Si tratta sicuramente di uno dei titoli più attesi degli ultimi anni, God of War Ragnarok arriva a poco più di quattro anni di distanza dal suo predecessore che, per inciso, è riuscito a guadagnarsi il titolo di gioco dell’anno nel 2018 battendo, più o meno giustamente, colossi del calibro di Red Dead Redemption 2. Le aspettative sono altissime, si tratta probabilmente dell’esclusiva Playstation più attesa dall’uscita di The Last of Us Part II. Kratos, ormai da anni nell’olimpo delle icone videoludiche, torna ancora una volta dopo un colpo di scena finale che ci ha lasciati appesi per ben quattro anni. Il Ragnarok è alle porte, la resa dei conti è finalmente arrivata, è tempo di combattere.
God of War Ragnarok: tra aspettative e fantasie
Sin dalla brevissima sequenza post-credit di God of War 2018, nella quale abbiamo assistito ad un alquanto adirato Thor presentarsi alla nostra porta, l’attesa per God of War Ragnarok è cresciuta esponenzialmente di giorno in giorno. La struttura narrativa nel soft-reboot di God of War è riuscita ad incastrare alla perfezione tutti i tasselli di un mosaico meraviglioso, misterioso e ricco di sfumature. I tratti della mitologia norrena restano sconosciuti ai meno appassionati eppure, allo stesso modo in cui il Thor della Marvel è riuscito a comunicare luoghi e personaggi come Asgard, Loki ed Odino, God of War è riuscito a reinterpretare in maniera magistrale una mitologia diversa da quella che ha visto nascere Kratos su Playstation 2, evolvendosi non soltanto dal punto di vista narrativo ma anche in termini di comunicazione con il giocatore, crescendo con lui e maturando una consapevolezza diversa. God of War Ragnarok è una diretta estensione del suo capitolo precedente ed oggi possiamo finalmente parlarvi di tutto quello che abbiamo affrontato durante le decine di ore in compagnia di Kratos e Atreus.
Come avevamo già accennato nel nostro provato delle prime ore di gioco, God of War Ragnarok si propone come un diretto seguito del precedente capitolo. Non stiamo parlando semplicemente delle premesse narrative che andrebbero a ribadire l’ovvio, stiamo parlando dell’intera impalcatura del titolo che viene costruita sulle fondamenta estremamente solide del suo predecessore. Da questo punto di vista, God of War Ragnarok espande, evolve e migliora tutti quegli aspetti fondamentali che hanno reso God of War uno dei titoli più apprezzati degli ultimi anni. Ovviamente, per apprezzare pienamente l’opera di Santa Monica è necessario, non semplicemente consigliato, giocare al capitolo precedente, sebbene il menù principale proponga comunque una sorta di riassunto a grandi linee di quelle che sono stati gli eventi narrati in precedenza, in questo caso si tratta sicuramente di una funzione utile per tutti coloro che hanno portato a termine il gioco quattro anni fa ed hanno bisogno di rinfrescarsi la memoria ma non va minimamente a sostituire il giocato vero e proprio del precedente capitolo. Durante la stesura di questa recensione daremo dunque per scontato che tutte le vicende narrate in God of War siano conosciute ai lettori, personaggi come Freya, Mimir, Kratos e Atreus così come il loro destino vanno infatti a costituire una componente essenziale dell’esperienza di gioco.
La mano del destino
Le prime battute in God of War Ragnarok ci portando dunque al Fimbulvinter scatenatosi, come predetto dagli Jotnar, in seguito alla morte di Baldur. Un freddo e lunghissimo inverno avvolge Midgard ed influenza tutti gli altri regni, preannunciando l’arrivo della fine: il Ragnarok. L’incombenza di un finale apocalittico, capace di distruggere tutti i regni ed i suoi abitanti gioca un ruolo fondamentale nello svolgersi degli eventi. Come già menzionato a più riprese da Freya durante il primo capitolo, una delle ossessioni più importanti di Odino è proprio la profezia degli Jotnar, i giganti, che ha di fatto portato il Padre di Tutti a sterminare l’intera razza pur di evitare tale destino. God of War Ragnarok gioca molto sul concetto di fato, di azioni e conseguenze e analizza in maniera anche molto profonda il rapporto tra uomini, dei e profezie. Le azioni di un singolo sono già scritte e non si può far altro che andare incontro all’inevitabile oppure ogni singolo individuo è in grado di rompere il proprio schema e scrivere la propria storia?
