Mancano pochi giorni al debutto nelle sale italiane per quello che è uno dei film più chiacchierati dell’anno dopo Spiderman: No Way Home. Matrix Resurrections riprende le redini di una delle saghe più avvincenti di sempre, un’icona che ha saputo segnare più di una generazione. In questo speciale cercheremo di analizzare, da profani del cinema, le ultime gesta di Neo ed il conseguente destino della serie, ovviamente senza spoiler.
Il cucchiaio non esiste
Partiamo col piede giusto e mettiamo le cose in chiaro sin dall’inizio, Matrix è una saga controversa. Sebbene il primo film della trilogia sia praticamente perfetto, Matrix Reloaded e, in misura maggiore, Matrix Revolutions, sono stati più volte messi in discussione e criticati anche pesantemente nel corso degli anni. Matrix Resurrections ha dunque l’arduo compito di riprendere le vicende abbastanza conclusive del finale di Matrix Revolutions per portare avanti un nuovo filone narrativo ma intanto nel mondo reale sono passati quasi vent’anni.
Filosofico, profondo ma allo stesso tempo ricco di azione, avanguardista in termini di effetti speciali e dalla trama semplicemente geniale, logica e fortemente introspettiva, Matrix è ormai culto. Una fanbase che non conosce limiti di età o nazionalità che conosce a memoria le battute iconiche dei film e ne apprezza le sfaccettature più infintesimali, questo potrebbe essere il più grande nemico di Matrix Resurrections e, forse, anche il mio.
Portare a termine opere di questo genere non è semplice ed i risultati difficilmente saranno soddisfacenti, per questo motivo, dopo aver fatto un rewatch canonico della trilogia, mi sono avvicinato a Matrix Resurrections senza troppe pretese, chiedendo a qualche divinità la grazia non di avere un nuovo capolavoro tra le mani ma quantomeno di limitare il più possibile i danni. Tuttavia, come spesso accade, le divinità non mi danno ascolto (e, dopo Dark Souls hanno anche ragione, ndr), perché Matrix Resurrections è quanto di più terribile potesse accadere alla serie. Il mio desiderio è quello di evitare il più possibile gli spoiler sebbene alcune dei più grandi abomini partoriti dalla mente di Lana Wachowski sia uno degli spoiler finali, pertanto mi limiterò a stuzzicare la vostra curiosità quando vi dico che ci sono un paio di momenti in cui ho quasi spento tutto ed abbandonato la visione. Matrix Resurrections è un film che si trascina dietro un’eredità irraggiungibile e trasforma anche il piacevole fanservice in qualcosa di forzato, di riempitivo e, tristemente, rende tutti i riferimenti alla trilogia originale gli unici momenti veramente godibili della pellicola.
È inevitabile
Matrix Resurrections è a tutti gli effetti un sequel di Matrix Revolutions, nella nuova versione di Matrix Neo e Trinity non si conoscono e vivono la loro vita in maniera “normale” ma si renderanno conto ben presto che qualcosa non va. Davvero non riusciamo ad essere più stringati di così parlando della trama. Oltre a Neo e Trinity, Matrix Resurrections sarà il palco scenico di personaggi che abbiamo imparato a conoscere, personaggi importanti come Morpheus e l’agente Smith, entrambi vittima di un recast davvero abominevole che, da solo, avrebbe dovuto provocare la cancellazione totale del progetto. Tra i punti più critici della pellicola troviamo la qualità stessa della recitazione, Jonathan Groff non riesce a vestire minimamente i panni di Smith e la voragine prestazionale in un paragone con Hugo Waeaving si fa ancora più marcata quando, oltre ai problemi di recitazione, la qualità dei dialoghi rasenta la commedia.
