dire sulla serie di Batman Arkham che ancora non sia stato detto? Credo che troverei moltissime persone d’accordo se dicessi che si tratta di una delle serie di tie-in più riuscite degli ultimi anni (se non probabilmente di sempre), così come penso che in molti concordino sul fatto che annovera alcuni fra i migliori giochi mai usciti dedicati al Cavaliere Oscuro, una delle icone del fumetto supereroistico americano. Ebbene, da fan sia del della versione cartacea del personaggio che della sua trasposizione videoludica da parte di Rocksteady, non ho potuto che gioire all’annuncio da parte di Warner Bros di uno spin-off della serie realizzato per il nuovo visore della realtà virtuale di Sony, il PlayStation VR. Durante la Gamescom di Colonia ebbi modo di provare il gioco, facendomi un’idea di quello che avremmo avuto fra le mani una volta che il gioco sarebbe stato reso disponibile (ne parlai qui) e rividi le mie aspettative capendo che il titolo sarebbe constato in un’esperienza in prima persona piuttosto che un gioco vero e proprio (tesi successivamente confermata dagli stessi sviluppatori), ma comunque rimanendo galvanizzato dall’idea di poter indossare la maschera dell’Uomo Pipistrello. Così dopo aver indossato il visore brandizzato Sony mi sono finalmente immerso in questa nuova avventura dedicata a Batman e targata Rocksteady: quest’oggi ve ne narrerò nella nostra recensione di Batman: Arkham VR.
Se il lavoro di detective fosse facile… lo farebbero tutti
Sulla longevità del titolo Rocksteady è stata abbastanza chiara: si tratta di un gioco realizzato con un budget piuttosto contenuto, sviluppato più per passione e per regalare un’esperienza unica ai fan di Batman, pertanto non siamo di fronte ad un prodotto pensato per regalarci ore interminabili di puro divertimento. Nello specifico la modalità storia dura circa un’oretta, ma in quell’ora riesce a concentrare un turbinio di emozioni che solo il team londinese poteva regalarci. Data la brevità del titolo vi accennerò l’incipit della storia senza addentrarmi troppo nei dettagli: dopo aver calibrato il nostro visore VR verremo proiettati nel vicolo di Park Row nei panni di un giovanissimo Bruce Wayne che sta per assistere con i suoi occhi ad una delle scene più traumatiche di tutta la sua vita, quella della morte dei suoi genitori. Dopo questo breve flashback, verremo riportati ai giorni nostri all’interno della villa Wayne dove il nostro fido maggiordomo Alfred ci avvisa della perdita di qualsiasi contatto radiofonico con Tim Drake e Dick Grayson (rispettivamente Robin e Nightwing), partiti in missione ma mai tornati. Sarà compito del Cavaliere di Gotham scoprire cosa sia successo ai due compagni di squadra. La trama del gioco si colloca in un momento non ben precisato successivo agli eventi di Arkham Knight, ma non offre alcuna soluzione di continuità con il resto della saga, presentandosi come un “what if” della serie principale; tuttavia, pur non alterando gli eventi della linea temporale, il gioco rievoca alcune sensazioni provate nelle fasi conclusive di Arkham Knight ed il tutto si trasforma in un piccolo ed angosciante incubo come quello ricreato dalle neurotossine dello Spaventapasseri che si concluderà con un risvolto inaspettato. L’immersività data dal visore è totale, proverete un senso di claustrofobia dovuto non al motion sickness del visore quanto ad una sensazione vera e viva trasmessa dal gioco stesso. Ad alimentare il clima di tensione che si creerà nelle battute finali del gioco si aggiunge anche qualche piccolo jumpscare (seppur piuttosto prevedibili), ma è solo nell’ultima sequenza che una sana e genuina sensazione di paura e repulsione si anniderà dietro di voi e sentirete l’insicurezza anche solo nel voltare la testa temendo quello che vi potreste trovare dietro di voi.
Io sono Batman
Parlando di gameplay è bene fare una precisazione più che dovuta: nonostante sia possibile giocare sia utilizzando il classico pad DualShock 4 sia una coppia di PlayStation Move, la vera esperienza la proverete solo utilizzando quest’ultima configurazione; se infatti con i motion controller di Sony potrete interagire direttamente con l’ambiente circostante con la stessa naturalezza con la quale compiereste certi gesti nel mondo reale, usando il più tradizionale pad vi limiterete a puntare con lo sguardo l’oggetto che si vuole selezionare per poi premere il tasto X. Il gameplay in sé è piuttosto minimale: verremo trasportati in una serie di aree all’interno delle quali dovremo risolvere alcuni puzzle ambientali basati sulle meccaniche già introdotte negli scorsi capitoli, dalle scansioni dei cadaveri alla ricerca di indizi alle ricostruzioni degli eventi passati tramite la detective mode, passando per la pressione di alcuni pulsanti utilizzando il Batarang. Chi ha già avuto modo di provare un qualsiasi Batman Arkham non faticherà a trovare la soluzione ad ogni ostacolo che si parerà davanti (anche per via dei pochi Bat-gadget presenti all’interno del gioco), trovando sicurmante più interessante la ricerca dei consueti trofei dell’enigmista, scovabili dopo aver completato la prima run.
Dal punto di vista tecnico il gioco non delude: pur venendo a compromessi con i limiti tecnici del VR, tutti gli ambienti sono ricchi di dettagli e presentano effetti di luce e particellari invidiabili, in grado di far sembrare vivo tutto ciò che letteralmente ci circonda. I modelli dei personaggi sono stati riciclati da Arkham Knight (non che questo rappresenti un difetto), ma tutti gli ambienti che visiteremo sono stati realizzati ad hoc con la stessa maestria che caratterizza le produzioni principali di Rocksteady: il mondo che ci circonda è vivo, avvolto nelle tenebre e più volte avrete la tentazione di allungare una mano nel tentativo di poter toccare una parete od un oggetto, così come sarete tentati di sporgervi dal cornicione del tetto del GCPD per poter vedere cosa c’è di sotto. A causa del budget ridotto, il gioco non è stato doppiato in italiano (ed i sottotitoli spesso difficili da mettere a fuoco non aiutano a soprassedere a questa “mancanza”), ma comunque il team londinese ha coinvolto ancora una volta Kevin Conroy ed il resto del cast per dar voce ai propri personaggi. Poche invece le tracce musicali presenti e quasi tutte tratte dagli altri Batman Arkham, ma talmente belle da ascoltare che il riciclo passa ancora una volta in secondo piano.
PRO
- Emozioni intense dall’inizio alla fine
- Tecnicamente ottimo
- L’esperienza definitiva per ogni fan di Batman
- Prezzo contenuto
CONTRO
- Richiede i due Move per essere apprezzato pienamente
- Gameplay limitato
- Corto
- Non una killer app per VR