Facciamo un piccolo gioco. Quali sono le caratteristiche principali di una produzione indipendente in questi anni 2000? Se avete risposto direzione artistica eccezionale e difficoltà superiore alla media ci avete preso in pieno. La tendenza non sembra arrestarsi e siamo pieni di esempi del genere, dato che per emergere dall’infinito marasma di piccole produzioni, gli studi devono colpire duro con tutto quello che hanno a disposizione, in questo caso una giocabilità che rasenta l’odio perpetuo e un comparto artistico che rimanga impresso nella mente a breve termine dei videogiocatori moderni. Original Journey di Bonfire Studio non fa assolutamente eccezione, dandoci in pasto un titolo difficile e snervante, anche se non privo di mordente, e con una componente visiva davvero ricercata, che da sola ha il difficilissimo compito di tenere insieme l’intera produzione.
La guerra delle sfere
La premessa narrativa può sembrare banale, se non fosso per i protagonisti di questa storia, ovvero gli alieni Ato. Questi bizzarri esserini di forma sferica devono trovare al più presto una nuova casa per la lor gente e affidano questo gravoso compito alle forze di esplorazione spaziale, veri e propri eroi sferoidi che nelle loro tute da combattimento dovranno trovare il posto giusto per potersi stabilire. Peccato che il pianeta incontrato sia pieno zeppo di mostri aggressivi e altri nemici degli Ato, rendendo l’esplorazione decisamente più letale del previsto. Il vostro compito come recluta sarà quello di aiutare l’esplorazione, scalando i ranghi dell’organizzazione recuperando più materiale possibile, di modo da garantire un futuro alla vostra razza. Una trama vista e rivista, ma che con gli Ato protagonisti assume dei toni tragicomici, quasi surreali, vista l’innata simpatia che questi esseri ispirano, complice soprattutto lo stile artistico che sembra disegnato a matita su un foglio di carta, a metà tra l’artigianale e il retrò.
La mira, questa sconosciuta
Il concetto di fondo di Original Journey è abbastanza semplice: si tratta di uno shooter in 2D a schermo fisso in cui bisogna eliminare tutti i nemici prima di procedere al passaggio successivo. Sia gli stage che il nemici saranno determinati in maniera randomica e di difficoltà crescente per ognuno degli stage in questione, prima di passare ad un’ambientazione totalmente differente. Il combattimento è un ibrido tra uno shooter classico schermata e un tower defence, anche se lievemente atipico. Avrete a disposizione due armi con cui fare fuoco con proiettili limitati che non si ricaricano tra uno stage e l’altro e una serie di torrette da piazzare sulle aree di missione, stando ben attenti a scegliere il posizionamento e soprattutto a recuperarle una volta distrutti tutti i nemici, dato che una volta perse non potranno essere rischierate a meno che non si torni alla base. I nemici avranno attacchi più disparati, simili addirittura ai bullet hell più tradizionali, mentre saranno presenti numero ostacoli naturali sulle mappe proprio per rendervi la vita un vero inferno. Ne consegue che ogni stage sarà una frenetica lotta contro gli alieni che punta a spingere al limite le vostre capacità e i vostri riflessi, riuscendo nell’intento di risultare anche stimolante per le prime ore, se non fosse per la gestione frustante e assolutamente casuale del fuoco. E’ impossibile stabilire la traiettoria dei colpi del nostro protagonista, costringendovi a sparare a caso per tutta la missione nella speranza di colpire il nemico, soprattutto con armi tipo il lanciagranate. Ne consegue una lotta praticamente randomica, in cui si sprecano più proiettili del dovuto, costringendovi ogni volta a tornare alla base e sperare in una sequenza di livelli e nemici più accondiscendente. E’ sicuramente una scelta voluta, ma abbiamo a che fare con nemici volanti o che si muovono in maniera imprevedibile, e per questo un tale sistema di shooting risulta del tutto inadeguato a gestire una situazione del genere. E’ innegabile che comunque una volta presa la mano la situazione migliora leggermente, ma l’impatto è comunque estraniante, e non capiamo proprio il perché di questa scelta, se non per tentare di rendere il tutto ancora più complesso.
Spara, raccogli, ripeti
Non che ce ne fosse bisogno comunque, visto che di per se Original Journey è comunque un titolo che richiede dedizione e pazienza. Il procedere tra i vari stage è scandito dalla quantità di munizioni e di vita che vi rimangono, che vengono ripristinati solamente se sul campo si riescono a trovare power up necessari oppure se tra un livello e l’altro compariranno delle provviste. Conquistare il loot sarà l’unico modo per potenziare il vostro equipaggiamento, indispensabile per sopravvivere nei livelli più avanzati, ma se si muore, il proprio bottino rimarrà nel livello in questione, costringendovi a recuperarlo una volta tornati al punto della propria morte. Se si muore ovviamente tutto verrà perso, così come se si torna alla base prima di aver raggiunto il punto di recupero, rendendo vani i vostri sforzi. Va da se che quindi il grinding è una elle componenti preponderanti di Original Journey, con una necessità di recuperare pezzi e tornare alla base praticamente impossibile da aggirare. La componente randomica aiuta un po’ a spezzare questo circolo vizioso, ma parliamo pur sempre di una meccanica molto ripetitiva, che o si ama o si odia. Anche la quantità necessaria per fare degli upgrade più potenti non è certo minima, quindi i viaggi tra i livelli e la base saranno frequentissimi, soprattutto se non volete rischiare troppo (e considerando quanto si perde vita facilmente, vi conviene non esagerare mai).
Quello che regge l’intera produzione è come già detto il comparto artistico del gioco, strutturato come un gigantesco disegno a matita che rende tutto decisamente più sopportabile e anche piacevole alla vista. Ottimi gli effetti, sempre disegnati in maniera superba, così come l’accattivante colonna sonora, che accompagna degnamente l’azione senza scadere troppo nel ripetitivo. Peccato quindi per i controlli, che se tastiera risultano decisamente inadeguati, un po’ meno su controller, ma che comunque danno troppa importanza alla componente randomica della direzione dei colpi. Sparare 5 granate e vedere che una sola colpisce il bersaglio, a parità di tutti i fattori, non è realismo, è crudeltà.
PRO:
- Comparto artistico eccellente
- Livelli randomici che mitigano la ciclicità dell’azione
- Gli Ato sono adorabili
CONTRO:
- Frustrante e purtroppo ripetitivo
- Gestione del fuoco delle armi imprecisa
- Grinding dipendente
Versione testata: PC
Voto: 6