Sempre sulla scia dei recenti rumor che vogliono Fable 4 in sviluppo presso di studi di Playground Games, vari esponenti dell’industria hanno espresso le loro considerazioni a riguardo, come ha fatto ad esempio il noto creatore della serie Peter Molyneux.
Ebbene, si è aggiunto alle riflessioni sul futuro della serie anche un altro ex-creatore, chiamato Dene Carter e al tempo presente all’interno di Lionhead quando il progetto primordiale di Fable si chiamava ancora Project Ego, ossia nel lontano 2002. In particolare, Carter ha voluto stilare una lista di qualità che un Fable degno di essere chiamato tale dovrebbe assolutamente mantenere.
Per prima cosa lo sviluppatore descrive scherzosamente il primo capitolo di Fable come “il primo walking simulator con un po’ di cose in più da fare“, per ribadire il concetto di come il titolo non offriva il meglio di sé nel livello di sfida, ma nell’emozioni che si provavano nel corso del viaggio e dell’esplorazione, il tutto accompagnato ovviamente da una evocativa paletta di colori e da una colonna sonora fiabesca. Altra componente importantissima del videogioco è l’umorismo inglese, essenziale per dare un maggior tocco di personalità e stramberia al mondo di gioco.
Dene Carter prende molto a cuore anche la questione che riguarda la definizione del termine Fantasy, spesso e volentieri abusato, definendo invece Fable come un insieme che si sintetizza in racconti popolari, storie di fantasmi e weird fiction. Infatti, gli sviluppatori hanno preso ispirazione da vari autori come ad esempio H.P. Lovecraft, Michael Moorcock, Terry Pratchett e Jim Henson, i quali non sono propriamente classificabili come autori di fantasy tradizionale.
“Se stai creando un Fable, allora stai creando una favola e non una storia di fantasy epico. Si assume che il pubblico di fable sia lo stesso del mondo fantasy, ma non è così.”
Di conseguenza, l’ex-creatore della serie spera vivamente che il nuovo capitolo mantenga le distanze da quei componenti triti e ritriti come orchi, elfi o altro. Viene spiegato infatti come le creature che abitano il mondo di Fable, ossia Albion, siano veri e propri mostri e non creature facenti parte di una cultura popolare. Gli Hobbe sono così dei bambini innocenti trasformati tramite orribili maledizioni e i Piagati non sono che anime torturate dei morti che vagano per il mondo rubando corpi.
Ultima qualità importantissima per un titolo dedicato a Fable è il realismo che si crea nel mantenere la storia del mondo di gioco misteriosa, inquietante e a tratti sconosciuta. Come esempio vengono dunque interpellati quei videogiochi RPG in cui è possibile effettuare dei dialoghi con personaggi di gioco, in modo da avere la possibilità di scoprire dettagli di trama o su regioni, personaggi, creature e avvenimenti passati in modo decisamente enciclopedico. Nel mondo di Fable è quindi importante non svelare mai tutti i dettagli di certe storie, al fine di mantenere quel giusto alone di mistero dietro un mondo che, infatti, ancora adesso ha molto da raccontare.
Cosa ne pensate? Siete d’accordo anche voi con queste considerazioni? Fateci pure sapere cosa desiderate dal nuovo capitolo della saga.