Giunta alla sua quarta iterazione, la serie horror ideata da Frictional Games si impreziosisce di un nuovo, terrificante, capitolo. Questa volta il contesto è quello della Prima Guerra Mondiale, un setting atipico per il genere horror, ma che ha consentito al team svedese di approfondire gli orrori della guerra in maniera piuttosto originale, purtroppo alternando alti e bassi. Curiosi di sapere com’è andata? Allora continuate la lettura della nostra recensione di Amnesia: The Bunker!
Tra orrore vero e fittizio
Spesso cinema e videogames ci hanno mostrato orrore e la disperazione causati da conflitti e dalle guerre e, in sedi separate, l’orrore causato dal paranormale e dall’inspiegabile. Poche volte abbiamo assistito a un prodotto che combinasse le due cose, un’opera che potesse sfruttare le possibilità narrative che un contesto come quello della guerra di trincea può offrire.
Frictional Games ha mescolato questi ingredienti per creare un nuovo, terrificante, capitolo di Amnesia. Amnesia: The Bunker esplora infatti il terrore del Primo Conflitto Mondiale, visto con gli occhi di uno sfortunato soldato francese messo alle strette da un agguato da parte dell’esercito tedesco.
Un escape room infernale dalla quale sarà difficile uscirne vivi, e non solo per le insidie della guerra. Una creatura assetata di sangue infatti sembra aggirarsi nelle profondità di un apparentemente innocuo ospedale, nel quale gli sfortunati pazienti che lo popolano avranno ben pochi motivi per sentirsi al sicuro.
Terrore in trincea
Non è una stupenda giornata per Henri Clément. Il giovane soldato francese si trova in trincea nel bel mezzo di un assalto da parte dei tedeschi. L’unica via per sopravvivere sembra quella della fuga ma quando lui e il suo amico sembrano avercela fatta la furia bellica del nemico si abbatte su di loro, facendogli perdere i sensi.
Dopo un tempo non meglio definito, il nostro si risveglia in quello che sembra essere un ospedale per soccorrere i soldati feriti, senza però quello stesso aspetto confortante e accogliente che si confarebbe a un edificio del genere. L’ospedale sembra infatti abbandonato, il personale scomparso, le attrezzature e le scorte sembrano essere completamente inutilizzabili, per non parlare dell’assenza della corrente in molte delle sue stanze.
Documenti, foto e appunti parlano di qualcosa di spaventoso accaduto in quel luogo, esperimenti folli che hanno dato via a risultati capaci di far vacillare e crollare qualsiasi mente sana. Dopo pochi minuti di ambientamento faremo la conoscenza con una presenza poco amichevole che si aggira per l’edificio la quale, dopo aver divorato un superstite sotto i nostri occhi, farà di tutto per banchettare con il nostro cadavere, mentre siamo ancora in vita, però…
L’arma più forte è il cervello
Amnesia: The Bunker segue il filone dei suoi predecessori, proponendo di fatto una formula simile a quella vista negli scorsi capitoli. Visuale in prima persona e gunplay striminzito sono i due fattori che caratterizzano il gameplay di gioco, un titolo in cui la cautela prevale sull’azione nuda e cruda. Oggetti, munizioni e save points sono scarsi, così come qualsivoglia aiuto da parte del gioco stesso.
La sensazione che si vive in tutta la durata di Amnesia: The Bunker è infatti quella di essere completamente abbandonati a se stessi. Il gioco quasi mai fornisce dettagli o indizi su come risolvere un determinato puzzle, ma dovremo continuamente affidarci al nostro intuito e al nostro ingegno per capire come sfruttare al meglio non soltanto il nostro inventario, ma anche gli elementi ambientali che ci circondano.
