MachineGames ha riportato agli onori della cronaca un genere che latitava ormai da troppo tempo, quello degli FPS lineari puri, senza tutte quelle possibilità che per forza evolutiva del genere sono state implementate negli anni. Wolfenstein the New Order è stato un ritorno alle origini che ci aveva fatto sentire nuovamente adolescenti, dove l’unica cosa che contava era il numero di proiettili che si riusciva a sparare al secondo. Era praticamente scontato che Bethesda, dopo il finale a sorpresa del primo episodio, riproponesse ancora una volta le avventure di BJ Blaszskowicz con l’annuncio di Wolfenstein The New Colossus che siamo riusciti a provare in extremis a Los Angeles.
Le avventure di Blazko riprenderanno esattamente dove si erano interrotte nel primo capitolo, con il nostro eroe disperso durante l’esplosione dopo lo scontro finale con il dott. Deathshead. Stavolta il gioco sarà ambientato in America, sempre negli anni 60 e sempre durante l’occupazione nazista che in questa linea temporale hanno vinto la seconda guerra mondiale e conquistato il mondo. Ritorneranno moltissimi dei personaggi principali visti durante The New Order, con tanto di sorpresa per Blazsko. La narrazione sarà ancora una volta fondamentale per il titolo, con numerose cutscenes e un tono che sarà ovviamente maturo, ma senza dimenticare alcuni siparietti più scanzonati o folli (tra tutti, la scena dell’LSD vista nel trailer). L’obiettivo di Blazsko questa volta sarà guidare la sparuta resistenza americana e scacciare l’odiato nemico dal suolo della madrepatria, un’operazione decisamente più ambiziosa e complessa della lotta in Europa. La supremazia tecnologica tedesca sarà nuovamente l’arma vincente del Reich, con soldati corazzati, mech giganteschi e bestie biomeccaniche partorite direttamente dagli incubi più folli degli scienziati tedeschi. Non che ci aspettassimo qualcosa di diverso, anzi, siamo estremamente sollevati dal fatto che non vi sia alcuna svolta eccessivamente cervellotica o moralista: Blazko deve uccidere i nazisti, punto, nel modo più atroce possibile.
Anche sul fronte del gameplay, le novità sono ben poche, e anche qui non parliamo certo di difetti. Wolfenstein è il capostipite degli sparatutto e ha fatto della semplicità di meccaniche la sua forza. In the New Colossus, così come in the New Order, l’unica vostra preoccupazione saranno i proiettili e i medikit, fine. Nessuna copertura, nessuna rigenerazione della vita, nessuna mossa speciale ne tantomeno poteri strani: Blazko è un uomo all’antica, tutto pistole e testosterone. Torna il dual wielding, con la possibilità di imbracciare due armi contemporaneamente per aumentare a dismisura la potenza di fuoco, così come la presenza di parecchie armi diverse, da adattare ad ogni situazione. Nella nostra prova, situata temporalmente a pochi minuti dall’inizio del gioco, il nostro eroe si trovava disteso su di un letto d’ospedale, tutto fasciato ed incapace di muoversi (deja vù, qualcuno?), ma una volta riprese le funzioni base, ovvero respirare e sparare, si è immediatamente adagiato su una sedia a rotelle ed è iniziato il massacro. Questa sottile originalità di gameplay, dove bisognava scegliere se spingere la carrozzina o sparare, ha dato un ottimo ritmo alle fasi di shooting, dove paradossalmente il delirio delle sparatorie era in contrasto con la lentezza dei movimenti del convalescente protagonista. Un ossimoro che ci è piaciuto che, condito con le parecchie cutscenes a cui abbiamo assistito, ci ha regalato un ottimo quarto d’ora. Il gunplay è quello classico della serie, senza fronzoli ed immediato, con centinaia di colpi ed esplosioni che schizzano da tutte le parti, galvanizzandoci non poco. Ottimo il design delle armi e dei nemici finora, con quello stile barocco simil steampunk che a nostro parere ha settato un nuovo standard nel genere. Ancora nessuna novità di rilievo quindi, ma la sua semplicità e la sua immediatezza rendono Wolfestein The New Colossus un titolo su cui non vediamo l’ora di mettere le mani, giusto per il piacere di giocarlo senza troppo impegno. Attenzione a non traviare queste parole: gameplay semplice non significa assolutamente gioco semplice e dall’alba dei tempi Wolfenstein non lo è mai stato.