Expedition 33 è un’opera particolare, così intensa e variegata che la valutazione – qualunque essa sia – sarà sempre riduttiva. Il viaggio che ti porta a compiere quest’opera è speciale, qualcosa che va tenuto stretto tra le mani e mantenuto al sicuro dalle intemperie che imperversano nell’industria di questi tempi. L’errore che si potrebbe commettere è quello di affossarlo per i suoi difetti, un po’ come fu per The Order 1886. Allo stesso tempo, però, alcune scelte restano davvero inspiegabili e trovare degli appigli positivi in quelle situazioni risulta complesso.
Guardandoci dentro però, è innegabile come il segno che ci ha lasciato Expedition 33 è di quelli memorabili, di quelli che come il buon vino, col tempo, decanterà in un solco sempre più profondo che probabilmente ci farà percepire le sue piccole imperfezioni come il tratto distintivo di chi non ha paura di essere sè stesso. Siamo pronti dunque a raccontarvi le nostre impressioni nella recensione di Expedition 33.
Dipinti di morte
Un’opera come Expedition 33 è un viaggio che spinge molto sulle emozioni. La teatralità del racconto è innegabile e, fin dai primi segmenti, è evidente come l’impronta narrativa sia decisamente marcata. L’idea di un’opera cinematografica che sfrutti diversi cliché di una messa in scena molto francese in quello che viene proposto è sicuramente interessante. Questa distopica Francia della Belle Époque è vittima di una Pittrice che decide a suon di pennellate l’età delle persone che ogni anno devono essere sacrificate per mantenere un determinato e peculiare “equilibrio”. Ogni anno una spedizione di valorosi uomini e donne prova a fermare la Pittrice.
Ogni spedizione è contraddistinta da un numero e viene ricordata dai posteri grazie ai risultati ottenuti nei territori nemici, dai cartografi agli scalatori, chi più ne ha più ne metta, ma a voi è toccato l’arduo compito di essere ricordati come colori i quali fermeranno questo ciclo di morte e dolore. Ci fermiamo qui, perché Expedition 33 è molto di più. È paura, legami, sentimenti, fratellanza, coraggio, ma anche disincanto, istinto e pietà. Expedition 33 è uno spaccato di tanti momenti della società, è uno spaccato della vita umana e dei tormenti di un’umanità che, da qualunque parte la si guardi, ha sempre la stessa faccia di chi non impara dai propri errori.
Un gameplay dinamico
Sandfall Interactive non ha mai negato il suo amore per i JRPG e l’impronta marcata di titoli come i Persona, Shin Megami Tensei o le opere di Square non è di certo un mistero. Un inno d’amore a una certa scuola di sviluppo che si fonde con una narrazione e uno stile decisamente occidentale. Vi abbiamo raccontato lo sviluppo del gameplay durante la nostra recente anteprima. Ci concentreremo, dunque, più su quello che è stato, tra luci ed ombre, il nostro percorso ludico nell’opera.
Il dinamismo proposto dal mix di gestione a turni e le azioni di parry e schivata in tempo reale, sono il fulcro della discussione, dato che tutto ciò che vi è costruito attorno è abbastanza basilare. Gli attacchi e le abilità funzionano come in ogni altro GDR a turni di stampo orientale e se escludiamo la personalizzazione dei ruoli tramite azioni passive, di cui parleremo tra poco, il tutto risulta abbastanza chiaro e intuitivo. Ci siamo trovati molto a nostro agio, così come la spettacolarità delle animazioni e dei combattimenti è sicuramente di altissimo livello, poratndo con se una resa piacevole realmente godibile.
Questo dinamismo di azioni però, risulta una croce non da poco. Schivare al momento perfetto, così come parare in sequenza tutti gli attacchi avversari, causa un contrattacco del personaggio giocante che è, a tutti gli effetti, rotto. Lo sbilanciamento di questa meccanica si traduce in un output di danno sfruttabile dal giocatore con delle build che incrementano questo valore andando praticamente a rendere quasi impossibile in alcuni frangenti la sconfitta.
