Il fenomeno Jujutsu Kaisen è stato sicuramente uno dei più incredibili osservati negli ultimi anni. Manga, anime, merchandise e chi più ne ha più ne metta. L’opera ha saputo vendere e attirare su di sé attenzione. All’appello, però, mancava un videogioco in grado di trasportare gli appassionati all’interno di quel mondo che tanto avevano amato in altre forme di intrattenimento. Bandai Namco ha dunque ascoltato i desiderata dei fan e così ha deciso di trasformare l’opera di Gege Akutami in un arena fighter. Sarà riuscita Bandai a fare di nuovo centro come all’epoca fece con Naruto? Scopriamolo nella nostra recensione di Jujutsu Kaisen: Cursed Clash.
Una narrativa claudicante
Tra Stregoni e Maledizioni vi troverete catapultati all’interno di un mondo che, al solito, ricalca i clichè degli stereotipi shonen, tra liceali in crisi ormonali e demoni potentissimi, interessati ad artefatti poco piacevoli da tenere tra le mani. In maniera pedissequa dunque vi troverete a ripercorrere ogni accadimento della famosa opera di Akutami. Purtroppo però, Jujutsu Kaisen: Cursed Clash decide di farveli rivivere con una struttura da visual novel a capitoli. Non la migliore delle scelte insomma, dato che il racconto è relegato a una staticità e a una cura degli intermezzi di rara mediocrità.
Byking e Gemdrops sembrano aver seguito gli ultimi capitoli della serie Ninja Storm, proponendo una struttura di avanzamento a capitoli molto simile a quella proposta anche nel recente Connections, dimenticandosi però che la qualita offerta dagli intermezzi in quel caso facesse completamente dimenticare l’assenza di dinamicità del percorso. Cinque capitoli (più uno extra che ripercorre le vicende di Jujutsu Kaisen Zero) dalla durata infima e che distruggono la più grande qualità dell’opera madre, quella spettacolarità animata in grado di trasportare gli spettatori in un ottovolante di emozioni. Una banalizzazione del racconto che riduce all’osso le principali scene e che sfilaccia i vari colpi di scena, immeritatamente.
Non sappiamo per quale motivo gli sviluppatori abbiano optato per questa scelta, ma è chiaro che il budget e forse una visione confusa della direzione da intraprendere possono aver influenzato non poco il risultato ottenuto. Neanche la presenza dei doppiatori originali dell’opera riesce a salvare capra e cavoli dato che i dialoghi che portano la loro firma vengono relegati ad anelli di congiunzione tra una scena e l’altra, andando ancora una volta a sacrificare la dinamicità sull’altare delle esigenze.
Un gameplay non all’altezza
Quando ci capita di recensire titoli che trascurano questi dettagli, offrendo una impalcatura narrativa scarna, di solito si ha un contraltare importante dal punto di vista ludico. Purtroppo per i fan di Jujutsu Kaisen così non è. Jujutsu Kaisen: Cursed Clash ha la sfortunata peculiarità di non divertire, mai, in nessuna delle sue caratteristiche. Noioso nella riproposizione della trama ed incredibilmente tedioso nei combattimenti.
L’arena fighter proposto da Byking e Gemdrops ricalca nel movimento e nella struttura a squadre l’impostazione di J-Star Victory, ma fallisce nella riproposizione del divertimento. Tre attacchi combo per personaggio che se andati a segno caricano due attacchi speciali, più la parata e la schivata. Il sistema di combattimento del gioco finisce qui. Quella che dovrebbe essere una danza ritmica tra colpi e schivate si riduce ad essere una sequela di “stop & go” che rompono il ritmo del combattimento, spesso funestato anche da problemi di natura tecnica.
L’assenza di un sistema a carta-sasso-forbice vero e proprio impedisce ai giocatori di contrattaccare o di rompere la guardia o di stratificare le scelte e questo rende tutto molto piatto e monocorde, riducendo il gameplay loop a un inseguimento costante in multiplayer e a una riproposizione dei video di Benny Hill in single player. Oltre alla sciagurata modalità Storia, Jujutsu Kaisen: Cursed Clash propone due modalità online, una co-op e una versus con la seconda che offre anche la possibilità di un sistema di classificate.
Comparto tecnico obsoleto
Nell’analisi di Jujutsu Kaisen: Cursed Clash non può mancare una parentesi dedicata al comparto tecnico del gioco. Su PS5, troviamo 60fps stabili con una fluidità davvero invidiabile. Peccato che per ottenere questo risultato il gioco si sia dimenticato di riempire gli scenari o di rendere appetibile una differenziazione degli stessi. Che siate in una scuola, in un prato, in un lago o in un mondo onirico non fa differenza, in Jujutsu Kaisen: Cursed Clash non avrete il tempo di gustarvi cosa c’è intorno al combattimento, tutto sarà estremamente piatto e poco incline alla spettacolarità.
A livello artistico invece, i personaggi sono la parte più riuscita dato che nonostante il livello tecnico del cel shading utilizzato non sia eccelso, la rappresentazione dei sedici protagonisti del gioco è fedele alla controparte originale e garantisce un buon livello di fedeltà. Stesso discorso per le tecniche, anch’esse peculiari e fedeli all’anime. Va detto che le tecniche del risveglio sono sicuramente la parte più riuscita dell’intero gioco, l’unica chiave di volta in grado di suscitare una parvenza di emozione al giocatore.
Verdetto
Non c’è davvero spiegazione al risultato finale proposto da Jujutsu Kjaisen: Cursed Clash. La scelta di proporre ai giocatori un prodotto così mediocre e non rifinito è amareggiante per il brand e per il successo dell’opera di riferimento. Le scelte effettuate se lette con occhio attento rendono inspiegabile anche la comunicazione del gioco da parte degli sviluppatori stessi. La modalità storia messa in secondo piano nei menù, l’impossibilità di vedere tutti i personaggi immediatamente nella selezione del combattente e anche la volontà di far ruotare un arena fighter a squadre sulla meccanica del lock-on, che rende impossibile controllare ogni avvenimento esterno al personaggio bloccato.
Ci viene spontaneo chiedere come sia possibile che la stessa azienda che pubblica con cura tie-in dedicati a Naruto, Dragon Ball e Demon Slayer sia stata così cieca nel gestire un titolo irrispettoso dell’opera di riferimento. Jujutsu Kaisen: Cursed Clash dimostra che se cavalcate con superficialità e pressapochismo, le onde delle mode possono ritorcersi contro, causando più danni che benefici. In un mercato già saturo di titoli, in cui i risultati decidono in più occasioni le sorti degli sviluppatori ci sembra un rischio scellerato quello di proporre questo genere di progetto.
La Recensione in breve
Jujutsu kaisen: Cursed Clash è, purtroppo, un tripudio di mediocrità. I 60 fps stabili non riescono a salvare un titolo che fa acqua da tutte le parti. Davvero un peccato che questa sia ad oggi la più importante trasposizione videoludica di un brand dal successo globale, che ha dimostrato di essere una eccellenza sotto diversi punti di vista.
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Voto Game-Experince