Dopo il grande successo della N.Sane Trilogy, era scontato che l’iconico personaggio creato dal team di Naughty Dog tornasse con un capitolo completamente inedito. Affrontare il sequel di uno dei brand molto amati e così rilegato al mondo videoludico degli anni 90, è un’impresa decisamente ardua, perché da una parte è necessario creare un gioco che si avvicini abbastanza all’originale da rendere felici gli irriducibili fan nostalgici, ed allo stesso tempo bisogna innovare aggiungendo nuovi elementi per attirare nuovi giocatori. Crash Bandicoot 4: It’s About Time bilancia i due senza sforzo: conserva in modo impeccabile l’aspetto inconfondibile della trilogia originale, integrando nuove idee e possibilità di platforming. A distanza di 22 anni dal terzo episodio, i ragazzi di Toys For Bob (già autori dell’eccellente Spyro Reignited Trilogy) hanno sdoganato tutti gli insuccessi legati a fallimentari tentativi di sequel – come Crash Bandicoot: L’ira di Cortex – creando il miglior gioco di Crash Bandicoot mai sviluppato dagli anni ’90 basato sul platforming caratterizzato dalla precisione millimetrica e della voglia di migliorare sempre di più i propri record. Tutti elementi che potrete leggere nella nostra recensione.
Interdimensionale
Della serie degli anni ’90 la trama non svolgeva un ruolo primario, ma il team di Toys For Bob ha realizzato per questo capitolo una storia più approfondita della trilogia di riferimento, valorizzata da simpatiche (con l’inconfondibile humor) cut scene di intermezzo. Ovviamente non ci troviamo di fronte a nulla di elaborato, ma rappresenta sicuramente un piacevole elemento. La storia di Crash Bandicoot 4 si collega direttamente al finale di Warped, con Cortex, N.Tropy e Uka Uka prigionieri da più di un decennio nell’ alba dei tempi e alla ricerca di una via di fuga. Sembra non esserci possibilità di tornare sulla Terra, finché Uka Uka, non spinge al massimo i suoi poteri aprendo uno squarcio temporale. Inutile dire che spetterà a Crash, Coco e Aku Aku, con l’aiuto dalle quattro maschere quantiche, che detengono l’ordine dello spazio e del tempo, fermare il malvagio duo, tramite un’avventura che porterà i nostri protagonisti a viaggiare fra dimensioni e differenti linee temporali.
Tocco di modernità
Anche se il leggero cambio estetico può trarre in inganno, il feeling con l’iconico marsupiale, pad alla mano è lo stesso di venti anni fa. Come per i primi capitoli, Crash Bandicoot 4 è un platform lineare complesso con i salti ponderati al millimetro, ostacoli di ogni tipo e nemici che posso essere eliminati con una giravolta ben calibrata. Non solo feeling nostalgico, nel quarto capitolo sono stati inseriti diversi, ben calibrati e amalgamati, nuovi elementi che danno un palese senso di “accessibilità” soprattutto per chi si approccia per la prima volta al gioco. Per accessibilità non intendiamo, ovviamente, un livello di difficoltà più basso rispetto ai canonici predecessori, ma la chiarezza con cui vengono introdotti i tanti elementi; perché è sempre l’abilità del giocatore a fare la differenza e completare i livelli al 100% alle volte rappresenta un puro sadismo. Tornando al discorso di accessibilità, i ragazzi di Toys for Bob hanno adottato una soluzione intelligente: Crash Bandicoot 4 può essere infatti affrontato in due modi diversi cambiabili in qualsiasi momento. Da una parte abbiamo la modalità definita “Moderna”, nella quale non dovremo preoccuparci del consumo di vite, e dopo ogni morte ripartiremo dall’ultimo checkpoint; dall’altra avremo la modalità “Rétro”, in cui, come facilmente intuibile dal nome, avremo un numero di vite limitate in nostro possesso, esaurite le quali ci toccherà ricominciare il livello, proprio come avveniva nei capitoli precedenti. Due modalità che consentono di venir incontro sia ai fan della vecchia guardia, che potranno vivere un’esperienza con lo stesso feeling di quella del passato, sia agli utenti meno inclini alle avventure eccessivamente complesse. È stata aggiunta, poi, anche la difficoltà dinamica già presente nella N.Sane Trilogy che, in caso di eccessive morti, il gioco ci verrà in aiuto con qualche maschera protettiva in più o con un maggior numero di checkpoint. Inoltre per facilitare la progressione, e per rendere un po’ agevoli le fasi platform, potremo giocare con un indicatore di colore giallo che segnala il punto di atterraggio, in modo da permettere agli utenti di valutare con più chiarezza la profondità di campo e l’accuratezza del salto, ma anche in questo caso l’aiuto aiuto può essere disattivato in ogni momento.