Sulla base di questo dilemma, la crescita di Atreus e la consapevolezza di avere un ruolo determinante all’interno del Ragnarok vanno a costruire un personaggio molto più maturo e ragionato. Atreus non è più un bambino ma non è ancora un uomo, Santa Monica è dunque riuscita a bilanciare i tratti di un personaggio fortemente istintivo, spesso contraddittorio, infantile ma saggio e complessivamente controverso. Atreus, per qualcuno Loki, deve trovare la sua identità, il significato della profezia e capire il peso delle sue decisioni. Allo stesso modo, Kratos, che ricordiamo essere l’unico ad aver intravisto la parte finale della profezia che lo vede morente tra le braccia del figlio, affronta una consapevolezza completamente diversa, quella di andare incontro al suo destino. Kratos è probabilmente il personaggio più stupefacente dell’intera saga e non soltanto perché stiamo parlando del protagonista ma anche e soprattutto perché Santa Monica è riuscita a dipingere uno dei pochi personaggi “veri” del mondo dei videogiochi. Kratos è ormai un uomo decisamente maturo, legato fortemente ad Atreus non soltanto per l’amore che un padre può dare ad un figlio ma per ciò che Atreus rappresenta nella sua vita: un’estensione di Faye, una donna che è riuscito ad amarlo nonostante il suo passato, capace di placare i suoi demoni interiori e di trovare il buono anche in un Dio distruttivo come Kratos. Due strade differenti entrambe agli apici di un percorso di crescita articolato, insidioso e non sempre diretto, Atreus e Kratos vanno a creare un dualismo imperante all’interno di God of War Ragnarok dettando i ritmi della narrazione e lo scorrere degli eventi.
Come avrete avuto modo di intuire, God of War Ragnarok non è un semplice action adventure dove fare a pezzi i nemici senza pensarci troppo, è qualcosa di molto più profondo e riflessivo… che ci permette comunque di fare a pezzi i nemici in maniera brutale. Si tratta della piena evoluzione del reboot diretto da Cory Barlog, un’evoluzione cominciata ancor prima dell’uscita del primo capitolo e che prende le giuste distanze da un passato ormai lontano che, pur restando affascinante, non riesce a rappresentare al meglio tutte le potenzialità dei personaggi. Durante la nostra esperienza ci siamo fermati più volte a riflettere sul percorso di Kratos non soltanto all’interno del suo universo ma anche nel più ampio contesto del mondo dei videogiochi e siamo rimasti piacevolmente sorpresi nello scoprire una maturazione così sfaccettata in God of War Ragnarok. Anche in questo caso non andremo nel dettaglio delle vicende che ci porteranno al finale, quella è un’esperienza che vogliamo lasciare intoccata agli occhi dei giocatori perché affrontare God of War Ragnarok è davvero un’esperienza incredibile, un viaggio che accompagna il giocatore ed i personaggi in un percorso di crescita e maturazione in un contesto creativo davvero senza precedenti.
