L’uscita di Final Fntasy XII nell’ormai lontano 2006 ha creato uno spartiacque fra l’opinione del pubblico e quella della critica: se da una parte i due director del gioco,Hiroshi Minagawa e Hiroyuki Ito, sono riusciti a realizzare dopo cinque anni di gestazione un JRPG che è stato accolto dalla stampa specializata perlopiù con entusiasmo, con un 92 di metascore ed addirittura il Perfect Score di Famitsu, dall’altro lato i fan della famosa Fantasia Finale hanno accolto in maniera fredda un po’ perché ancora affascinati storia d’amore fra il campione di Blitzball e l’evocatrice ed un po’ perché Final Fantasy XII proponeva una narrazione ed un approfondimento dei personaggi diametralmente opposti a quelli adottati dai precedenti capitoli della serie. Il gioco non vendette poco e Square Enix piazzò sul mercato oltre 6 milioni di copie del gioco, ma nonostante questo l’essere uscito prima del fortunato decimo capitolo non permise a Final Fantasy XII di attecchire allo stesso modo nel cuore dei giocatori. L’uscita di questa remastered su PlayStation 4 ha una doppia valenza: il primo è quello di far riscoprire al pubblico un capitolo fin troppo spesso bistrattato, l’altro è un valore intrinseco per noi giocatori occidentali visto che con questa remastered finalmente anche al di fuori della terra del Sol Levante sarà possibile giocare alla International Zodiac Job System, un’edizione riveduta e corretta del gioco che uscì in Giappone in occasione del ventennale della saga. Nella nostra recensione vedremo se i segni del tempo avranno danneggiato il titolo o se la tirata a lucido operata da Square Enix si è dimostrata soddisfacente.
Il trattato sarà scritto con il sangue e firmato con la spada
Final Fantasy XII è ambientato in un mondo non inedito: le vicende si svolgono nel continente di Ivalice, un vasto territorio concepito da Yasumi Matsuno nel 1995 che ne stabilì morfologia e la storia che ha visto coinvolte le nazioni presenti sul territorio. Ivalice è stata l’ambientazione di due giochi Square Enix usciti nell’epoca della prima PlayStation ovvero Final Fantasy Tactics e Vagrant Story, titoli ai quali Minagawa e Ito lavorarono. La storia ha inizio nella regione della Dalmasca, un piccolo regno situato fra l’impero di Rozaria e quello di Archadia; quest’ultimo, intenzionato ad ottenere una posizione dominante su Rozaria, scatena una guerra contro il regno di Dalmasca per poterne prendere il controllo. La terra di Dalmasca sembra colpita da sventure una dietro l’altra: l’esercito imperiale si dimostra essere una forza incontrastabile, il principe della Nabradia, fresco di nozze con la principessa di Dalmasca, è caduto sul campo di battaglia, la sua novella sposa è morta di lì a poco ed il vecchio re di Dalmasca, intenzioanto a firmare la resa con Archadia, è stato ucciso da uno dei capitani del suo esercito che vedeva l’atto del re come un’offesa alla libertà del popolo di Dalmasca. Due anni dopo la fine della guerra il giovane Vaan, ladruncolo dalmascano orfano che ha perso il suo unico fratello durante la guerra contro Archadia, ancora riluttante all’idea di non vivere in una nazione libera decide di infiltrarsi nel palazzo reale nel quale si sta celebrando una festa per l’insediamento di Vayne Solidor, principe archadiano, al ruolo di console dell’ormai provincia imperiale: lintento di Vaan è quello di rubare un antico manufatto che da sempre ha rappresentato per Dalmasca la legittimazione all’ascesa al trono. Tale furto porta Vann ad essere proiettato all’interno di una vicenda più grande di lui che lo travolgerà e che lo porterà a lottare per la salvezza del regno. A differenza degli altri capitoli della saga che proponevano un personaggio carismatico come eroe principale, è più difficile delineare un vero protagonista in Final Fantasy XII questo perché ciascun personaggio che prende parte alla vicenda si inserisce in un disegno più ampio che delinea una trama di fantapolitica difficile da comprendere, ma molto apprezzabile per la sua complessità e per la maturità dei temi trattati. Scordatevi gli eroi dai quali dipende il destino dell’umanità: se pensate di trovare in Vaan le caratteristiche alle quali Square (Enix) ci aveva abituato allora inevitabilmente rimarrete delusi, se però vi interessano le trame basate sugli intrighi di palazzo che mettono in gioco personaggi dalla morale complessa e non del tutto positiva o negativa allora l’approcio a questo plot assolutamente fuori dagli standard della saga sarà piacevole.
