Non siamo sicuri da quale sogno eccentrico sia nato il concept dietro Aloft, ma una cosa è sicura: per quanto bizzarro, ha fatto centro. Perché il titolo ci fa volare, letteralmente. L’idea è originale e interessante, le meccaniche sono complesse ma intuitive, e libertà di movimento è totale e liberatoria. Forse quasi troppo bello per essere vero.
Il titolo di casa Astrolabe Interactive Inc. è un survival ambientato tra isole fluttuanti in un cielo infinito, in cui i giocatori devono intuire da soli cosa fare per avventurarsi ed esplorare, raccogliere risorse, imparare meccaniche e raggiungere un obbiettivo finale di Endgame. Insomma, una meccanica survival classica, non distante da prodotti come i ben più famosi Minecraft e Rust anche un titolo che possiamo affiancare con più precisione è Raft.
Promosso ma con riserve causate da un ancora troppo acerbo accesso anticipato. In cosa si contraddistingue questa nuova IP?
L’ebrezza di volare
Dopo un breve tutorial per imparare le meccaniche di base di ogni survival, e una non poco ovvia citazione a The Legend of Zelda: Breath of the Wild uscendo dalla grotta di inizio gioco, ci si para di fronte agli occhi un gigantesco mondo di gioco colorato e ricco di vita fatto di isole celesti. Ambientazioni che riempiono gli occhi molto più del previsto, e una cauta serenità generale che culla il giocatore senza mettergli fretta. Oltretutto le isole presentano segni di una civiltà passata, con edifici abbandonati e costruzioni lasciate a metà, da esplorare tra risorse e segreti.
Una delle particolarità più apprezzate è che il gioco non parla quasi mai direttamente al giocatore, e non lo fa nemmeno di trama: ogni indicazione viene data attraverso alcuni totem dai quali impariamo alcune meccaniche di gioco specifiche, e anche blueprint per progetti complessi di crafting. Il crafting di base è invece lasciato al giocatore, che deve combinare da sé i materiali più piccoli per produrre strumenti e ricette.
La trama ci chiama a un dovere più che nobile: esplorare le isole per combattere una corruzione causata da un fungo, curare gli ecosistemi corrotti e ricercare il Leviatano, ovvero una gigantesca creatura volante ricoperta dalla corruzione.
Tra le mille domande che sorgono, viene ovviamente da chiedersi: come ci si sposta tra isole fluttuanti sparse nel cielo? Nei primi minuti di gameplay troviamo la risposta in uno di questi totem: il progetto per costruire uno strumento capace di creare un aliante. Quest’ultimo, che si comporta più da jetpack per via della fisica di gioco, permette uno sposamento parecchio liberatorio, rapido ed efficacie per l’esplorazione.
Ma la vera particolarità che contraddistingue il titolo è la possibilità di fabbricare vele, timone e quant’altro per prendere il controllo di un’intera isola, e utilizzarla come vascello per esplorare l’enorme mappa di gioco. In questo modo si possono creare una o più basi nelle quali sistemare risorse e progettare la sopravvivenza e l’esplorazione. Questa particolare meccanica è il vero punto di forza che rende intrigante il gioco distinguendolo dalla massa. Altra particolarità intrigante è che ogni isola può diventare un vascello, eccezion fatta per le più grandi (che richiedono strumenti più avanzati) e quelle principali con punti di trama.
Un survival o un esplorativo?
La fisica di gioco è caratterizzata da una gravità parecchio leggera (sarà causata dall’altitudine?), e la una mappa di gioco è quasi fin troppo dispersiva, composta da più di 500 isole create a mano con fiumi, isole, cascate, grotte, flora, fauna ed edifici sparsi.
Passato l’entusiasmo iniziale però, iniziano a venire fuori i veri problemi. Parliamo pur sempre di un titolo in accesso anticipato, il che non è di per sé un problema, se non fosse che la lista di bug noti e che si possono trovare è ancora molto alta. Sono presenti ancora troppe problematiche, alcune minori, alcune maggiori, per poterlo definire “accettabile” per un early access.
Innanzitutto, parliamo dell’elefante nella stanza: Aloft è un survival che non si comporta propriamente da survival. La fame, la sete e la fatica, le statistiche base di ogni titolo di genere sono praticamente trascurabili dal giocatore. Non serve né bere, né mangiare né dormire, se non per ripristinare la vita persa. Il cibo permette di guadagnare una leggera percentuale di vita extra, che in caso di ferita però non può essere ripristinata facilmente.. eccezion fatta per una bella dormita che fa passare ogni malanno. E si può dormire praticamente dove e quando si vuole, senza far resettare le aree o dover aspettare la notte, quindi il fattore sopravvivenza è totalmente trascurabile. L’assenza di fame e di sete rende inutile anche occuparsi della cura degli animali, o della costruzione di una farm. A catena cadono quindi tutte le meccaniche presenti in un survival classico, e diventa un titolo basato sulla pura e semplice esplorazione.
In questo il gioco perde parecchio fascino e senso di sfida. Il desiderio di rendere il gameplay più cozy e chill possibile è stato eccessivo fino al punto dal renderlo più vicino a un Animal Crossing che a un vero survival. Inoltre il titolo presenta ancora tanti bug. Tra i più fastidiosi è capitato di trovare un punto di interesse di trama compenetrato all’interno di una montagna e quindi non raggiungibile. Ciò ha letteralmente arrestato la run, poiché non potendo proseguire di trama non si prosegue nemmeno con i progressi. E la cosa non dovrebbe accadere visto che sono isole fatte a mano.
In-game sono presenti quindi vari nemici da affrontare, tra mostriciattoli corrotti da questo fungo malvagio, e piante giganti da estirpare. In verità, il combattimento lascia parecchio a desiderare. Non esiste una vera e propria forma di attacco, se non quello base con cui vengono tagliati gli alberi e le piante, usando un coltello.
La base è più che solida, il mondo di gioco è colorato e intrigante, la grafica e le prestazioni sono più che nobili, ma esattamente come succede per la frutta colta troppo presto, il titolo è acerbo e necessita ancora di tante correzioni per poter essere considerato all’altezza. Quanto meno, siamo sicuri che con le giuste aggiunte e correzioni, possa avere il successo che merita.