I costi per sviluppare i videogiochi stanno raggiungendo livelli record, ma secondo il giornalista Jason Schreier, il motivo non è solo la corsa ad una grafica sempre più fotorealistica. Difatti mentre il New York Times ha recentemente evidenziato come la ricerca di alta fedeltà visiva porti a rendimenti decrescenti, Schreier ha voluto sottolineare come il vero problema risiede nella crescita esponenziale di tempo, risorse umane e, purtroppo, cattiva gestione che contraddistingue lo sviluppo dei videogiochi.
Come riportato dal giornalista su Bloomberg, un esempio lampante è il confronto tra titoli di una stessa casa di sviluppo: nel 2009, Uncharted 2 di Naughty Dog costava circa 20 milioni di dollari, mentre The Last of Us Part II (2020) ha richiesto un budget di ben 220 milioni.
Ma questo aumento esponenziale dei costi non è dipeso esclusivamente dai miglioramenti grafici. Questo perché aumentare il numero di dipendenti ed allungare i tempi di produzione influisce in modo determinante sui costi. Schreier stima che, per uno studio con 300 dipendenti in una città come Los Angeles, si spendano circa 72 milioni di dollari all’anno solo per stipendi e benefit.
L’espansione dei videogiochi in termini di mondo, livelli e complessità è un altro fattore cruciale. Progetti come i recenti Call of Duty hanno richiesto budget che superano i 600 milioni di dollari, coinvolgendo team composti da oltre 3.000 persone. Tuttavia, questi investimenti non sempre garantiscono il successo commerciale, specialmente quando mancano una chiara visione creativa e una gestione efficiente (come dimostra il flop di Concord).
Jason Schreier ha evidenziato come spesso il problema principale per la crescita imponente dei costi sia la disorganizzazione interna: strumenti di sviluppo incompleti, cambi di direzione improvvisi e scelte strategiche discutibili (come costringere team esperti in giochi single-player a sviluppare titoli multiplayer live service). Situazioni di questo tipo portano a sprechi di risorse e ritardi, che influiscono negativamente sui bilanci.
Il giornalista ha inoltre fatto notare che l’industria deve anche affrontare il problema delle aspettative irrealistiche dei dirigenti, che talvolta cancellano caratteristiche o livelli dopo mesi di lavoro, semplicemente perché non incontrano i gusti personali o non seguono le ultime tendenze.
Schreier ha sottolinea che, sebbene una certa iterazione sia necessaria per produrre giochi di qualità, troppi cambi di direzione possono rivelarsi disastrosi. In conclusione, se l’obiettivo dell’industria è ridurre i costi e aumentare l’efficienza, è necessaria un’introspezione profonda. Questo perché non basta inseguire una grafica sempre più realistica: serve una pianificazione chiara ed una gestione più responsabile per evitare che i costi di sviluppo diventino insostenibili.