Siamo ormai abituati ai salti pindarici della timeline di Call of Duty: Black Ops. Se solitamente, all’annuncio di un gioco, ci si chiede quale possa essere la sua data di lancio, la domanda per Black Ops è differente: dove diamine è posto cronologicamente? Call of Duty: Black Ops 6 prende luogo nei primi anni 90 e ripropone alcune facce ben conosciute, come Woods e Adler. Perfetto per chi predilige momenti storici contemporanei, ma non troppo futuristici.
Comunque sia, Call of Duty combatte ogni anno con la sua nemesi: l’enorme fetta di giocatori che ignorano la campagna per buttarsi direttamente nel multiplayer. Tagliamo la testa al toro affermando che quest’anno vale la pena dedicare le 8/9 ore di solitaria per vivere un’esperienza che per certi versi va oltre i classici canoni della serie.
La storia di Call of Duty: Black Ops 6 è ovviamente legata ai capitoli precedenti, ma per certi versi riesce anche a vivere di vita propria. Non è così necessario conoscere cosa succede prima e dopo questo capitolo, avendo a disposizione una cutscene introduttiva più che sufficiente per comprendere il setting. Vedere però alcuni volti noti della serie è un indiscutibile incentivo per chi ha scelto di seguirla fin dall’inizio.
Non è la solita americanata
Il cliché è ancora prima dell’angolo. La squadra ha disobbedito agli ordini del superiore, ricevendo una ramanzina e la promessa che sia l’ultima volta. Ovviamente non lo sarà. Per quanto all’inizio sia nuovamente USA contro il resto del mondo cattivo, islamico e filorusso, fortunatamente la storia prende una piega diversa abbastanza velocemente. Forse è per il momento storico, oppure semplicemente per la voglia di cambiare approccio.
Il forte della campagna di Call of Duty: Black Ops 6 è sorprendentemente tutto ciò che non contempla il dito sul grilletto. La diversità delle missioni esalta la sensazione di longevità del gioco. Si inizia quasi subito con lo stealth, che solitamente viene inserito solo a un certo punto dell’esperienza. Si passa anche dall’open world, con una missione particolare che permette diversi approcci per arrivare alla sua conclusione.
Il punto in comune rimane la Safe House, un quartier generale improvvisato dove è possibile migliorare le performance del proprio personaggio in modo piuttosto lineare, ma comunque non scontato. Il denaro necessario per queste operazioni va trovato durante le missioni e può essere nascosto dietro obiettivi opzionali, quindi basta poco per perderlo di vista e non approfittarne.
Una campagna a più sfumature
Continuare a spostarsi tra il quartier generale e le missioni permette alla campagna di Call of Duty: Black Ops 6 di seguire uno schema di indagine piuttosto che di semplice sparatoria. Poter parlare coi compagni di squadra e approfondire determinati aspetti fa luce su questioni che altrimenti sarebbero taciute. È comunque possibile tagliare dritto e viaggiare alla velocità della luce, ma non vorreste assolutamente privarvi di una storia che a tutti gli effetti è piuttosto interessante e ben caratterizzata
Parliamoci chiaro, non siamo e difficilmente saremo mai ai livelli di Black Ops 2 e dei suoi diversi finali. Ciò non toglie che Call of Duty: Black Ops 6 abbia una campagna che merita di essere giocata e di sicuro verrà messa tra i posti più alti della lunga serie di titoli con questo nome. Volete un altro incentivo? Alcune personalizzazioni del multiplayer sono sbloccabili solo vivendo questa campagna in single player, peraltro senza possibilità di co-op.
Sparare online è più bello
Una volta entrati nella sezione multiplayer ci si accorge che poco cambia rispetto ai Call of Duty usciti in questi anni. Lo stile del menu, la personalizzazione delle armi e quant’altro seguono un concetto visual ormai rodato e ben funzionante.
