Dopo la Fighting Collection primo volume e la Marvel Fighting Collection, Capcom prosegue la sua opera di raccolta dei grandi classici del picchiaduro che si sono succeduti sotto alle sue grandi ali con un nuovo “pacchetto famiglia” con dentro diversi titoli interessanti sia in due, che in tre dimensioni. Parliamo della Capcom Fighting Collection 2, prevista al momento per il 2 maggio, ma che noi abbiamo avuto modo di provare prima del lancio, in versione per Nintendo Switch. Cavoli, quanto siamo arrugginiti con certi fighting game!
Modalità di raccolta “standard”…
…quindi, ben collaudata e che giustamente non si prende troppi rischi. Come lo era la Capcom Fighting Collection originale del resto, che a sua volta non si discostava dal classico “titolo carosello”, al cui interno sono racchiusi in un eterno girotondo vari videogiochi appartenenti alla stessa saga, o in questo caso alla stessa casa produttrice, e allo stesso genere. Squadra che vince non si cambia, evidentemente, e siccome la Fighting Collection, così come la Marvel Collection (potete leggere di seguito la nostra recensione della Marvel Fighting Collection!) hanno evidentemente risuonato nei cuori degli appassionati, la strategia resta la stessa. Quindi, fare una sorta di “operazione nostalgia” che funge anche (volontariamente o meno che sia) da meccanismo di conservazione culturale “allo stato zero” dei videogiochi proposti.
Non vi aspettate operazioni di pulizia o rimasterizzazione, cambiamenti strutturali o peggio, variazioni di fluidità e tempistiche. Anche in Capcom Fighting Collection 2, come nei succitati altri cestoni di raccolta, i picchiaduro racchiusi nel pacchetto sono proprio come li avevate provati, se lo avevate fatto, sui vari cabinati di una volta, o comunque sulle loro console di lancio. Al netto, ovvio, di aggiunte gradite come il matchmaking online e varie facilitazioni accessorie derivanti dall’emulazione, quelle classiche come la possibilità di riempire i 16:9 stretchando l’immagine, piuttosto che con delle cornici. O magari i filtri che imitano l’esperienza “da cabinato”, o altre comodità varie che ti fanno pensare “come facevo prima senza?”. Facilitazioni alla “quality of life” quindi, che approfondiremo meglio nella recensione completa del titolo.
Per il momento, quel che conta è che la fedeltà assoluta al gioco originale è un grande pregio per questo tipo di titoli, su cui in giocatori più appassionati hanno passato a loro tempo un monte ore impressionante che ha di certo impresso a fuoco nelle loro menti e memorie muscolari le tempistiche perfette per le combo: guai a scombinare il tutto con fosse anche solo poco delay, o persino peggio, con un’accelerazione dell’azione! Quando non intervengono concetti come remaster, o remake, nel reame delle raccolte e dell’emulazione quindi, è così che una collezione dovrebbe essere, secondo noi.
Capcom Fighting Collection 2, che giochi abbiamo provato?
Non possiamo ancora rivelarvi l’elenco completo di giochi e le altre aggiunte disponibili nella versione complete del gioco, tuttavia, possiamo dirvi quali picchiaduro abbiamo testato, aprendovi anche una piccolissima finestra su ciascuno, sia mai che siate troppo giovani (o troppo vecchi) per ricordarli tutti.
Capcom vs. SNK 1 e 2 (2000 e 2001)
I due crossover pubblicati a un anno di distanza l’uno dall’altro ruotano entrambi attorno al “Millennium Fight”, un torneo globale idealmente organizzato dalle corporazioni rivali Capcom e SNK. Presentano roster di rispettivamente 33 e 44 lottatori, con personaggi iconici provenienti, nomen omen, dalle saghe Capcom (Street Fighter) e SNK (The King of Fighters). Il gameplay è in entrambi i casi basato su incontri 1v1 o team, e oltre che per il tipico scambio di combo e parate frenetico e appagante, erano noto per la componente tecnica garantita dal sistema di “groove”: stili di combattimento diversi a scelta del giocatore, da applicare sui personaggi per variarne mosse finali e altri dettagli in lotta.