Amnesia: The Bunker offre la possibilità di afferrare e manipolare diversi oggetti che troveremo lungo il percorso e ci spingerà a trovare il modo più corretto per farli interagire fra loro o con gli ostacoli che ci impediranno di procedere. Il ventaglio di soluzioni possibili è certamente ampio, ma forse non tale da far gridare al miracolo. Spesso infatti alcuni lampi di genio nei confronti di un particolare enigma o contro la nostra nemesi si sono di fatto rivelati un buco nell’acqua.
Ovviamente la sperimentazione è limitata anche e soprattutto dalla scarsità delle munizioni, elemento imprescindibile per ogni horror che si rispetti, ma che cozza non poco con la presunta libertà lasciata dagli sviluppatori al giocatore. Per farla breve, non saremo tanto predisposti a sparare un colpo contro una serratura o a rovesciare una tanica nei pressi di un esplosivo se questi sono piuttosto difficili da reperire.
L’identikit di un nemico
Amnesia: The Bunker è quindi un lungo e insidioso tête-à-tête fra noi e la creatura. In una maniera simile a quanto visto in Alien: Isolation, questa si infiltrerà nei cunicoli e negli anfratti più angusti per poi comparirci davanti all’improvviso, spesso cogliendoci impreparati. La creatura è infatti altamente sensibile ai rumori e, come potremo renderci conto ben presto, muoversi silenziosamente è l’unica via per evitare quanto più possibile uno spiacevole confronto con essa.
Un’ottima trovata da parte di Frictional Games è stata quella di punire il giocatore che vuole accendere la propria torcia con un espediente semplice quanto efficace. Il nostro Henri potrà infatti avvalersi di una rudimentale dinamo a cordicella la quale, se ricaricata, farà abbastanza rumore da provocare la creatura aumentando le chance di essere scoperti.
La mappa inoltre disseminata di pericoli e trappole e correre all’impazzata non sarà mai la strada migliore da intraprendere. L’insidia peggiore però, da che abbiamo potuto constatare provando il gioco, è costituita dall’eccessiva casualità dello spawn della creatura e dalla presenza di troppe sezioni scriptate durante le quali ci sarà ben poco da fare per evitare l’assalto del nemico.
Che si tratti di accendere strategicamente alcune luci o provocare volontariamente rumore per attirare la creatura, questa infatti comparirà sempre in posti differenti da quelli preventivati, togliendo di fatto la componente strategica che avrebbe potuto fare di Amnesia: The Bunker un vero e proprio capitolo rivoluzionario.
Interior design infernale
Se c’è un lavoro che Amnesia: The Bunker svolge piuttosto bene, quello è sicuramente la creazione di un clima di ansia e tensione sfruttando la scarsa visibilità e il sonoro. L’assenza di una mappa e il realismo di alcune azioni, come il caricamento della già menzionata torcia o il check delle munizioni, contribuiscono inoltre a rendere quella di Amnesia: The Bunker un’esperienza davvero immersiva e terrificante.
Se ci aggiungiamo poi l’ottimo voice acting, la colonna sonora rarefatta e gli inquietanti effetti sonori, gli amanti dell’horror non potranno che trovare pane per i propri denti. Peccato invece per la realizzazione tecnica piuttosto datata, che non rende giustizia a un art direction comunque di livello, fra design delle ambientazioni e quello della creatura.
Il titolo infatti è stato realizzato per la precedente generazione di console, ed è possibile giocarci su PlayStation 5 grazie alla retro compatibilità. Il motore grafico però, lo stesso utilizzato in SOMA, incomincia a scricchiolare, soprattutto se confrontato con altre produzioni più recenti.
La recensione in breve
Amnesia: The Bunker ha il merito di proporre un horror atipico, con un setting originale (almeno per questo genere) come quello della Prima Guerra Mondiale e un sistema di puzzle-solving che vi costringerà a spremere a più riprese le vostre meningi. Purtroppo un'IA non eccezionale e troppi momenti scriptati minano un'esperienza che sarebbe potuta essere di gran lunga superiore, in termini qualitativi, visti i valori messi in campo.
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Voto Game-Experience