Matrix Resurrections è un’autocelebrazione esagerata, stucchevole e nostalgica di qualcosa di meraviglioso ma non è questo il problema, Matrix Resurrections cerca in maniera disperata e goffa di stupire lo spettatore andando a toccare le colonne portanti della trama originale, riscrivendo, scombinando e stravolgendo quella che è, per me, una delle idee più geniali degli ultimi vent’anni. La prima metà del film non presenta quasi nessuna scena di azione, lo scopo è quello di preparare lo spettatore per il momento in cui tutto si schiarisce e si delinea ma, nel farlo, si presenta sullo schermo un’accozzaglia di flashback poco contestualizzati, dialoghi di scarsa levatura e sezioni decisamente noiose. Il problema vero arriva però durante la seconda metà del film, quando le cose cominciano a movimentarsi.
Addio, Mr. Anderson
Uno dei miracoli compiuti da Matrix è senza dubbio quello di essere riuscito a conciliare una trama profonda con le dinamiche tipiche dei film d’azione, proponendo effetti speciali ai tempi impensabili alternati da dialoghi magnetici, perfetti. Matrix Resurrections in qualche modo riesce ad essere peggiore dei predecessori anche da un punto di vista prettamente tecnologico. La qualità dei combattimenti non soltanto è inferiore ma risulta essere svogliata, priva di quella spettacolarità e meraviglia che ha saputo muovere le vicende della trilogia originale. I personaggi entrano in Matrix senza alcun timore e si gettano in fiumi di proiettili e sparatorie come se nulla fosse, protetti da un plot armor che solo l’eletto poteva prima vantare. Gli unici momenti piacevoli risultano essere, ancora una volta, quelli in cui si fa riferimento ai film precedenti. Matrix Resurrections non si limita ad essere un brutto Matrix ma persevera e diventa un brutto film. Le conversazioni con l’Oracolo o il Merovingio, quest’ultimo letteralmente distrutto da un cameo davvero imbarazzante di Lambert Wilson, sono solo un lontano ricordo. A sostituirle troviamo Neil Patrick Harris che crede di essere ancora in How I Met Your Mother, portando con sé una performance oggettivamente buona ma completamente fuori dal contesto di Matrix, limitandosi a scimmiottare discorsi sulla natura umana con una semplicità eccessiva, condita da termini poco consoni ai toni della serie. Ad accompagnare i combattimenti mediocri ed i dialoghi noiosi e poco stimolanti troviamo inoltre una serie di scenette al limite del cringe che, per un fan sfegatato, suoneranno proprio come uno schiaffo. Matrix Resurrections non riesce a proporre un ritmo abbastanza cadenzato, non riesce a scorrere come si deve, risultando alla lunga anche noioso e fine a sé stesso ma il culmine si tocca negli ultimi minuti quando la vera essenza della serie viene calpestata e rinnegata in onore di un romanticismo che è da sempre stato marginale in una saga logica, calcolata e ponderata anche nelle sue emozioni.
Se vedere Keanu Reeves vestire i panni di Neo ancora una volta, accompagnato anche da una Carrie-Ann Moss che non ha mai rinunciato al ruolo di Trinity deve voler dire distruggere completamente un’intera trilogia, allora no grazie. Keanu Reeves è sempre Keanu Reeves ma si percepisce anche in lui una certa stanchezza ed indifferenza nei confronti di un personaggio come Neo che ha già dato il massimo nei suoi migliori anni. In conclusione, sono davvero pochi gli elementi che salvano Matrix Resurrections dalla disfatta totale, tra questi troviamo un fattore nostalgia molto importante ed un cast comunque interessante. Purtroppo basta guardare oltre le meraviglie della trilogia per rendersi conto di essere di fronte ad un film d’azione veramente mediocre oltre che ad un Matrix semplicemente orribile.
Come accennato in apertura, questa non vuole essere una recensione ma un semplice pensiero su una delle saghe che fa da “ponte” tra il mondo dei videogiochi ed il cinema dati gli argomenti trattati e le diverse collaborazioni tra i due mondi tramite videogiochi dedicati. Nessuna autorialità dunque ma un’oggettività figlia di un pensiero onesto e senza troppi fronzoli. Matrix Resurrections non ha convinto molto neanche il pubblico e la critica di settore è molto divisa, se c’è qualcosa di buono in questo film, evidentemente mi è sfuggita.