8670. Questi sono i giorni che separano la data di pubblicazione di Suikoden 2 in Europa e la data di rilascio di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes, che vi ricordiamo avverrà il 23 aprile. La fama di Suikoden 2 è nota: uno dei più importanti, se non il più importante JRPG, della storia capace di cambiare radicalmente la vita di tantissimi giocatori. Per gli amanti del genere è davvero esistito un prima e un dopo Suikoden 2 e, purtroppo, i capitoli rilasciati successivamente non sono più riusciti a raggiungere i livelli del titolo pubblicato in Europa il 28 luglio 2000.
Negli anni i fan hanno chiesto a gran voce un ritorno della saga, sperando che Yoshitaka Murayama potesse spingere Konami a ritornare di gran carriera a pubblicare qualcosa. Il silenzio assordante, la speranza e poi il 27 luglio 2020. Quel giorno su Kickstarter iniziò la campagna di supporto ad Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes. Progetto che ha portato il titolo ad essere il terzo videogioco più supportato su Kickstarter con più di 481 milioni di Yen ottenuti. Un amore incondizionato quello dei fan dei primi due Suikoden, che ha travolto tutti, compreso il suo autore, spingendolo a lasciare un ultimo regalo a chi ha sempre creduto in lui. L’unico rimpianto resta il fatto che non potrà assaporare i frutti di questo lavoro, essendo recentemente scomparso. Oggi, quattro anni dopo l’apertura di quella campagna e vicini al rilascio sul mercato del titolo, siamo pronti a raccontarvi le nostre impressioni sul gioco nel provato di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes.
Una narrativa d’altri tempi
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes fa quello che ci si aspetta faccia un’opera figlia di Murayama: ti avvolge. Narrativamente parlando, ci siamo trovati davanti a cinque ore di gioco portate a noi da un’altra dimensione. Vi diciamo questo perché da anni, manca sul mercato un racconto dinamico, così a fuoco e incentrato sullo spingere al limite i personaggi come quello intravisto in questa prova. È chiaramente una visione parziale, che potrebbe anche essere totalmente stravolta nella versione completa, ma per quanto visto ci sentiamo di credere con fermezza che ciò non avverrà. Quando parliamo di spingere al limite non si intende il fargli compiere azioni estreme, ma si intende cercare di rendere profondi e stratificati i personaggi.
Nelle cinque ore affrontate, i protagonisti aggiungevano sale a ogni avvenimento offrendo la propria visione con dialoghi, commenti e percezioni anche a margine dei dialoghi principali. Non abbiamo potuto comprendere dettagli a sufficienza per parlare delle tematiche inserite, ma una cosa è certa: sembrano esserci tanti punti in comune con molte tematiche dell’età d’oro degli JRPG come intrighi politici, amicizia e amore, tradimento oltre ad immancabili sanguinose guerre.
Un gameplay tra passato e presente
Giocando a Eiyuden Chronicle: Hundred heroesè chiaro come l’ispirazione a Suikoden sia fortissima soprattutto nel sistema di combattimento. Il party è composto da sei personaggi, tutti selezionabili all’interno dei più di 100 comprimari reclutabili, ognuno con le sue peculiarità. Le differenze risiedono nella gestione delle abilità, ora individuali e che consumano Punti Abilità, andando a separare le magie che consumano, ovviamente, i punti magia. Se questi ultimi si comportano come sempre, venendo rigenerati coi riposi e con gli oggetti, i primi si rigenerano con il tempo ad ogni turno.
Le Combo Eroe, se utilizzate, consumeranno tutti i Punti Abilità dei due personaggi coinvolti. Come già accadeva in Suikoden, questi attacchi si attivano se nella formazione sono presenti determinati personaggi e il loro utilizzo ha un forte valore strategico, data la loro estrema potenza. L’altra grande novità è quella di poter “programmare” in una sorta di mini Gambit alcuni comportamenti dei personaggi. Non ce la sentiamo di esprimerci ad ora, dato che questa funziona necessita di un approfondimento maggiore per capirne l’effettivo valore.
Quello che non ci ha invece molto convinto è la gestione degli incarichi, caotica e poco chiara. È vero che il gioco si ispira a titoli precisi con uno stile predeterminato, ma è anche vero che l’evoluzione del mondo dei videogiochi ha portato con sé la necessità di tenere conto di diverse funzioni di qualità della vita ormai entrate nella consuetudine dei giocatori. Per questo motivo è chiaro che un diario che tenga traccia di tutte le missioni e le ordini in maniera efficace è cosa buona e giusta da avere. Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes questo lo fa solo in parte, non tenendo conto degli incarichi secondari e lasciandoli un po’ al fato e alla memoria del giocatore. Anche i salvataggi sono molto anni ‘90 con solo determinati punti in cui è possibile salvare. In questo caso non ci sentiamo di bocciare totalmente la scelta, ma sicuramente necessita di essere analizzata durante le fasi più importanti dell’esperienza.
La componente audiovisiva
Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes è davvero una gioia per gli occhi nonostante il gioco sia comunque un titolo dal budget ridotto rispetto ai diretti competitor. La direzione artistica si erge sublime e lavora bene anche nelle spigolosità di alcuni scenari. 2D e 3D si uniscono in un risultato coeso e convincente da tutti i punti di vista. L’esplorazione del mondo di gioco è poi suddivisa in regioni e, come nei JRPG del passato, ritroveremo un’esplorazione citazionista ma molto soddisfacente sia dal punto di vista pratico che visivo. Stesso discorso per la componente sonora che avvolge e supporta l’azione o i momenti di tensione o ancora le parti più emozionali. Tutto merito di Motoi Sakuraba e Michiko Naruke, che propongono una colonna sonora davvero molto efficace.
Commento finale
La nostra prova di Eiyuden Chronicle: Hundred Heroes ci ha consegnato un viaggio nel passato, un tuffo nei ricordi, con vista sul futuro. L’assaggio di quello che troveremo fra pochi giorni sugli scaffali ci ha fatto di nuovo sognare il ritorno di un modo di concepire i JRPG, apparentemente superato dalla naturale evoluzione del genere. Al netto di ogni considerazione, che andrà rimandata alla recensione, è stato bello immergersi in un progetto che nonostante la delicatezza e il rispetto per il passato, ha voglia di dimostrare quanto sia piantato coi piedi nel presente.