L’arte della guerra
Cominciamo dunque ad avvicinarci all’impalcatura ludica dell’opera di Santa Monica; come avrete avuto modo di intuire dalla corposa introduzione e dalle prime impressioni pubblicate una decina di giorni fa, God of War Ragnarok è un titolo molto corposo da approcciare in fase di analisi, ricco di sfaccettature, meccaniche ed evoluzioni che spesso vanno a creare un meraviglioso intreccio tra narrativa e gameplay, giustificando in maniera coerente con il mondo di gioco determinate scelte in termini di game design. Ancora una volta il dualismo è imperante, segno importante che la saga di God of War non è più da interpretare come un personale massacro ad opera di Kratos bensì come qualcosa di più maturo e ponderato, una scissione nella narrativa che trova il suo riflesso anche nel gameplay. Sebbene il bilanciamento tra Kratos ed Atreus non sia ancora (a buona ragione, ndr) definibile come 50:50, l’importanza del giovane dio norreno cresce immensamente rispetto al precedente capitolo. Atreus è ora una risorsa quasi fondamentale nel campo di battaglia ed interagisce tramite una rosa più ampia di colpi, interazioni ambientali ed occasionali, vantando inoltre la possibilità di modificare il proprio arsenale al di là del mero aspetto estetico. La crescita di Atreus è dunque un aspetto da prendere in considerazione sia in termini narrativi che ludici. God of War Ragnarok propone infatti diverse occasioni in cui padre e figlio saranno separati dal corso degli eventi e proprio in questi casi va ad introdursi una delle più grandi novità del titolo. Atreus è difatti un personaggio giocabile in tutto e per tutto con un suo sistema di combattimento, di combo ed un sistema di skill-tree dedicato. Durante le sezioni di gioco nei panni di Atreus non potremo fare affidamento su Leviatano e le spade del Caos, incentrando il nostro gameplay sull’arco e sullo scudo magico del giovane Loki, andando così ad impattare pesantemente sull’approccio al gioco ed ai nemici. L’esperienza di God of War Ragnarok riesce a trarre un enorme vantaggio proprio grazie a questa varietà di situazioni che ci porterà ad esplorare attraverso occhi diversi e, in certi casi, accompagnati da personaggi diversi ognuno con le sue abilità e le sue particolarità enfatizzando ancora di più il concetto di sidekick accennato nel primo capitolo. A questo punto entra in gioco una componente fondamentale dell’opera: la ritmica. God of War Ragnarok riesce a mescolare perfettamente i suoi momenti più catartici con la pura esplorazione, le attività secondarie e la costruzione dei nostri personaggi. L’intero mondo di gioco, che ricordiamo essere costituito da tutti e nove i regni, respira all’unisono lasciando la possibilità di staccarsi dalla trama principale quasi in qualsiasi momento riservandosi però la necessità di blindare determinate sezioni di gioco che andranno a costituire un punto di svolta della storia.
Nove regni
Il mondo di God of War Ragnarok si aprirà davanti ai nostri occhi man mano che procederemo nella storia principale. Regno dopo regno e non sempre in circostanze definibili “normali” ci ritroveremo a spasso in tutti e nove i regni che fanno parte di Yggrasill includendo così Asgard, Jotunheim e Vanaheim agli altri regni già conosciuti nel capitolo precedente. In questo caso i viaggi nei regni non costituiranno una semplice estensione della mappa principale nel lago dei nove a Midgard ma, in molti casi, andranno a proporre delle immense sezioni completamente esplorabili ricche di zone segrete ed attività secondarie. Fatta eccezione per un paio di regni, sui quali non vogliamo approfondire per non spoilerare, la maggior parte dei mondi raggiungibili in God of War Ragnarok diventeranno, prima o poi, completamente esplorabili. Una varietà di questa portata riesce a dare una ventata d’aria fresca a tutta l’esplorazione, innestando meccaniche di gioco diverse per ogni regno ed enfatizzando la verticalizzazione dell’esplorazione e del level design verso vette irraggiungibili per il precedente capitolo. God of War Ragnarok da questo punto di vista è davvero incredibile, la varietà tra i regni si riflette in tutti gli elementi che compongono i vari mondi ed ognuno di essi è impattato in maniera diversa dal Fimbulvinter. Ogni mondo è popolato da personaggi secondari con le loro vicende e la loro storia, non si tratta in questo caso di una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’open world e, fatta eccezione per qualche piccolo villaggio, non vedremo nessun NPC scorrazzare per la mappa. Pur essendo meramente ornamentali, gli abitanti di alcuni villaggi riescono a dare quel tocco di vita in più ad un titolo sempre più solitario, ricordandoci che i nove regni sono la casa di innumerevoli creature e razze diverse tra dei, umani, nani, elfi e chissà quali altri esseri. La parola chiave in questo caso è ancora una volta varietà e proprio questa varietà si riflette nella qualità delle attività secondarie di God of War Ragnarok. Al netto delle classiche missioni secondarie date dagli spiriti irrequieti, God of War Ragnarok propone un ventaglio di quest di qualità eccellente che non hanno nulla da invidiare alla trama principale. Sin dal primo viaggio a Svartalfheim, il volume di attività secondarie andrà crescendo, alcune missioni saranno completabili sin da subito effettuando una piccola deviazione e lasciandosi andare all’esplorazione, altre invece richiederanno un playtrough completo prima di poter essere portate a termine. Uno degli aspetti fondamentali delle attività secondarie riguarda il modo in cui vengono proposte, anche le più banali fetch-quest non sono altro che un piccolo espediente di design per favorire l’esplorazione di una particolare parte di mappa, aprendo nuove vie e lasciando che il giocatore esplori ogni singolo anfratto di un determinato regno. Le ricompense, anche in questo caso sono molto ghiotte e vanno a collegarsi con un punto fondamentale dell’esperienza di God of War Ragnarok: la costruzione del personaggio.
