Il famoso survival-sandbox a tema giurassico di Wildcard Studios non smette mai di aggiornarsi. Ark: Scorched Earth è di fatto il primo DLC della storia ad uscire prima ancora del suo gioco di riferimento e, in un contesto tanto unico, abbiamo deciso andare in esplorazione nel deserto di Scorched Earth.
L’inception dei DLC
Dopo l’annuncio di Ark: Scorched Earth durante il PAX East 2016, la furia degli utenti nei confronti del titolo è salita alle stelle. L’arrivo di Ark: Scorched Earth ha dato inizio ad una vera e propria rivoluzione per uno dei titoli in Early Access più gettonati del momento che, con una community di milioni di giocatori, può essere tranquillamente paragonato a DayZ e simili. Ark: Survival Evolved è un titolo molto particolare, un mondo con le caratteristiche degli MMO che punta ad un survival brutale ed un’ambientazione a base di dinosauri. Rilasciato tramite il programma Early Access di steam lo scorso anno e in Game Preview su Xbox One da Dicembre 2015, Ark: Survival Evolved ha saputo ritagliarsi la sua fetta di utenza, creando una community molto attiva che supporta e consiglia gli sviluppatori. Gli aggiornamenti per il titolo sono costanti e, sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare, la qualità complessiva di Ark va alzandosi ogni giorno di più. L’annuncio di Ark: Scorched Earth ha dunque sconvolto gli equilibri, lanciando per la prima volta nella storia un DLC prima ancora che il gioco principale sia completo ed in commercio. L’espansione offre una consistente mole di contenuti e sposta il baricentro dell’attenzione sulla nuova mappa, la desertica Scorched Earth che mira ad offrire un livello di sfida più alto introducendo nuovi animali ed altri elementi che mirano a destabilizzare l’equilibrio del gioco.
Sebbene il concetto di espansione prima del gioco sia fondamentalmente sbagliato, l’analisi generale di Ark: Scorched Earth non è del tutto da buttare, si tratta infatti di un contenuto mirato per coloro che reputano le altre mappe troppo facili o comunque hanno già acquisito l’esperienza necessaria per sopravvivere nelle condizione più infauste. Ark: Scorched Earth riprende in tutto e per tutto le caratteristiche generali del titolo, conservando l’ottimo sistema di crafting ed il modus operandi tipico del giocatore di Ark classico, uno stile di gioco votato al farming ed alla sopravvivenza, mettendo il tutto su un piano di difficoltà più alto, sebbene non sempre più giusto. La nuova mappa è grande più o meno quanto la classica The Island, un territorio sconfinato nel quale stabilirsi e cooperare con altri giocatori per sopravvivere, a differenza della classica mappa, Ark: Scorched Earth propone invece un solo bioma, quello desertico, che si estende per tutta l’estensione della mappa, rendendo abbastanza inutile la zona nella quale si decide di costruire. L’assenza di biomi determina quindi l’assenza di varietà in un DLC che propone le stesse identiche cose in ogni parte della mappa, lasciando alle difficoltà assegnate per zona un ruolo abbastanza marginale. Una delle più grandi novità in arrivo con Ark: Scorched Earth è la tanto richiesta possibilità di trasferire il proprio personaggio da un server all’altro in modo da mantenere l’esperienza ottenuta anche cambiando server a patto di non portare con se nessun oggetto. Il passaggio da The Island e The Center è possibile soltanto verso Scorched Earth mentre è possibile importare oggetti, edifici e dinosauri dalla nuova mappa a quella vecchia.
