Se oggi Gran Turismo è considerato uno dei pilastri della storia PlayStation, lo si deve anche a un intervento chiave dietro le quinte. Shuhei Yoshida, figura storica di Sony, ha rivelato per la prima volta di aver salvato la saga da un potenziale disastro commerciale. Il creatore Kazunori Yamauchi, infatti, voleva realizzare un simulatore di guida talmente realistico da risultare ingiocabile e soltanto grazie all’intuizione di Yoshida, il progetto trovò il giusto equilibrio tra realismo e divertimento.
Grazie ad un’intervista con PlayStation Inside scopriamo che agli inizi dello sviluppo del primo Gran Turismo, Yamauchi inseguiva un ideale di simulazione assoluta: auto ad altissime prestazioni che si guidavano con la stessa difficoltà della realtà. Per un’epoca in cui la PlayStation era appena nata, questa ambizione rischiava di alienare il pubblico generalista. Yoshida, da produttore attento ai gusti del mercato, fu tra i primi a testare un prototipo del gioco. L’esperienza lo convinse che, per quanto tecnicamente impressionante, il gameplay fosse troppo punitivo per la maggior parte dei giocatori.
Yamauchi inizialmente ignorò il consiglio, certo della sua visione. Per dimostrare la bontà delle sue scelte, organizzò una sessione di test con circa trenta utenti. Il risultato fu disastroso: nessuno riuscì a completare neanche il primo giro senza schiantarsi. Fu allora che Yamauchi si rese conto della necessità di ammorbidire l’approccio e rendere l’esperienza più gestibile. In quell’istante, guardando Yoshida in fondo alla stanza, ammise che aveva avuto ragione.
Quel compromesso ha dato vita al Gran Turismo che conosciamo: ancora oggi etichettato come “The Real Driving Simulator”, ma abbastanza accessibile da appassionare milioni di giocatori in tutto il mondo. Il primo capitolo del 1997 fu un successo clamoroso, vendendo oltre 10 milioni di copie e lanciando una delle serie più longeve e amate del panorama videoludico.
Yoshida ha raccontato questo aneddoto solo recentemente, durante un’intervista con PlayStation Inside, descrivendolo come uno dei suoi meriti più grandi e meno riconosciuti. Con l’umiltà che lo contraddistingue, ha sottolineato di non essere un game designer, ma di aver intuito ciò che il pubblico avrebbe voluto. E, dati alla mano, aveva perfettamente ragione.
Il suo intervento è stato più di un semplice feedback: è stato un atto salvifico per una saga che avrebbe potuto deragliare ancora prima di partire. Un promemoria, oggi più che mai attuale, di quanto sia fondamentale il confronto tra visione artistica e sensibilità produttiva.
Ricordiamo infine che nelle scorse settimane Gran Turismo 7 ha ricevuto nuove auto e tante novità.