Sony ha chiesto proprio in queste ore il rigetto di una potenziale azione legale collettiva per presunta discriminazione di genere, che ricordiamo essere stata intentata l’anno scorso direttamente da un ex dipendente del colosso giapponese.
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, lo scorso novembre l’ex analista della sicurezza IT di PlayStation, tale Emma Majo, ha affermato che Sony ha “violato volontariamente” le leggi sul lavoro “pagando intenzionalmente, consapevolmente e/o deliberatamente le donne meno degli uomini per un lavoro sostanzialmente uguale o simile“
Come se non bastassero questi “livelli di retribuzione più bassi“, alle donne sono state “negate le promozioni“, sempre stando a quanto affermato da Majo. L’ex dipendente ha poi continuato affermando che queste “prassi, politiche e procedure occupazionali discriminatorie sono stabilite e implementate centralmente ai più alti livelli di Sony“.
Sony nega le accuse di discriminazione sessuale
In risposta a queste importanti accuse, Sony ha affermato di “negare categoricamente” le accuse formulate nell’azione collettiva proposta e ha chiesto ufficialmente il suo rigetto.
Qui sotto trovate la risposta a questa importante accusa da parte del colosso giapponese:
“Nonostante l’ampia portata della sua causa, le accuse in cui SIE nega categoricamente, [Majo] non riesce a sostenere i fatti a sostegno né delle sue affermazioni individuali né delle affermazioni delle classi di donne ad ampio raggio che cerca di rappresentare. [Lei] non riesce a identificare una singola politica, pratica o procedura presso la SIE che avrebbe costituito la base di qualsiasi discriminazione intenzionale diffusa o avuto un impatto discriminatorio sulle donne“.
A questo punto non ci resta che attendere e vedere l’evolversi di questa delicata situazione, ricordando come questa proposta di azione legale contro PlayStation segue la segnalazione di molestie sul posto di lavoro in aziende del settore dei videogiochi, con Activision Blizzard, Ubisoft e Paradox tutti sotto i riflettori.