Io sono il protagonista, e il protagonista non muore mai…
Esattamente come per la trama, anche sul fronte del gameplay Final Fantasy XII si distacca dalle sue origini, proponendo un piacevolissimo ibrido fra quello che è il classico sistema a turni con ATB, presente in ben 7 capitoli canonici antecedenti, ed alcune meccaniche RPG che contaminano il gioco senza però snaturarlo mai. La crescita dei personaggi è affidata ad un sistema di licenze, una sorta di tabellone nel quale dovremo investire appositi punti per poter sbloccare la possibilità di utilizzare le armi o le magie, che quindi non potranno essere usati non appena saranno acquistati o raccolti; parallelamente un sistema di crescita a livelli più classico determina le statistiche dei personaggi che accresceranno con l’accumulo di esperienza. Una delle particolarità di questa edizione consiste nella possibilità di scegliere per ogni personaggio una delle dodici classi (o job) presenti, ciascuna associata ad un segno zodiacale, in modo da poter crescere ciascun personaggio come più si desidera: certo, la crescita delle statistiche è ancora legata al personaggio e non alla classe quindi non tutti i job si addicono al personaggio, ma questo elemento di maggiore libertà costituisce un fattore di novità assolutamente non indifferente rispetto alla versione originale. I mostri ed i nemici da affrontare si muovono nell’area di gioco e ciascun combattimento sarà in tempo reale, senza alcuna transazione in arene dedicate e le battaglie saranno ingaggiabili tramite il gambit system, un sistema che ci mette al controllo del leader del party (che di default è ovviamente Vaan, ma che portà essere cambiato) mentre gli altri due membri prescelti automatizzeranno le loro azioni, in un sistema che non presenta una vera e propria turnazione. Capire le potenzialità del gambit system nelle prime fasi di gioco non è propriamente semplice dato che in un primo momento sembrerà dover premere solo il salto X per attaccare, intervallando con qualche uso di magie o strumenti curativi, ma più si prosegue nel gioco e più si capisce come la modalità automatica prevede comunque la possibilità di attivare le abilità secondo precise strategie che rendono il gioco un JRPG complesso, appagante,valido. Le novità introdotte dall’International Zodiac Job System comprendono la possibilità di accelerare l’azione di gioco di due o quattro volte, particolarmente utile quando in piena fase di grinding vorremo accorciare le lunghe sessioni.. Altra novità è l’introduzione di una modalità sfida nella quale dovremo scalare tutta d’un fiato una torre di cento piani, affrontando una sfida più ardua dell’altra.
Parlando invece specificatamente della remastered, il comparto tecnico del gioco è stato migliorato solo in parte: le musiche, già ottime nelle versioni PS2 hanno ricevuto nuovi arrangiamenti ed il doppiaggio rimane di ottima fattura, ciò che invece non ha subito troppe variazioni è stata la grafica: la pulizia di texture operata da Square Enix comunque deve scendere a patti con un livello di dettagli ridotto a causa delle vaste mappe costellate da nemici presente nella versione originale, facendo pesare sulle spalle del gioco tutti gli anni che si porta dietro: un vero peccato visto che, tolto il comparto grafico il gioco rimane ancora oggi attuale e godibile.
PRO
- Trama articolata e fuori dagli standard
- Gameplay soddisfacente anche dopo 10 anni
- La remastered migliora il gioco in tutti gli aspetti…
CONTRO
- … tranne nella grafica.
Final Fantasy XII: The Zodiac Age è probabilmente la remastered più sensata dell’intero parco titoli PS4. Il rimaneggiamento già avvenuto 10 anni fa con l’uscita (esclusivamente giapponese) dell’Internationa Zodiac Edition è riuscito a ridare nuova luce ad un JRPG degno di questo nome, correggendo quei difetti che si portava appresso. Questa remastered non fa che dare nuovo splendore ad una versione del gioco quasi perfetta che, nonostante gli anni che inevitabilmente cominciano a farsi sentire, dimostra quanto Final Fantasy XII fosse un ottimo gioco ingiustamente bistrattato dal pubblico:
una buona occasione per dare una seconda possibilità a questo gioiello.