Un episodio curioso e preoccupante ha acceso il dibattito attorno alle politiche di moderazione di Nintendo: un utente è stato bannato in modo permanente sulla sua Nintendo Switch 2 per aver utilizzato un nickname ritenuto “offensivo”. Il nome incriminato? “Twink Link”. Sebbene per alcuni possa sembrare una trovata ironica o innocua, per la Grande N ha superato la soglia dell’accettabile, scatenando il blocco totale dei servizi online sulla console, inclusi eShop, aggiornamenti di sistema e uso delle cartucce Game-Key.
Il caso è stato segnalato da un utente Reddit, u/Funaoe24, che ha raccontato come un suo familiare avesse modificato il nome profilo nella formula incriminata. Dopo pochi giorni, Nintendo ha disattivato l’accesso ai servizi dell’intera console. Secondo quanto riferito dall’assistenza, non esistono eccezioni né procedure di appello: i ban sono definitivi, e l’unica opzione suggerita all’utente è stata quella di restituire la console al rivenditore, affidandosi ai backup cloud per recuperare i dati.
La motivazione? Il termine “twink” è comunemente usato nella comunità LGBTQ+ per descrivere un giovane uomo gay con aspetto efebico. Sebbene non sia una parola esplicitamente volgare, Nintendo lo ha interpretato come contenuto inappropriato secondo le sue rigide linee guida, che vietano nickname osceni, ambigui o potenzialmente offensivi. La nuova ondata di ban, inizialmente rivolta a chi usava cartucce flash non autorizzate (come le MiG legate alla pirateria), sta ora coinvolgendo anche casi di infrazioni linguistiche o di comportamento, dimostrando quanto l’azienda stia applicando le regole con un rigore assoluto.
La situazione ha sollevato perplessità tra gli utenti, che si chiedono quanto margine d’interpretazione venga lasciato all’assistenza e se esista spazio per l’errore umano. In un ecosistema in cui la console diventa praticamente inutilizzabile offline, un ban di sistema può avere impatti drastici. Anche la frustrazione del giocatore è emblematica: impossibilitato a contattare un supporto sovraccarico di richieste, ha espresso preoccupazione per il destino della sua console, che verrà rivenduta nonostante il codice di attivazione sia ormai invalido.
Questo episodio rappresenta una lezione importante per chiunque utilizzi piattaforme digitali: attenersi scrupolosamente ai termini di servizio non è più una formalità, ma una condizione necessaria per non perdere l’accesso all’intero ecosistema di gioco. Anche una scelta superficiale come un nickname può costare caro.
Archiviata questa novità, ricordiamo che nelle scorse settimane Nintendo ha bannato alcuni utenti per pirateria.