In queste giornate di Gamescom 2025 abbiamo avuto modo di mettere le mani su Dragon Quest I & II HD-2D Remake. Seguito di Dragon Quest III HD-2D Remake, che vi abbiamo raccontato qualche mese fa, questa Collection racchiude i capitoli che furono pubblicati originariamente prima del terzo capitolo della saga. Square Enix continua dunque nella sua strada verso l’avvicinamento di nuova utenza al celebre franchise giapponese che ha fatto la storia del genere JRPG.
Quelli che abbiamo avuto modo di provare, sebbene per venti minuti ciascuno, sono due giochi in grado di sollucherare anche fan di vecchia data, per abbracciare a 360 gradi quella che fu l’essenza dei titoli originali. Siamo dunque pronti a raccontarvi le nostre impressioni preliminari nell’anteprima di Dragon Quest I & II HD-2D Remake.
Un mondo d’incanto e una trama di ricordi
La grafica è davvero la prima cosa che cattura gli occhi. I familiari sprite, che abbiamo già imparato a riconoscere in questa veste grafica con Dragon Quest III HD-2D Remake, si animano in scenari profondi, dove luce e dettaglio dialogano tra loro con grazia. I giochi scorrono in panorami che sembrano preda di un ricordo magnifico: campi dorati, torri medievali, grotte illuminate da fioca torcia, maree di texture che fluttuano con una tridimensionalità leggera e affascinante – una meraviglia visiva per chi ha amato il NES di una volta. Dragon Quest III HD-2D Remake, era già una prova di stile e resa estetica: Dragon Quest I & II HD-2D Remake raccolgono il testimone e lo sviluppano, mantenendo la stessa eleganza senza annacquare nulla della loro identità.
A livello narrativo, questi due titoli non devono smettere di essere percepiti come semplici JRPG: sono un pezzo del mito di Erdrick, un collegamento emozionale tra epoche. L’immersione non è più affidata alla quantità dei dialoghi, ma al contesto evocativo: un discorso silenzioso tra padre e figlio, la mietitura del senso di eredità, il viaggio come rito di passaggio. La trilogia, ora connessa da un filo visivo e non più solo di trama, si trasforma in un mosaico più coerente – un passaggio narrativo che trova compimento in questa collection che funziona come preludio emozionale e ludico.
Evoluzioni sottili, ma significative
Dragon Quest I & II HD-2D Remake, così come il predecessore, ambisce a fare di più che rimodernare la veste grafica: ad esempio mantiene le funzioni che alleggeriscono il cammino senza stravolgere l’anima dei titoli. Una mappa più utile, velocità regolabile delle battaglie, combattimento automatico opzionale – tutte modifiche che attenuano la frustrazione ma che non vanno in contrasto con lo stile classico dell’opera. Se la battaglia si trascina, potete accelerarla; se desiderate nostalgia pura, potete disattivare tutto. Queste scelte di modernizzazione sono eleganti e necessarie, capaci di preservare il cuore dell’esperienza senza renderla vetusta.
Chi si è avventurato attraverso i titoli originali sa quanto fossero lineari e schematici: una zona di esplorazione, un dungeon, una città. Ad alcuni sembrerà poco, in un mondo che grida “open world” eppure, questa linearità è il cuore stesso della saga: un viaggio diretto, simbolico, colmo di ostacoli e scoperte. Il remake non tradisce questa identità. La mappa non diventa vasta per forza; resta un teatro poco esplorabile ma pieno di significati. Esplorare nel suo contesto è un atto quasi rituale, non una libera passeggiata.
È impossibile non apprezzare il modo in cui la saga viene reinterpretata: estetica raffinata, ritocchi moderni, uno sguardo rispettoso verso il passato. Il fascino dei dialoghi brevissimi, dei mostri famosi, delle musiche che si tramandano oltre le generazioni — tutto è vibrante e ben riassestato per il presente.
Commento finale
Dragon Quest I & II HD‑2D Remake è un’opera che merita l’entusiasmo in questa prima prova – ma senza esagerare. Non è il remake che reinventa, ma quello che rivitalizza, il problema semmai è che essendo in arrivo a così poca distanza dal remake di Dragon Quest III risulta davvero ricco di cose “già viste”. Una collection che usa lo stesso linguaggio visivo del suo predecessore, lo ammorbidisce, lo rende accessibile e affettuoso. Ogni pixel sembra scaldato dal ricordo, e ogni battaglia è una danza catalizzata dall’affetto per la saga.
Se si è cresciuti amando le colonne sonore orchestrali, la ricerca nell’ideazione degli sprite e la magia serena di sconfiggere il male con fantasia e spada, questo remake è una lettera d’amore che racconta il ricordo di quei sogni. Un ritorno a un videogioco che non ha fretta, ma sa incantare. E, come un passaggio tra generazioni di appassionati, ti ricorda perché a volte “più vasto” non è più importante – è il modo in cui senti ogni passo a contare.