Sospesi tra action e gdr
La deriva ruolistica di God of War Ragnarok, cominciata con il precedente capitolo, pur non sfociando nella possibilità di interagire direttamente con la trama, va ad influenzare il modo di approcciarsi al titolo. Ora più che mai le statistiche sono importanti e possono determinare un intero stile di combattimento. Tra attacchi runici, attacchi elementali, a distanza e chi più ne ha più ne metta, i numerosi set di armature, gli incantesimi ed i cimeli disponibili in God of War Ragnarok aprono gli orizzonti ad un gameplay che si presta molto al cambiamento. Tante piccole novità che rinfrescano l’esperienza di gioco e ci ricordano che non stiamo giocando ad un semplice “more of the same” del precedente capitolo ma ad un seguito che si espande in ogni direzione ed in maniera costante. Determinati boss andranno affrontati con più cautela, altri scontri saranno invece dettati dalla pura potenza di attacco, altri ancora saranno molto più approcciabili utilizzando i poteri elementali e sfruttando le vulnerabilità dei nostri avversari e proprio in questo frangente entra in gioco la possibilità mutare il proprio stile di gioco in funzione delle varie situazioni. Tra le numerose novità che riguardano il sistema di combattimento spicca sicuramente la furia di Kratos ovvero la classica modalità speciale attivabile premendo R3+L3. La furia di Kratos potrà effettivamente essere modificata per ottenere diversi effetti, dalla classica furia di sparta che ci farà entrare in uno stato di pura rabbia fino ad arrivare ad una vera e propria cura da utilizzare nelle fasi più difficili di un combattimento. Molto più veloce, responsivo ed aperto, il sistema di combattimento di God of War Ragnarok va a smussare quegli angoli lasciati un po’ grezzi nel capitolo precedente e che costituivano di fatto uno dei più grandi limiti dell’opera di Santa Monica. God of War Ragnarok ci permetterà infatti di interagire direttamente con il nostro scudo, applicando diversi effetti non soltanto alle parate ed ai cosiddetti “parry” ma anche agli effetti offensivi di spezza-guardia proponendo una gamma di scudi moderatamente vasta da potenziare a nostro piacimento. Anche in questo caso la sinergia con il nostro compagno sarà fondamentale per superare le prove più ardue e, come accennato in precedenza, God of War Ragnarok ci permette di sfruttare in maniera molto più attiva il nostro accompagnatore che avrà a disposizione ben due tipi di frecce, alcuni attacchi speciali e fino a tre slot riservati agli incantesimi da utilizzare per modificare alcune abilità.
