Erano gli anni 90 e della new economy, dei soldi facili e della musica dance. Se mi concedete l’ultimo riferimento per una vena puramente nostalgica, possiamo concentrarci sui primi due punti della mia frase. Questo aspetto finanziario si rifletteva anche sulla tipologia di videogiochi, principalmente su PC, che andavo inondando il mercato, i cosiddetti Tycoon Games. In pochi click (molti di più in realtà) ognuno di voi poteva diventare un magnante dell’industria, controllando decine di milioni di dollari e le vite di intere città. Leggermente diversi dal più famoso Sim City, i tycoon si concentravano molto di più sull’aspetto finanziario dell’intera gestione, arrivando a livelli di complessità davvero incredibili. Rise of Industry vuole essere esattamente questo, un riproporre un classico tycoon game al pubblico moderno, come già stanno facendo altri titoli, ma con alcune componenti innovative ed originali, partendo soprattutto dal delizioso comparto artistico low poly che a noi, lo diciamo subito, è piaciuto tantissimo. Abbiamo provato in anteprima il titolo dei ragazzi di Dapper Penguin Studio e siamo pronti a dirvi le prime impressioni.
Rise of Industry non è un ittiolo per tutti, anzi. La particolarità del gioco sta proprio nella usa immensa personalizzazione e complessità, che vi farà partire praticamente da zero con lo sviluppo della vostra impresa, fino ad arrivare a costruire il proprio impero. Le opzioni sono tantissime e bisogna gestirle, almeno nelle prime ore di gioco, tutte manualmente, deliziando così i maniaci del controllo ma frustrando tutti quelli abituati a titoli anche leggermente più guidati. Nulla in Rise of Industry è lasciato al caso, ed ogni singolo negozio, prodotto, risorsa e tratta logistica deve essere gestita dal giocatore, pena la perdita di tempo e quindi di denaro prezioso. Le possibilità di business sono innumerevoli e questo va a riflettersi anche sul vostro stile di gioco, proprio perché la scelta iniziale in Rise of Industry determinerà l’andazzo della partita. Potrete infatti scegliere tra 4 diverse specializzazioni, come raccolta, logistica, industria e agricoltura, ognuna delle quali vi darà accesso a bonus passivi ed edifici specifici di ogni campo. Le specializzazioni a loro volta possiedono ulteriori bonus e costruzioni da sbloccare, suddivise in altri Tier, raggiungibili con il tempo e le risorse, a seconda di quanto riuscirete ad ingranare con la specializzazione scelta. Una variabile che influenza l’intera partita e rende di fatto Rise of Industry un gioco estremamente rigiocabile, visto che anche la stessa specializzazione può avere risvolti talmente diversi. Nella nostra prova le abbiamo provate un po’ tutte, divertendoci sempre, con nuove stimolanti sfide ogni volta, segno che non esiste una spec migliore delle altre.
La pianificazione stessa della struttura dell’industria sarà fondamentale per il futuro, dato che dovrete comprare concessioni governative, gestire i rapporti con il pubblico, le istituzioni e i finanziatori, così come nella realtà, andando a definire un quadro di una complessità incredibile. Se a tutto questo ci aggiungiamo anche l’arrivo di eventi casuali e congiunture economiche randomiche, ecco la gestione diventa ancora più problematica, non facendovi mai sedere sugli allori, dove anche nel late game dovrete sempre stare il più attenti possibile a tutto quello che vi si parerà davanti. Ne consegue che un titolo del genere rimarrà appannaggio esclusivo solamente degli appassionati e di chi deciderà di dedicargli tutto il tempo di cui necessita il gioco per essere compreso appieno. A quel punto avrete tra le mani un complessissimo tycoon game, in grado di tenervi impegnati per ore indefinite. Per quanto riguarda le modalità, nella nostra versione di prova era presente la modalità gioco libero e la carriera, che si differenziano solo per la presenza dell’albero tecnologico. C’è anche la possibilità di creare la propria partita liberamente, con varie opzioni, mentre è intenzione degli sviluppatori di inserire una modalità multigiocatore anche competitiva. La generazione delle mappe, completamente randomica, riesce sempre a creare terreni con ogni tipo di composizione, così che ci sia sempre la possibilità di intraprendere qualsiasi strada economica si voglia.
Come abbiamo già accennato, uno degli aspetti più interessanti di Rise of Industry è il suo comparto grafico, un delizioso e minimalista stile low poly che non snatura assolutamente il titolo, ma anzi lo arricchisce. Sia perché ricorda i giochi della nostra infanzia, come se stessimo giocando ai vecchi giocattoli di legno o di costruzioni, sia perché crea contrasto con la straordinaria complessità di gestione, dove semplicità visiva non è uguale a semplicità di contenuto. L’unica pecca finora riscontrata è nel tutorial, che prova ad essere esaustivo e completo, ma purtroppo non riesce ad essere una guida come dovrebbe, dando solo un’infarinatura generale di quello che è lo sterminato mondo del gioco, lasciandovi spaesati e sprovveduti durante la vostra prima partita. Se uniamo i puntini, Rise of Industry è un titolo che ci ha convinto esattamente per quello che offre, un ottimo gestionale/strategico con tantissimi elementi originali e uno stile grafico artistico ricercato. Inutile girarci attorno, se questo tipo di giochi non è nel vostro radar, è impossibile che Rise of Industry vi farà cambiare idea, ma se invece adorate i tycoon games o i gestionali complessi, allora iniziate a tenere d’occhio il lavoro dei ragazzi di Dapper Penguin Studio.
Aspettative:
- Un classico tycoon game ma con elementi originali
- Complessità e varietà incredibile
- Stile grafico delizioso
- Centinaia di ore di gioco
Dubbi:
- Tutorial non all’altezza della complessità di gioco
- Decisamente solo per appassionati