Il primo episodio è stato apprezzato (noi concordiamo) in particolare per la qualità delle animazioni e per il sogno, finalmente soddisfatto, di moltissimi fan (inclusi noi, lo avrete capito) di vedere scontrarsi i mitici protagonisti Ryu e Terry Bogard. Fu pubblicato per arcade (sistema NAOMI) e Dreamcast, con ulteriori versioni successive su PlayStation e Neo Geo Pocket Color (in forma semplificata), mentre il suo sequel, Capcom vs. SNK 2: Mark of the Millennium 2001, uscì in origine su Dreamcast e PlayStation 2 e approdò solo in seguito anche su Xbox e arcade.
Project Justice (2000)
Moero! Justice Gakuen, Project Justice (il titolo originale in patria nipponica) è stato pubblicato nel 2000 per arcade e Dreamcast ed è il seguito di Rival Schools. Il suo roster è di 23 personaggi (più alcuni sbloccabili), ognuno appartenente a diverse scuole di lotta giapponesi e perciò con stili di combattimento unici. Trattasi di un picchiaduro 3D a squadre composte da tre personaggi, che alla bisogna possono anche eseguire combo e attacchi di gruppo. La particolarità del titolo è insospettabilmente la sua narrativa sviluppata: ogni personaggio ha infatti una propria storyline unica da seguire nelle modalità in singolo contro la CPU.
Street Fighter Alpha 3 (1998)
Questo campione dei picchiaduro classici è uno dei due giochi più anziani tra quelli che abbiamo provato, nonché uno dei nostri preferiti. La prima pubblicazione risale all’ormai lontano 1998, dapprima per dispositivi arcade da sala giochi (i classici cabinati insomma) e, in seguito, anche su console casalinghe PlayStation, Dreamcast, Sega Saturn (in Giappone) e persino Game Boy Advance (sono un sacco di versioni!). Street Fighter Alpha 3 espande il mondo Alpha della celebre fighting saga con un impressionante roster di ben 34 personaggi, tra cui figurano tutti i volti noti del franchise. Il gameplay di lotta è caratterizzato dal solito, profondo e tecnico sidescroll 2D, che si distingue dal passato per l’introduzione di tre stili di gioco peculiari selezionabili dal giocatore (A-ism, X-ism, V-ism).
Power Stone 2 (2000)
Le prime case di questa semplice evoluzione del primo titolo omonimo furono arcade e Dreamcast, con un roster non troppo nutrito, specialmente in confronto ai precedenti giochi, che arriva ad appena 14 personaggi giocabili. Tuttavia, trattasi di un brawler 3D obiettivamente più complesso, ambientato in arene molto più dinamiche e interattive piene di oggetti, armi e caratterizzato da trasformazioni in super forme dei suoi protagonisti, tramite l’uso di artefatti noti come “Power Stones”. Uno dei punti forti del gameplay è il multiplayer fino a 4 giocatori, che lo allontana dai lidi del mondo competitivo bazzicati dagli altri, e lo accomuna di più ai caotici, ma divertenti party fighter. I suoi punti di forza erano e sono un design coloratissimo in stile anime e l’originalità di alcune meccaniche (per l’epoca)
Plasma Sword: Nightmare of Bilstein (Plasma Sword 2) (1998)
Ultimo, ma non per importanza, Plasma Sword è il secondo “vecchietto” tra i ritoli che abbiamo testato; pubblicato nel 1998 per arcade e nel 2000 su Dreamcast, si tratta di un picchiaduro in 3D con personaggi armati, simile nello stile a Soul Calibur, con un roster di 22 personaggi (inclusi alcuni sbloccabili). Ogni guerriero è esperto nell’uso di una propria arma energetica (al plasma) peculiare, e può eseguire spettacolari attacchi speciali chiamati “Plasma Combo” e “Plasma Field”. Il gioco, nonostante le sue molteplici qualità è meno noto rispetto ad altri titoli Capcom, ma si è col tempo andato a costruire un suo seguito cult che lo apprezza per il setting fantascientifico innovativo e i design stravaganti dei personaggi.