A spasso per il mondo
A prescindere dall’incredibile qualità narrativa del titolo, God of War Ragnarok vive dell’esplorazione dei suoi ambienti e delle sorprese che questi riescono a riservarci. Accompagnati dall’ormai fraterno Mimir, pronto a raccontarci ancora una volta le sue storie, esplorare i mondi di God of War Ragnarok non sarà mai noioso e quel pizzico di metroidvania che andrà a giustificare il backtracking verso alcuni punti non sempre esplorabili durante la prima visita assumeranno un carattere completamente diverso. Il ruolo di Mimir in questo caso è fondamentale, la testa del dio norreno sarà sempre pronta per riempire i momenti di silenzio riuscendo a cogliere l’occasione per rafforzare ancor di più il legame non soltanto tra i personaggi ma anche e soprattutto tra il giocatore ed il mondo di gioco. Le fasi di esplorazione, siano esse in barca o su slitta trainata da lupi o altre creature vanno anch’esse a valorizzare immensamente la presenza di un compagno al nostro fianco proponendo diversi espedienti di level design che ci chiederanno di utilizzare determinate abilità elementali in combinazione con le armi di Kratos per raggiungere nuove aree di gioco. Il valore dell’esplorazione dei vari mondi assume dunque un carattere di importanza cruciale all’interno dell’economia del gioco, vogliamo enfatizzare particolarmente questo concetto. God of War Ragnarok non è un titolo da giocare solo per la sua missione principale, bisogna abbracciare tutti e nove i regni per poter apprezzare alla perfezione la qualità del lavoro di Santa Monica. Non stiamo dicendo che ogni giocatore deve puntare necessariamente a raggiungere il 100% di completamento ma seguire esclusivamente la storia principale potrebbe precludere l’esplorazione di intere e vastissime aree di gioco contenenti non soltanto collezionabili ed appunti ma intere storie capaci in alcuni casi di modificare addirittura la mappa di gioco, attività secondarie, boss di varia natura e potenziamenti che, anche nel corso della storia principale, potrebbero essere fondamentali per andare avanti senza troppe difficoltà. Toccando proprio il tasto della difficoltà abbiamo scelto di avvicinarci a God of War optando per l’esperienza bilanciata ovvero a difficoltà “normale” e, al netto di alcuni combattimenti durante le fasi finali, il titolo si propone con un grado di difficoltà non particolarmente impegnativo, spingendo il giocatore ad alzare un po’ l’asticella per mettersi alla prova. Il discorso cambia drasticamente di fronte ai boss facoltativi che, sulla falsa riga delle Valchirie del precedente capitolo, sono capaci di mettere in seria difficoltà anche il giocatore più accanito. Durante la nostra analisi abbiamo incontrato diversi boss facoltativi decisamente più forti rispetto ai nemici appartenenti alla storia principale, la particolarità del senso di sfida è data dal fatto che raramente i nemici incontrati sono semplicemente troppo forti, spesso e volentieri bisogna semplicemente approcciare il combattimento in maniera diversa per risolvere il level gap tra il nostro equipaggiamento e la forza dell’avversario. In altri casi, ad avvertirci della nostra ingenuità ci penserà un bel teschio sulla barra della salute dei nemici, in quel caso è meglio lasciar stare e tornare a combattere più avanti.
Un gioco per tutti
A cura di Alberto Rossi
God of War Ragnarok segue quanto di buono fatto in ambito accessibilità dalle recenti produzioni appartenenti ai PlayStation Studios, Sony Santa Monica Studio che ha infatti deciso di rendere questo nuovo capitolo di God of War ancora più accessibile, inserendo in questo oltre sessanta opzioni di accessibilità.
Partiamo quindi con il dire che il team di sviluppo americano ha riprogettato l’intera interfaccia utente del titolo così da consentire una maggiore flessibilità e leggibilità, oltre a permettere l’ormai immancabile possibilità di rimappare da zero tutti i pulsanti del controller. Come confermato qualche giorno fa dallo stesso director, Eric Williams, il team di sviluppo di Santa Monica ha lavorato duramente per far sì che God of War Ragnarok fosse giocabile da praticamente tutti i videogiocatori, abbracciando non soltanto quelli più esperti ed abili pad alla mano ma anche quelli meno capaci, non per forza di cose a causa problemi di natura fisica.
Difatti grazie alle tante funzioni di accessibilità inserite nella nuova esclusiva Playstation 4 e Playstation 5, portare a termine il viaggio di Kratos ed Atreus in quel di Midgard e dintorni sarà un’impresa alla portata di tutti, considerata la possibilità di personalizzare la propria esperienza di gioco in base a specifiche esigenze. Nel farvi qualche semplice esempio, non possiamo che segnalare la possibilità di far correre in modo automatico Kratos, oppure ancora di far raccogliere automaticamente al Dio della Guerra greco ogni drop disseminato sul terreno di gioco, senza che si debba premere alcun tipo di pulsante. In questo modo quindi l’esperienza di gioco diventa più fluida ed accessibile per chi è meno avvezzo ai videogiochi.