Il multiplayer di Call of Duty: Black Ops 6 introduce una nuova meccanica potenzialmente devastante, l’omni-movement. Consiste nella possibilità di scattare praticamente in qualsiasi direzione e non solo nella classica verso l’avanti. Per muovere i primi passi viene proposto un tutorial insieme al povero Woods, dove è possibile imparare perlomeno l’utilizzo dei tasti. Utilizzare una simile tecnica contro i bot è una cosa, un’altra è portarla nel vero multiplayer.
Al momento sembra aver creato più che altro situazioni comiche oppure tentativi disperati di diventare professionisti. Ci è capitato infatti di “punire” chi utilizza fin troppo movimenti simili per cercare giocate da clip alla “mom get the camera!”. La velocità ribassata del gameplay cozza infatti leggermente con azioni estremamente rapide, tanto che intercettare giocatori volanti diventa quasi automatico. L’occhio aggancia quasi automaticamente coloro che si lanciano in voli acrobatici fuori dalle finestre (e a volte anche direttamente della mappa).
Il multiplayer per tutti
Scherzi a parte, un vero professionista potrebbe fare stragi tra i casual gamer se solo si impegnasse leggermente per sfruttare questa nuova meccanica. La strisciata tattica resta ancora un ottimo modo che i giocatori più comuni possono utilizzare per uscire da situazioni scabrose oppure entrarci con stile. Non sembra infatti essere necessario per ora abbandonarsi completamente al nuovo sistema di movimento. L’omni-movement richiede tempo e impegno, qualcosa che la maggior parte dei giocatori di Call of Duty non ha. Si tende sempre a prioritizzare una piccolissima fetta di utenti, quando invece la stragrande maggioranza è composta da persone che vogliono semplicemente tornare a casa da lavoro, sedersi davanti al monitor e smettere di pensare per qualche ora.
Call of Duty: Black Ops 6 è infatti un ottimo compagno di svago. Un match tira l’altro e non è assolutamente conseguenza di una qualche frustrazione nei confronti del gameplay. È semplicemente divertente. Racchiude praticamente tutte le modalità classiche di gioco per essere appetibile a qualsiasi amante della serie, mantenendo la possibilità di filtrare tra quelle preferite.
Problemi tecnici ne abbiamo?
Lato performance abbiamo solo alcuni punti da approfondire. Innanzitutto un precaricamento degli shader che può bloccarsi e richiedere un riavvio manuale dal menu. Purtroppo è necessario per avere un gioco fluido e senza grandi intoppi, in grado di mantenere saldo il preset Estremo su una RTX 4070 Super con framerate bloccato a 60fps.
Siamo però giunti a un punto piuttosto spiacevole durante la campagna, proprio nella missione open world. Essendo possibile completare numerosi obiettivi secondari prima di arrivare al finale, questa missione arriva a richiedere anche più di un’ora e mezza se approcciata al 100%. Immaginate quanto possa essere frustrante arrivare al punto di non ritorno e scoprire che il personaggio con cui occorre parlare è sotto il livello del terreno. Nulla da fare, non basta nemmeno ricaricare il salvataggio. Purtroppo l’ordine di completamento degli obiettivi secondari può scaturire in questo bug che costringe a riavviare del tutto la missione.
Dobbiamo inoltre registrare alcune imperfezioni nella gestione dell’acqua, che all’inizio di alcuni match multiplayer presenta un forte flickering sulla sua superficie. Sicuramente si tratta di qualcosa che può essere corretto con una semplice patch.
E la qualità globale della visuale? Ormai i miglioramenti sono così fini che cadono in secondo piano rispetto alla stabilità. Giocato su PC, forse Call of Duty: Black Ops 6 ha sofferto graficamente solo nella missione open world, dove i dettagli sono stati sacrificati per fare spazio alla quantità di elementi sullo schermo.
Versione provata: PC
La recensione in breve
Call of Duty potrebbe essere la nuova confezione di cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita. Call of Duty: Black Ops 6 è il cremino alla nocciola dalla consistenza perfetta per una stagione che volge al freddo invernale. Mettiamoci pure che sia possibile giocarci sfruttando la sua presenza nel Game Pass e abbiamo un’ottima ricetta per l’inverno.
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Voto Game-Experience