Internet è un mezzo potente, ma sa anche essere ciò che porta a galla il peggio dell’umanità; lo sa bene Laura Bailey, voce di Abby in The Last of Us: Part 2, che dal lancio del gioco si è vista recapitare molteplici messaggi d’odio, fino ad arrivare a delle vere e proprie minacce di morte.
Molto probabilmente le minacce rimarranno tali, sfogo di qualche utente frustrato che fa la voce grossa ma non passerebbe mai ai fatti, ma rimangono tuttavia un bruttissimo segno di come la rete sappia privarci della nostra umanità lasciando trasparire solo quanto di peggio ci sia, rafforzati dall’anonimato fornito dal world wide web.
Laura ha condiviso tramite il suo profilo Twitter ufficiale alcuni di questi commenti; una mossa da parte sua utile a denunciare il fatto ma anche a esorcizzarlo in qualche modo. Ecco il post a riguardo:
Man. I try to only post positive stuff on here… but sometimes this just gets a little overwhelming. I blacked out some of the words cuz, ya know, spoilers.
Side note. Thank you to all the people sending me positive messages to balance it out. It means more than I can say.❤️ pic.twitter.com/kGyULWPpNu
— Laura Bailey (@LauraBaileyVO) July 3, 2020
Ora, al di la che un gioco possa essere piaciuto o meno, arrivare a delle minacce, anche se vuote, è veramente assurdo e anche molto preoccupante, specie se si arriva a condannare un’attore per un ruolo che ha interpretato, come se fossero incapaci di discernere tra realtà e finzione.
Il gioco ha spezzato il pubblico, pur venendo comunque considerato dai più un capolavoro, a causa di alcune scelte della sceneggiatura che hanno fatto storcere il naso ai troppi utenti convinti di saperla più lunga del dovuto, che sono arrivati prima delle minacce a raccogliere voti per pretendere la riscrittura della trama.
L’umiltà è ciò di cui la rete, purtroppo, priva molti suoi utenti, che poi arrivano a ritenere il proprio giudizio da utenti superiore a quello di chi da anni, o decenni, lavora nel settore. Manca l’umiltà di riconoscere che se una cosa non piace è probabilmente una questione di gusti personali, invece che una questione di effettive mancanze del soggetto in analisi.
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