Ovviamente Santa Monica Studio ha inserito nel gioco anche tutta una serie di opzioni che permettono di aumentare la dimensione dei sottotitoli e di inserire o meno uno sfondo dedicato per migliorarne la leggibilità. Non mancano le didascalie sia ai filmati che al gameplay, per permettere a chiunque di poter comprendere fino in fondo ciò che accade a schermo, anche quando l’azione si fa più frenetica e quindi un po’ più difficile da seguire.
Insomma sì, con questo piccolo paragrafo abbiamo soltanto scalfito la superficie per quanto riguarda le tantissime opzioni di accessibilità presenti in God of War Ragnarok, ma vi basti sapere che anche sotto questo punto di vista l’ultima opera di Santa Monica si pone come l’eccellenza assoluta, introducendo al suo interno tutte, o quasi, le funzioni che abbiamo visto nelle altre opere Playstation come The Last of Us: Parte I e II, ponendosi di conseguenza come il capitolo di God of War nettamente più accessibile di tutti.
La potenza degli elementi
Fuoco, Ghiaccio, vento e fulmini. Uno dei più grandi dubbi sulla qualità di God of War Ragnarok riguarda la sua natura cross-gen. God of War Ragnarok è infatti in arrivo sia su Playstation 4 che su Playstation 5, questa duplice natura potrebbe lascia pensare che, da un punto di vista tecnico, il titolo di Santa Monica non rispetti pienamente gli standard dell’ormai current gen. Nulla di più sbagliato, God of War Ragnarok è un titolo meraviglioso da vedere e, pur non alzando l’asticella della resa grafica come altri titoli sono invece riusciti a fare, propone un taglio artistico davvero incredibile ed un design degli ambienti fuori da ogni scala. L’intero titolo è narrato ancora una volta in piano sequenza con cutscenes in-engine che passano direttamente al gameplay preservando tutta la bellezza della resa grafica del titolo di Santa Monica. Durante la nostra prova su Playstation 5 abbiamo voluto provare le varie modalità grafiche preferendo il frame-rate alla risoluzione. Sono disponibili infatti due modalità grafiche, la modalità qualità a 4K e target a 30 FPS, la modalità performance con un frame-rate che punta ai 60FPS oscillando dai 1440p ai 2160p, in entrambi i casi è possibile attivare una modalità “frame-rate alto” che va ad influire sulle due modalità grafiche principali portando la modalità risoluzione fino a 40FPS ma scalando la risoluzione fino a 1800p dai 4K nativi e sbloccando il frame-rate della modalità performance ma sacrificando la risoluzione in 4K scendendo a 2K, in entrambi i casi è possibile attivare il VRR per migliorare ancora di più il frame-rate. L’esperienza di gioco su Playstation 5 diventa dunque fluida, scorrevole ed incredibilmente solida, accompagnata da un taglio artistico davvero impareggiabile. God of War Ragnarok, analizzato dal punto di vista della creatività, racchiude un concentrato di ambientazioni davvero incredibili che valorizzano non soltanto la qualità dei mondi di gioco ma anche la sua immensa varietà che riesce a dare un respiro molto ampio all’intera opera. Cross-gen, dunque, ma fino ad un certo punto. Il cuore di God of War Ragnarok pulsa sicuramente su Playstation 5 grazie anche all’implementazione del feedback aptico del DualSense che, pur non riservando incredibili sorprese, riesce a dare una sensazione di solidità decisamente interessante. Resta purtroppo qualche residuo di old-gen nel momento in cui si vanno a scoprire gli altarini su alcuni “trucchetti” introdotti per nascondere eventuali tempi di caricamento, sono infatti diverse le sezioni in cui i nostri personaggi strisceranno in un cunicolo o si infileranno in una fessura per accedere a determinati luoghi, mascherando così il caricamento necessario delle varie aree. La versione testata, ovvero quella Playstation 5, non soffre i caricamenti e lo stesso spostamento tra i regni risulta essere abbastanza rapido.
