Nintendo è un’azienda che vive di innovazione, ma raramente attraverso la creazione di nuove proprietà intellettuali. Lo ha spiegato Ken Watanabe, ex sviluppatore che ha lavorato a titoli come Splatoon e Pikmin 3, secondo cui la compagnia giapponese non sente l’esigenza di lanciare nuovi franchise. Il motivo è semplice: può contare su un patrimonio di serie iconiche che coprono quasi ogni genere videoludico, da Mario a Zelda, da Kirby a Donkey Kong.
Watanabe ha chiarito (grazie a GameSpot) che in Nintendo la priorità non è mai “inventare nuovi personaggi”, ma piuttosto creare un nuovo modo di giocare. Una volta sviluppata una meccanica inedita, il team valuta quale franchise storico si adatti meglio a quell’idea. Se il concetto non si sposa con nessun marchio esistente, allora – e solo allora – nasce una nuova IP. È successo, ad esempio, con Splatoon: in origine Nintendo aveva provato a legare il progetto a personaggi già noti, ma il risultato non convinceva, così fu creata la razza degli Inklings per rappresentare al meglio lo spirito del gioco.
Questo approccio spiega perché negli ultimi anni Nintendo abbia preferito ampliare le sue saghe principali invece di puntare su nuove serie. Titoli come Donkey Kong Bananza o Mario Kart World dimostrano che il colosso giapponese continua a sperimentare sul piano del gameplay, pur restando fedele a universi già amati. Guardando al futuro, l’elenco dei giochi in arrivo conferma questa filosofia: Metroid Prime 4: Beyond, Hyrule Warriors: Age of Imprisonment, Kirby Air Riders e Splatoon Raiders sono tutti legati a marchi consolidati.
In altre parole, Nintendo non deve rincorrere la creazione di nuove IP per restare rilevante: i suoi brand storici hanno ancora la forza di reinventarsi e catturare nuove generazioni di giocatori, come dimostrano le vendite imponenti di Nintendo Switch 2.