Riders on the Storm
L’assaggio delle condizioni climatiche avuto con The Center va a concretizzarsi in Ark: Scorched Earth, dove una delle più grandi novità è costituita dalle tempeste capaci di stravolgere gli equilibri di gioco. L’espansione propone tre tipi di condizioni climatiche avverse: la tempesta di sabbia, ovvero una violenta tempesta che prosciuga la stamina del personaggio e rende impossibile vedere ad un palmo della propria mano, la tempesta di fulmini, capace di mandare in corto circuito tutti gli apparecchi elettronici presenti in zona ed infine l’ondata di calore, una condizione climatica quasi passiva capace di portare la temperatura fino ad 80 gradi. L’arrivo delle condizioni climatiche va a sposare ancora di più l’ago della difficoltà, richiedendo la massima attenzione e concentrazione da parte del giocatore in qualsiasi situazione. Ark: Scorched Earth porta con se diversi nuovi dinosauri, dal Cammellosauro, un vero e proprio dispenser di acqua con le zampe, ai tanto amati draghi, questa volta addomesticabili soltanto attraverso la meccanica di “breeding” delle uova. Ark: Scorched Earth intraprende dunque delle sfumature più fantasy, proponendo creature mai esistite ma comuque affascinanti come l’imponente golem di pietra, il verme della sabbia ed i più innocui insetti dell’acqua e del petrolio. Una mole di contenuti non indifferente ma che non basta a giustificare l’impostazione generale, sarebbe stato più equo ed onesto ridimensionare la mappa ed adattarla ad una delle due già esistenti proponendo il nuovo bioma desertico. Anche il sistema di crafting, pur non cambiando di una virgola, introduce nuovi elementi dedicati alle condizioni avverse della mappa. Il nuovo materiale ideale per costruire sarà infatti la terracotta, un materiale isolante che protegge dalle ondate di calore diurne e dal freddo polare notturno tipico del deserto. La costruzione in terracotta richiede nuovi materiali raccoglibili esclusivamente nella nuova mappa, come la sabbia o la linfa di cactus, necessari per creare l’argilla. Nuovi metodi di conservazione come quello del sale e la presenza di nuovi minerali arricchisce ancora di più il sistema di crafting, proponendo persino le pale eoliche, non danneggiabili dalle tempeste di fulmini, che vanno a sostituire i classici generatori. L’assenza di risorse e la ricerca compulsiva dell’acqua in un deserto arido vanno a determinare alcuni luoghi ideali per iniziare le proprie costruzioni e, grazie alla presenza di vene d’acqua o di petrolio sparse per la mappa, è possibile costruire pozzi o trivelle per estrarre dalla terra le risorse necessarie. Ark: Scorched Earth è dunque un’espansione votata alla sopravvivenza che coinvolge il giocatore non solo in termini di difficoltà ma anche di rischio. La rarità del legno e la sua importanza ai fini delle costruzioni rende questa risorsa estremamente preziosa laddove in altre mappe sarebbe stata considerata alla stregue dei materiali comuni. Ark: Scorched Earth non manca però di imporre un grado di difficoltà poco equilibrato, distribuendo lo spawn dei carnivori più pericolosi per tutta l’estenzione della mappa, rendendo così quasi impossibile iniziare a costruire in piccoli gruppi, la presenza di Terror Bird, Tigri e Lupi è infatti quasi opprimente anche nelle zone reputate “facili” e costituisce un grosso ostacolo da superare al fronte di un grado di difficoltà che va oltre la semplice sfida, diventando ingiusto e frustrante. Ark: Scorched Earth, esattamente come il suo titolo di riferimento, è ancora fortemente instabile dal punto di vista tecnico, presentando diversi bug, glitch e difficoltà in termini di netcode, andando a sottolineare ancor di più quanto sia necessario lavorare su Ark: Survival Evolved prima di lanciarsi in espansioni a pagamento, un titolo quindi da considerare solo se si è veramente appassionati al sandbox preistorico di Wildcard Studios, senza grosse pretese in termini di contenuti e novità. Ark: Scorched Earth non è infatti che un aggiornamento un po’ più massiccio dei precedenti, pertanto non è il caso di considerarlo in tutto e per tutto un’espansione se non per la presenza di una nuova mappa, rilasciata in altri casi gratuitamente.
PRO:
- Nuova ambientazione accattivante
- Nuovi oggetti per il crafing
- Finalmente è possibile cavalcare i draghi
CONTRO:
- Un DLC prima del gioco principale è comunque da condannare
- Un solo bioma non è sufficiente per l’intera mappa
- Stessi problemi tecnici di Ark: Survival Evolved
- Metalupi nel deserto? Seriamente?