Positivo, al netto dei difetti
Arrivati a questo punto, ci si potrebbe chiedere come mai dunque la valutazione dell’esperienza di gioco rimane positiva? Expedition 33 è un viaggio, un percorso narrativo d’impatto che sorregge sulle sue spalle questo grave errore di bilanciamento. Ci riesce anche grazie al fatto che, soprattutto nei boss segreti opzionali, senza perfect parry o schivata risulta difficile portare a casa una vittoria tranquilla, ma in tutto il resto del gioco rischierete di non morire mai.
Siamo dunque di fronte a un problema/non problema se vogliamo. La nostra convinzione è che ormai la sfida sia una parte importante del videogioco, e che vada valutata nel suo complesso, ma comunque presa in considerazione. In questo aspetto, anche a causa di una poca propensione del gioco a spingere il grinding, forse fallisce l’intento di celebrare le opere di un tempo.
La gestione dei ruoli occupa uno spazio importante dell’azione e in base alla possibilità di gestire una quantità di abilità passive spropositate è possibile rendere ogni personaggio un ruolo differente: supporti che diventano attaccanti puri, maghi che utilizzano solo l’arma a distanza e non le magie. Potremo fare davvero di tutto e vi assicuriamo che sperimentare è molto divertente.
Bello e impossibile
Sull’altro piatto della bilancia c’è un lavoro artistico di fino e di pregio. Quello che si vede in Expedition 33 è pura qualità. La caratterizzazione dei personaggi è ben riuscita. I villain sono davvero di caratura eccellente e i mondi proposti sono per idee, strutture e realizzazione dei dipinti, navigabili. Anche la mappa aperta, a diorama, è una pennellata d’arte interattiva. Non super intuitiva nella navigazione, ma dopo qualche ora ci si fa l’abitudine, iniziando ad orientarsi tranquillamente. Boss segreti, location secondarie e backtracking allungano decisamente la longevità di un gioco che può arrivare tranquillamente a superare le 50 ore. La struttura a mappe aperte non è immensa, risultando meri mega corridoi, ma la quantità è sicuramente soddisfacente così come il numero di side quest e oggetti da recuperare all’interno.
NPC e membri del party sono veramente caratterizzati magistralmente così come la fauna e soprattutto le scelte linguistiche e le marcate differenze di “slang” che con le dovute differenze ci hanno ricordato lo splendido lavoro italiano su FFIX. Discorso simile per una colonna sonora ispiratissima che in diversi temi ha lasciato un segno indelebile nel nostro cuore. Senza contare il tema principale, che annoveriamo di diritto tra le colonne sonore più d’impatto degli ultimi dieci anni.
Peccato solo per la UI dei menu. Tutto il discorso artistico rimane un cerchio imperfetto, a cui manca davvero una microriga per chiudere il cerchio. Sebbene molto particolari, la leggibilità e l’intuitività dei menù risulta poco convincente. Soprattutto la gestione di inventario e sotto menù della abilità passive risulta poco chiaro, confusionario e alle volte davvero anti intuitivo.
Commento finale
Expedition 33 è un’opera che è consapevole dei suoi punti di forza. La spiccata narrativa, la scelta nostalgica di proporre un omaggio moderno ai JRPG del passato funziona e, anzi, nei suoi snodi cruciali si dimostra in grado di abbracciare le necessità moderne dei videogiocatori. La trama d’impatto e le sue caratterizzazioni anche sopra le righe ci hanno affascinato e, nonostante alcune pecche di sbilanciamento ludico e di leggibilità dei menù, riteniamo che l’opera di Sandfall Interactive sia una ventata di aria fresca importante per l’industria. Sperando di poter ritornare presto in questo universo affascinante, consigliamo a tutti di voi di dare una chance a questo viaggio a tinte bianco, rosso e blu.
La recensione in breve
Expedition 33 è un gioco importante sia per la consapevolezza con cui si presenta sul mercato sia per la capacità di dimostrare che c'è ancora la possibilità di ritagliarsi più di un semplice spazio nell'industry. Expedition 33 è un gioco per gli amanti dei JRPG, ma è anche un titolo in grado di rapire chi ha voglia di godersi una storia accattivante ricca di sorprese.
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Voto Game-Experience