Viaggio tra i mondi
Uno degli elementi che ci hanno colpito di Crash Bandicoot 4: It’s About Time è la gestione dei mondi. La progressione di Crash e Coco (entrambi, come avveniva nella N.Sane Trology, possono essere utilizzati per affrontare qualsiasi livello) procede si in un platform lineare, ma questo non significa che il gioco risulta banale o monotono: il titolo si sviluppa in vari mondi ognuno caratterizzato da particolari elementi, via via sbloccati dal giocatore. Il primo mondo di gioco è l’isola dei Bandicoot, (un rimando ai vecchi capitoli) controllato da N. Gin e composto da un paesaggio desertico, baia dei pirati, ecc…. I ragazzi di Toys for Bob hanno palesemente cercato di variare il più possibile gli ambienti facendo immergere il giocatore in un mondo sempre diverso, con elementi diversi. Ogni mondo, però, ha un punto comune, ossia un nemico specifico da eliminare e una Maschera Quantica da recuperare.
Maschere Quantiche
Il Vero elemento di novità in Crash Bandicoot 4: It’s About Time sono sicuramene le Maschere Quantiche. Potenziamenti sbloccabili mano mano, che affiancano Aku Aku, e consentono ai due fratelli marsupiali abilità indispensabili per completare i livelli. Sono quattro in tutto: Lani-Loli, la prima ad essere sbloccata, ci darà modo di controllare la realtà e la comparsa/scomparsa di piattaforme, casse e ostacoli ambientali di oggetti nel mondo di gioco; ‘Akano, ci fornirà una giravolta inarrestabile, per coprire enormi distanze in volo ed è inoltre quasi del tutto invincibile agli assalti nemici; a Kupuna-Wa avremo la facoltà di rallentare il tempo per qualche secondo, così da passare indenni sulle casse di Nitro o saltare su superfici in caduta libera e infine tramite Ika-Ika potremo alterare la gravità, muovendoci lungo i soffitti e superando burroni troppo ampi.
L’uso delle maschere, permette di ripensare da zero il funzionamento dei livelli. Non avremo modo di indossarle in ogni occasione: solo, infatti, in determinati punti, potremo sfruttare i loro poteri per un limitato intervallo di tempo. Nelle fasi più avanzate e complesse, dovremo alternare con grande rapidità le abilità di più maschere, mettendo seriamente a dura prova i riflessi dei vari giocatori. La loro presenza arricchisce assolutamente il gameplay ed ogni singola abilità è ben sviluppata ed ispirata, sensazione che si ha per la stragrande maggioranza degli elementi che compongono Crash Bandicoot 4: It’s About Time.
Tawna, Dingodile e Cortex
Oltre a Crash e Coco, in It’s About Time potremo vestire i panni anche di altri tre personaggi: Tawna, Dingodile e Cortex. Ognuno è dotato di abilità e caratteristiche totalmente differenti: Tawna dal look decisamente più avventuroso, può sfruttare il suo rampino per coprire lunghe distanze e usare i calci per eliminare i nemici; Dingo è invece più goffo, si muove con lentezza, utilizza la sua coda come arma e può anche attivare il suo aspiratore per raccogliere casse distanti e planare sulle piattaforme; Cortex, infine, è più agile, ha la capacità di azionare uno scatto aereo e possiede in dotazione una pistola con la quale trasformare gli avversari in superfici su cui rimbalzare. Il trio è un piacevole intermezzo, ma i livelli non hanno la medesima qualità di quelli con Crash e Coco. Avremo la possibilità di impersonare i tre personaggi sia durante la campagna principale, pochi livelli dedicati a loro, sia nelle cosiddette Linee Temporali Alternative. Si tratta di stage secondari con una realizzazione non sempre esaltante: rivivremo, infatti, parte delle sessioni già superate dai giocatori ma dalla prospettiva dei tre personaggi. In questo caso il level design cambierà dando una visione diversa del livello già superato, ma solo per meno della metà della loro durata totale. Le fasi purtroppo si esauriranno velocemente, e saremo costretti a terminare il livello nei panni di Crash o Coco e quindi a completare una parte degli stage che abbiamo già terminato nella campagna principale. Una scelta che non convince del tutto, avremmo preferito vedere sfruttati i tre personaggi in modo più completo, approfondito.
A livello tecnico
Esteticamente Crash Bandicoot 4: It’s About Time è bellissimo da vedere. L’impressione è costantemente quella di trovarci fronte a un cartone animato interattivo, grazie alle animazioni eccellenti e ogni aspetto realizzato nel minimo dettaglio. La colonna sonora, con l’utilizzo dei grandi classici del brand, da quel meraviglioso tocco nostalgico che è alternato da suoni nuovi e ben realizzati.
L’aspetto dei protagonisti ci ha convinto quasi del tutto, salvo alcune perplessità con il look di Crash: il restyling è piacevolmente gradevole, ma visto che It’s About Time è un sequel diretto, forse sarebbe stato opportuno, per un discorso di coerenza, conservare lo stesso stile della N.Sane Trilogy.
A livello tecnico abbiamo giocato Crash Bandicoot 4: It’s About Time su PlayStation 4 Pro, in 1080p e 30fps. A livello grafico la differenza con la N.Sane Trilogy è evidente e si nota soprattutto dai colori sempre vibranti. I filmati di transizione, però, ci sono sembrati qualitativamente meno nitidi rispetto alle sessioni di gameplay vero e proprio; potrebbe trattarsi solo di un’impressione, comunque.
Versione testata: PlayStation 4
Versioni disponibili: PlayStation 4, Xbox One
La recensione in breve
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Voto Game-Experience