Arriva dalla russia un progetto già in cantiere da più di un anno, Escape From Tarkov è un titolo ambizioso, forse troppo, siamo riusciti a mettere le mani sulla beta a numero chiuso e abbiamo assaporato il gusto amaro di quello che sembra essere il primo simulatore di guerra impostato come MMO.
Anche solo basandosi su dei semplici video, è difficile individuare un genere preciso in Escape From Tarkov. La fortissima componente shooter potrebbe ingannare l’occhio meno attento, rischiando di passare come il classico FPS ambientato in russia nel quale far fuori quei cattivoni di nome Dimitri. Nulla di più sbagliato.
Escape From Tarkov è un progetto enorme e ambizioso che ha saputo conquistare il suo pubblico anche senza esplodere in termini puramente mediatici. La sua natura simulativa, quasi maniacale, ci mette nelle condizioni di dover sopravvivere in territorio ostile senza il benchè minimo aiuto, affidandoci soltanto al nostro istinto e al nostro equipaggiamento. Il progetto originale di Escape From Tarkov si presentava come una sorta di MMORPG con una forte componente FPS sebbene gli sviluppatori abbiano precisato più volte che anche l’aspetto narrativo non sarà lasciato indietro. La versione del titolo che abbiamo provato rispecchiava in piccola parte le promesse e le prospettive dei ragazzi di BattleState Games mettendo subito in risalto un gameplay preciso, pensato e strategico senza però mostrare gli aspetti più “succosi” del progetto. Ma andiamo con ordine, Escape From Tarkov è un titolo complicato da approcciare con saggezza e mente aperta. Le sue meccaniche da survival riescono perfettamente a convivere con la sana dose di azione non troppo frenetica traducendo un gameplay apparentemente spoglio in una sfida continua anche senza avversari a schermo. Durante la fase di beta a numero chiuso ci siamo trovati con un semplice obiettivo: scappare dalla città o dalla zona in tempo e cercare di portare a casa la pellaccia.
Viene ancora a mancare dunque quella componente da MMO e Open World ancora in cantiere, sezionando il mondo di gioco in diverse mappe che, pur essendo estese, sono divise tra loro in modo permanente. Una delle peculiarità più interessanti di Escape From Tarkov riguarda la centralità dell’equipaggiamento e l’impatto che esso può avere non soltanto nell’economia del gioco ma anche in fase di premeditazione. Sarà infatti possibile scegliere l’equipaggiamento da portare in missione prima di lanciarsi in territorio ostile, con una dura ed estrema premessa: in caso di morte tutto è perduto. La versione che abbiamo avuto modo di provare ci ha dato accesso ad una quantità discreta di equipaggiamento, tra armi, medikit e indumenti nonché una cospicua somma di denaro e vi assicuriamo che tenere stretto il proprio equipaggiamento non è cosa semplice.
Strutturato in modo similare a Playerunknown Battlegrounds, ci ritroveremo a dover combattere per la nostra vita contro altri giocatori intenti a fare la stessa cosa. Escape From Tarkov si trova ad uno stadio più embrionale però e non mette insieme più di otto giocatori per volta e proprio per questo ci ritroveremo da soli per la maggior parte del tempo, consapevoli che un singolo colpo può fare la differenza tra la vita e la morte.
Ciò che più colpisce quando si gioca, mouse e tastiera alla mano, ad Escape From Tarkov è la precisione e il grado di realismo del titolo. Escape From Tarkov punta ad essere il simulatore di guerra più avanzato e propone un sistema balistico veramente eccezionale che spinge il giocatore a centellinare ogni colpo sparato usando la propria testa prima di premere il grilletto, Una gamma incredibile di personalizzazioni e di oggetti conferisce ad Escape From Tarkov una varietà davvero impressionante, la gestione stessa dell’inventario, in particolare quella delle armi è qualcosa di davvero sbalorditivo e ci permette di operare al meglio delle nostre possibilità in qualsiasi situazione. Le armi sono il perno centrale, capaci di fare la differenza e personalizzabili in ogni loro parte, dalle classiche mod come mirini e impugnature fino ad arrivare al telaio stesso dell’arma.
Escape From Tarkov riesce a trasmettere al giocatore la pressione e lo stress, proponendo un’esperienza di gioco tesa in ogni suo momento e, sebbene la maggior parte del tempo lo si spenda in totale solitudine, la consapevolezza della presenza stessa del nemico riesce a portare con se un peso enorme soprattutto in relazione al rischio di perdere tutto il proprio equipaggiamento per sempre.
Fortunatamente esiste anche una modalità in single player che, pur non dando vantaggi al giocatore, gli permette di imparare le meccaniche di base del titolo senza il rischio di perdere nulla mettendo però in campo un’iA spesso inadeguata che finisce per non rispecchiare il comportamento dei giocatori veri. La componente RPG di Escape From Tarkov si sviluppa per mezzo di un sistema di esperienza che viene conferita al giocatore sia in caso di vittoria che di sconfitta e permette di assegnare dei punti abilità riguardanti non solo i parametri principali come punti vita e stamina ma anche le qualità da soldato come una mira più stabile o la possibilità di trattenere il fiato per un periodo di tempo più lungo. Come abbiamo accennato in apertura, il lato MMORPG sembra essere quello più acerbo in questa fase di sviluppo mentre tutto quello che riguarda il gameplay, in particolare il gunplay ci ha lasciati veramente a bocca aperta.
Sebbene le mappe di Escape From Tarkov non riescano ad imporre la loro identità, complice un taglio artistico post-apocalittico che non offre niente di nuovo all’industria dei videogiochi, tutte le mappe disponibili finora si sono rivelate ben differenziate tra loro, richiedendo uno spirito di adattamento capace di modificare radicalmente l’approccio al gioco. Nella foresta cercheremo di mantenere le distanze dagli altri giocatori senza correre il rischio di trovarci in mezzo agli alberi muniti di armi a corto raggio mentre in una fabbrica opteremo per un equipaggiamento volto più alla guerriglia che al combattimento a distanza, andando a prediligere armi a corto-medio raggio come fucili a pompa o mitragliette.
Ogni partita di Escape From Tarkov inizia quindi con una scommessa, ogni oggetto portato con se in battaglia può essere vitale ma può andar perso e proprio per questo esiste l’assicurazione sugli oggetti che portiamo con noi, pagando una determinata somma di rubli ( moneta russa e del gioco ) sarà possibile assicurare gli oggetti persi in modo da riaverli in futuro. Escape From Tarkov si presenta dunque come una battaglia tra la vita e la morte e magari dopo aver vagato per ore ed ore tra le lande desolate riceveremo un colpo in testa da un cecchino, ricominciando tutto da capo. Ma è anche questo il bello perché una volta il cecchino potreste essere voi e il vincitore di questa battaglia su larga scala porta a casa un bel bottino fatto delle spoglie dei suoi nemici.
Escape From Tarkov ci ha lasciato dunque molto fiduciosi per il futuro, staremo a vedere come i ragazzi di Battlestate implementeranno le componenti attualmente mancanti come quella MMO e la narrativa attualmente assente. Fino a quel momento ci troviamo di fronte ad un ottimo simulatore balistico capace di regalare emozioni forti in un clima di perenne tensione.
Aspettative:
- Estremamente dettagliato
- Grandissimo livello di personalizzazione
- Balistica dei colpi incredibile
- Complicato, a tratti pesante, ma emozionante
Dubbi:
- Ancora troppe lacune su punti fondamentali dell’opera
- Può davvero frustrare i giocatori
- Lobby ancora troppo piccole
- Un po’ di azione in più non guasterebbe