Le famiglie degli studenti uccisi durante la sparatoria avvenuta nella scuola elementare di Ubalde, in Texas, hanno denunciato Activision. I familiari delle vittime hanno accusato il publisher di Call of Duty di grooming, ovvero di aver manipolato il diciottenne che sparò e uccise 19 bambini e due insegnanti presso la Robb Elementary School.
Secondo quanto riportato dal New York Times, sono due le denunce effettuate contro Activision, registrate in Texas e in California. Entrambe però indicano che il killer abbia acquistato l’arma da fuoco il giorno del suo diciottesimo compleanno, dopo aver visto il Daniel Defense M4 V7 proprio in Call of Duty.
Le cause legali sostengono che, sfruttando armi che esistono realmente, Activision è, a tutti gli effetti, fra i rivenditori di armi più prolifici degli Stati Uniti
Tuttavia, le accuse non sono soltanto rivolte contro Activision. Le parti offese hanno attribuito delle responsabilità anche a Instagram e all’azienda produttrice dell’arma da fuoco utilizzata dal killer. Per i genitori delle vittime, senza la tecnologia e i videogiochi il ragazzo, ovvero un teenager isolato e residente in una zona particolarmente rurale del Texas, non sarebbe mai stato in grado di contattare l’azienda e di conseguenza, acquistare l’arma.
Di tutta risposta, Activision ha espresso solidarietà alle famiglie coinvolte. Tuttavia, per il publisher, milioni di persone in tutto il mondo apprezzano i videogame senza arrivare a compiere gesti estremi.
Nel corso degli anni, sempre più studi hanno ormai affermato che non esiste alcun collegamento fra videogame e violenza. Tuttavia, nonostante le prove dal punto di vista psicologico, l’argomento è ancora causa di discussioni e di dispute legali.
Una ricerca condotta da Horizon Psytech ha definito i videogame come un toccasana per famiglia, sopratutto in termini psicologici.