Bethesda sta ricevendo in queste ore non poche critiche sui social dopo aver condiviso un post ironico, forse collegato all’incidente del 10 settembre 2025, quando Charlie Kirk, figura di spicco della destra americana e fondatore di Turning Point USA, ha perso la vita in un incontro alla Utah Valley University con un colpo di arma da fuoco lo ha raggiunto al collo mentre discuteva con un giovane studente di controllo delle armi.
Ovviamente la notizia si è diffusa rapidamente sui social e nei media, suscitando un’ondata di reazioni contrastanti: da un lato il cordoglio dei suoi sostenitori, dall’altro commenti e persino celebrazioni da parte dei suoi detrattori, in particolare su X, Bluesky e Twitch. E In questo contesto già teso, Bethesda è stata travolta dalle critiche per un post promozionale legato a Indiana Jones e l’Antico Cerchio.
Nell’immagine incriminata, il protagonista accarezzava un gattino dicendogli: “A te non importa molto di quei fascisti, vero?”. Una frase che, isolata, poteva sembrare un semplice richiamo all’umorismo tipico della saga cinematografica. Tuttavia, con la morte di Kirk ancora al centro del dibattito pubblico, molti utenti hanno interpretato la parola “fascisti” come un riferimento diretto al politico assassinato.
Da lì è partita una valanga di accuse contro la compagnia, con minacce, richieste di chiarimenti e perfino di licenziamenti immediati per chi aveva pubblicato l’immagine. Com’era lecito attendersi, il publisher americano ha rapidamente rimosso il tweet, ma la cancellazione non ha placato le polemiche. La situazione richiama altri casi recenti: diversi sviluppatori di Blizzard, Bungie e Sucker Punch sono stati licenziati o messi sotto inchiesta per aver espresso, con post o “mi piace”, posizioni considerate di scherno o compiacimento verso l’omicidio.
Il dibattito è diventato un vero terreno di scontro politico e culturale. Alcuni, come lo youtuber Asmongold, hanno perfino esortato a compilare liste di dipendenti dell’industria videoludica che avrebbero deriso la morte di Kirk, invitando a esercitare una pressione continua finché non perdano il lavoro. Non sorprende quindi che Microsoft stessa abbia rilasciato una dichiarazione ufficiale per ribadire la propria distanza da simili commenti, sottolineando che celebrare la violenza non è compatibile con i valori aziendali.
Il caso Bethesda è dunque solo la punta dell’iceberg di una questione più ampia: il confine tra opinione personale e responsabilità professionale sui social. Oggi, come dimostrano i licenziamenti a catena, un singolo post, anche innocuo, può travolgere non solo un individuo, ma intere aziende. Allo stesso tempo, la vicenda evidenzia quanto il clima politico negli Stati Uniti sia ormai polarizzato al punto da trasformare anche una frase ironica, e probabilmente nemmeno collegata alla morte di Kirk, in miccia per una crisi di reputazione globale.
Bethesda, you will not run or be able to hide your deleted tweets.
To say you don’t care about Charlie’s death because he was a “fascist” is corny af
Whatever edgelord blue haired Libtard dipshit posted this, needs to be held accountable. pic.twitter.com/IwMEUZrAvK
— TECTONE 🇺🇸 (@Tectone) September 15, 2025