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Home»Notizie»Sony, parte in Olanda la class action per i prezzi di PlayStation Store gonfiati artificialmente

Sony, parte in Olanda la class action per i prezzi di PlayStation Store gonfiati artificialmente

In Olanda ha preso il via una class action contro Sony: sfrutta la sua posizione dominante per gonfiare i prezzi su PlayStation Store.
Alberto RossiBy Alberto Rossi24 Giugno 2025
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Il logo del PlayStation Store
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In Olanda ha preso ufficialmente il via una class action contro Sony, accusata di sfruttare la propria posizione dominante per mantenere prezzi artificialmente alti nel suo PlayStation Store. A promuovere l’azione legale è la Mass Damage & Consumer Foundation, che dopo la campagna “Fair PlayStation” avviata a febbraio ha raccolto oltre 20.000 adesioni. Secondo le indagini economiche alla base della causa, Sony avrebbe sfruttato per anni il suo monopolio nella vendita di giochi digitali per limitare la concorrenza e imporre costi più elevati sia ai consumatori che agli sviluppatori.

Come leggiamo su ResetEra, il cuore del problema riguarda la spinta crescente verso le console digitali-only, come PlayStation 5 Digital Edition, che non supportano dischi fisici e costringono gli utenti ad acquistare i titoli esclusivamente dallo store ufficiale di Sony. Questo meccanismo, secondo l’accusa, ha creato un “giardino murato” in cui Sony controlla ogni aspetto del mercato: decide chi può vendere, a quale prezzo e su quali termini, impedendo l’accesso a store alternativi. Né Microsoft né Nintendo impongono vincoli così rigidi, consentendo l’acquisto di codici anche presso rivenditori terzi.

Come anticipato già qualche settimana fa, uno dei dati più significativi emersi è che i giochi in formato digitale costano fino al 47% in più rispetto alle versioni fisiche, nonostante i costi di distribuzione siano inferiori. I consumatori, quindi, pagano di più per un prodotto che costa meno da produrre. La fondazione chiama questa pratica “Sony tax”, una vera e propria tassa invisibile che pesa soprattutto sugli utenti digitali.

Oltre ai consumatori, anche gli sviluppatori di terze parti risultano penalizzati: secondo la denuncia, Sony impone loro di vendere i propri titoli solo sul suo store digitale e stabilisce il prezzo finale in autonomia, riducendo la libertà commerciale e la capacità negoziale degli editori. Lo squilibrio tra Sony e le altre parti coinvolte si traduce in margini di guadagno più che doppi per la compagnia nei titoli digitali rispetto a quelli fisici. Dal 2013, si stima che il danno economico per i soli consumatori olandesi abbia superato i 435 milioni di euro.

La prima udienza potrebbe svolgersi entro la fine dell’anno, durante la quale si discuteranno la giurisdizione del tribunale olandese e l’ammissibilità della fondazione. Se il tribunale dovesse accogliere le richieste, Sony potrebbe essere obbligata ad aprire il mercato digitale PlayStation a piattaforme concorrenti, mettendo fine a un regime esclusivo che oggi incide pesantemente sulle tasche dei giocatori.

La questione, pur partendo dall’Olanda, ha implicazioni europee: iniziative simili si stanno sviluppando anche nel Regno Unito e in Francia. E se la Commissione Europea dovesse prendere in carico il caso, potremmo assistere a cambiamenti strutturali nell’intero ecosistema console, con potenziali ripercussioni anche per il futuro dei giochi digitali su PlayStation.

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