Da uno studio condotto lo scorso anno è emerso che, sfortunatamente, l’87% dei giochi sviluppati prima del 2010 è andato esaurito. Proprio per questo motivo è importante discutere della preservazione dei videogiochi: Frank Cifaldi, fondatore della Video Game History Foundation, e gli sviluppatori di Slay The Princess hanno affrontato il ruolo della pirateria in questo contesto.
Cifaldi, durante una chiacchierata con Rock, Paper, Shotgun ha spiegato come quello della pirateria è un fenomeno in cui dovremo essere competenti, al fine di poter accedere alle cose che amiamo:
Gran parte dei titoli che hanno segnato la storia dei videogiochi è ancora presente grazie alla pirateria. Non c’è alcun modo di giocarli se non attraverso la pirateria o acquistando vecchie copie da rivenditori.
Lo streaming digitale ha raccolto tutto e ci siamo tutti accontentati. Stiamo già vedendo cose cancellate dalla esistenza di fronte ai nostri occhi.
Il fondatore della Video Game History Foundation non è l’unico ad aver affrontato il tema della pirateria da un altro punto di vista. Anche il team di Black Tabby Games, lo studio di sviluppo dietro l’indie ‘Slay The Princess’, aveva già consigliato ai videogiocatori di provare il gioco dalle tinte horror ad ogni costo, anche ricorrendo alla pirateria, nel caso in cui qualcuno non potesse permettersi di acquistarlo.
Lo sviluppatore Tony Howard-Arias, durante un’intervista con Rock, Paper, Shotgun, ha nuovamente affrontato l’argomento, spiegando quanto possa essere frustrante non avere accesso ai propri media preferiti a causa della situazione economica.
Crediamo che il modo migliore per far vivere alle persone l’esperienza del nostro gioco sia giocarlo personalmente, non vogliamo che il denaro sia un ostacolo, Molti di noi sono stati studenti squattrinati al college, quindi proviamo una certa empatia per la frustrazione legata al fatto che spesso le arti e lo spettacolo sono finanziariamente inaccessibili.
In fondo, crediamo che le persone siano sostanzialmente buone. Crediamo che quando vivono un’esperienza straordinaria con l’arte, desiderino poi sostenere gli artisti che rendono possibili tali esperienze.”
Continua Abby Howard:
Accadrà comunque. Dunque si tratta soltanto di un modo dove non vogliamo far sentire in colpa gli utenti se questo è l’unico modo che hanno per provare in prima persona il gioco.
Preservare i videogiochi nel corso del tempo non è del tutto impossibile; tuttavia, secondo Cifaldi, il problema principale è che le aziende cercano di trarre profitto dalla preservazione dei titoli. Infatti, il porting di ogni singolo gioco comporta dei costi, e nel caso in cui non si possa coprire questa spesa, le compagnie perderebbero naturalmente interesse.