In termini di longevità, God of War Ragnarok saprà impegnarvi per almeno 30-35 ore per portare a termine la campagna principale ed esplorare in maniera leggera i vari mondi, il monte ore sale vertiginosamente raggiungendo anche le 50-60 ore qualora si decida di andare verso il completamento. Una longevità sicuramente più lunga rispetto al precedente capitolo in un mondo sicuramente più grande e denso di attività, sfide e boss opzionali.
La chiusura perfetta
Avvicinandoci al finale della nostra recensione, ci guardiamo indietro e vediamo un’opera completa, profonda, variegata e mai noiosa. Capace di stupire costantemente, God of War Ragnarok può definirsi un capolavoro davvero colossale. God of War Ragnarok inciampa in pochissimi elementi, uno dei quali è rappresentato da alcuni personaggi forse non valorizzati abbastanza. Abbiamo cercato in ogni modo di rendere questa recensione immune agli spoiler e così abbiamo deciso di chiuderla per non privare i lettori di qualsiasi sorpresa, tuttavia, la qualità dei dialoghi di alcuni personaggi come Odino a volte mancano dell’epicità che ci si può attendere dal dio più importante della mitologia norrena rompendo, anche solo per un attimo, una magia altrimenti indistruttibile. God of War Ragnarok ha creato delle aspettative immense nei confronti di personaggi come Thor, quest’ultimo è davvero perfetto in ogni sua forma, tanto da farci desiderare di giocare nei suoi panni un giorno o l’altro. Anche in questo caso, nonostante la caratterizzazione praticamente perfetta, avremmo voluto più spazio per il personaggio che, nonostante l’epicità, non rappresenta il perno centrale sul quale ruota la storia e resta marginale al netto di alcune sequenze davvero fuori di testa.
In conclusione, siamo di fronte ad un capolavoro che è riuscito a prendere una saga quasi ventennale, rimodularla in prima battuta e renderla eterna nella seconda. God of War Ragnarok non è perfetto ma ci va molto vicino. La sinergia tra narrativa e gameplay, meccaniche di gioco, scrittura dei personaggi e caratterizzazione dell’intero universo è davvero una delle più intense mai viste negli ultimi anni. Agli occhi di molti sarà l’ennesimo blockbuster ma possiamo dire senza troppi indugi che God of War Ragnarok riesce a comunicare molto di più di un “semplice” dio greco che fa a pugni con i vichinghi. Si tratta di una storia fatta di crescita, evoluzione, maturazione e soprattutto debolezza. Per la prima volta dopo tanto tempo, un videogioco del calibro di God of War Ragnarok riesce a proporre personaggi “umani” e dunque non sempre coerenti, spesso in contraddizione e di certo non perfetti. Kratos ed Atreus non sono gli eroi senza macchia che salvano il mondo, God of War Ragnarok dipinge infatti il rapporto tra un padre ed un figlio che imparano dai propri errori ma non dimenticano di averli commessi, crescendo insieme al giocatore in un legame indissolubile che va oltre la genitorialità ma guarda in faccia il destino e decide di riscriverlo, fin dove possibile. God of War Ragnarok può sicuramente ambire al titolo di gioco dell’anno, consacrando così la qualità indiscutibile di uno dei reboot più riusciti della storia dei videogiochi. Non sappiamo se il futuro ci riserverà altre avventure ma se questo dovesse essere il nostro ultimo appuntamento con Kratos e con God of War, non possiamo che dirci più che soddisfatti.
La recensione in breve
God of War Ragnarok riesce a soddisfare pienamente le altissime aspettative proponendosi come un sequel riuscito dal ritmo incalzante e ben cadenziato. Una diretta e completa evoluzione del precedente capitolo, capace di espandersi in ogni direzione, migliorare, evolversi e prendere le giuste distanze consacrando definitivamente un soft-reboot epocale che riscrive il linguaggio di God of War nel firmamento videoludico. God of War Ragnarok è un capolavoro di altissima caratura macchiato da lievissime ombre che riguardano un comparto tecnico non sempre ai limiti della meraviglia ed alcune linee di dialogo spesso dissonanti con il resto dell'ottima caratterizzazione dei personaggi. Si tratta sicuramente di uno dei titoli più validi degli ultimi anni e probabilmente il miglior videogioco del 2022.
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Voto Game-Experience