Erano circa dodici ore che non citavo Planescape Torment e gli effetti collaterali già cominciavano a manifestarsi. Quale migliore occasione quindi se non parlare della remastered del titolo che più di tutti ha influenzato i giochi di ruolo occidentali e lo story telling mondiale? Grazie ai coraggiosissimi Beamdog (ai quali dobbiamo anche l’edizione rinnovata dei due Baldur’s Gate e dell’espansione Siege of the Dragonspear – che abbiamo apprezzato tantissimo), è approdato su Steam il rifacimento di quello che ormai possiamo definire a tutti gli effetti un classico, un pilastro imprescindibile della cultura videoludica. Con questa recensione, oltre a parlare della qualità della remastered, vogliamo cogliere l’occasione anche per far conoscere il leggendario titolo di Black Isle, ormai uscito nel lontano 1999, anche alle generazioni presenti, che sempre più spesso si dimenticano da dove tutto è partito. Signore e signori, sua maestà Planescape Torment: Enhanced Edition.
Come si può essere immortali e morire ugalmente?
Raccontare la trama di Planescape Torment sarebbe come descrivere a parole un’emozione complessa come la felicità. E’ qualcosa che ti fa stare bene, ma in che senso? Cosa significa essere veramente felice? E’ impossibile capirlo, finché non la si prova. La storia di Planescape regala le stesse identiche sensazioni, che non possono essere raccontate, ma devono essere vissute. L’avventura del Nameless One, il senza Nome, che si sveglia privo di qualsiasi ricordo e con solo tatuaggi addosso, è una di quelle storie che porterete con voi per tutta la vita, merito anche degli straordinari comprimari che popolano la città di Sigil, la Città delle Porte località dei Piani Esterni che fa da sfondo alle vostre avventure. Su tutti Morte, un teschio fluttuante senza peli sulla lingua che ben presto diventerà il vostro migliore amico, dimostrando di essere molto più profondo e “umano” di tanti altri figuri dotati di braccia e gambe. La narrativa quindi diventa predominante, consentendovi di intraprendere scelte anche eticamente pesanti, calcolando tutto con un ritmo cadenzato, quasi musicale, dove ogni cosa trova la sua collocazione nella storia del Nameless One e del tentativo di recuperare la propria memoria. Nonostante fosse ambientato nel contesto di Advanced Dungeons & Dragons, Planescape Torment aveva preso le distanze da qualsiasi stereotipo del fantasy classico, improntando tutto su un’ambientazione originale e ricercata, ricca di fascino ma soprattutto in cui i vari protagonisti fossero letteralmente immersi. Ogni personaggio aveva le proprie storie, le proprie convinzioni e il proprio linguaggio, venendo percepito come parte di un gigantesco disegno ben definito ma comunque vivo, in costante movimento, al contrario di molte altre produzioni attuali che invece si rifugiano nei cliché più banali. E’ proprio per questo delicatissimo equilibrio che Planescape Torment funzionava e per questo stesso motivo, all’annuncio della remastered, un po’ avevamo titubato: cosa sarebbe successo che avessero cambiato anche solo una virgola? L’intero, intricatissimo mosaico sarebbe andato in pezzi. Per questo Beamdog ha fatto l’intelligentissima scelta di non modificare assolutamente nulla, ma di andare ad intaccare solamente il comparto tecnico. I dialoghi sono rimasti uguali, la natura incredibilmente complessa, strutturata e aulica è rimasta uguale e ovviamente anche il gameplay, potendo sempre scegliere la propria strada, arrivando anche a completare il gioco senza mai combattere una singola volta.
I deboli soffrono, io persisto
Venendo ora alla remastered, non ci sono cambiamenti sostanziali dalla versione principale, se non fosse per una risoluzione aumentata, adattabile agli schermi di oggi, decisamente più definiti per una migliore qualità dell’immagine, e la possibilità di zoomare sulla schermata in maniera più precisa. Buona anche la nuova interfaccia, ora molto più intuitiva e facilmente navigabile, mentre paradossalmente il cursore è andato peggiorando, diventato molto più sottile e con un’area di clic sugli oggetti davvero striminzita, rendendo a volta un po’ ostica la selezione delle mosse e dei personaggi. Completamente assente il doppiaggio in italiano, cosa che pregiudicherà l’acquisto da parte dei meno anglofoni, ma siamo comunque di fronte al padre dei GDR moderni, ad un capolavoro senza tempo che deve essere giocato, almeno se si vuole affermare di amare i GDR su basi fondate. Il difetto principale di questa remastered è paradossalmente il contenuto, dato che l’intero gioco viene venduto attualmente a 19.99 € su Steam (prezzo di tutto rispetto) ma la colonna sonora, scaricabile gratuitamente in precedenza, adesso viene venduta separatamente e neanche a prezzo proprio competitivo. Questa ci è sembrata in effetti una caduta di stile, un voler lucrare eccessivamente sui sentimenti di poveri giocatori, e per questo ci forziamo a mettere dei difetti ad un titolo che altrimenti rasenterebbe la perfezione.
PRO:
- E’ ancora il miglior gioco di ruolo in circolazione
- Alcuni piacevoli miglioramenti tecnici
- Profondo, complesso, filosofico, inarrivabile
CONTRO:
- La colonna sonora poteva effettivamente essere in regalo
Versione testata: PC