La creatura di Markus “Notch” Persson ormai ha raggiunto la soglia dei duecento milioni di copie vendute, diventando un colosso ed ora un pilastro di casa Microsoft, pur essendo partito come piccola produzione indipendente. Da un marchio forte come questo, difficile pensare di non trarre qualche derivato per sfruttare il richiamo che tale nome esercita. Ecco dunque arrivare Minecraft Dungeons, un gioco di ruolo sulla falsariga del celebre Diablo, ambientato nel mondo cubettoso dello studio Mojang.
Dungeons&Cubettoni
La trama inizia con un generico mondo fantasy, minacciato da un cattivo altrettanto archetipico, mettendoci nei panni di un protagonista ancora meno definito, per lasciare scegliere al giocatore una foggia personalizzata, tra quelle preimpostate disponibili. Tutto ovviamente è rappresentato con lo stile cubettoso, i poligoni al limite del nudo e una colorazione che si sforza di accendere qualche tinta per non far notare troppo la mancanza di dettaglio e le animazioni basilari. Certamente non si poteva pretendere di più, dato che era necessaria una continuità estetica con la serie originale, mantenendo forzatamente un comparto tecnico che definire minimale è lusinghiero. Già dal suo incipit Minecraft Dungeons non si sforza troppo di avere personalità, in parte per il suo doversi incastrare stilisticamente con quello che è il prodotto neutro per eccellenza, un sandbox tutto all’insegna della creazione. Ciò sembra aver scoraggiato gli autori dal prendersi la responsabilità di delineare un folklore più ampio. Un peccato, in quanto se c’era proprio uno spazio dove osare narrativamente, era proprio quello di un gioco di ruolo, per antonomasia, genere videoludico che vive di racconti, dettagli, aneddoti sui suoi personaggi e ambientazione, che qui potevano essere inventati praticamente a piacere. L’avventura difatti procede spedita, senza dialoghi complicati, scelte da selezionare da un menù, senza permettere un minimo di interpretazione ruolistica per delineare il proprio personaggio al di fuori della semplice cosmesi. Trattandosi di un diablo-like però, questo non è necessariamente un difetto, dato che tale categoria punta più a porre enfasi sul combattimento e la scorrevolezza dell’azione. Da questo punto l’impostazione è quella e funziona, proiettandoci sin da subito nell’esplorazione di diversi livelli, in cui completare delle missioni, per poi tornare ad un campo base e dedicarsi al prossimo obiettivo. Il mondo di Minecraft Dungeons non è interconnesso in modo capillare, ma si snoda attraverso un punto nevralgico da cui selezionare tramite menù l’area successiva, scegliendo liberamente da un elenco.
Il Signore dei cubetti
La scelta degli autori è dunque quella di rendere questo prodotto come un’introduzione morbida a chi i giochi di ruolo proprio non li ha mai giocati, pertanto la semplicità è fondante in ogni suo aspetto. Il sistema di combattimento funziona in modo molto semplice, sfruttando un pulsante per ciascuna azione primaria (armi bianche, da tiro, magie e oggetti, schivata) e consentendo azioni basiche, ma di immediato apprendimento. Qualsiasi cosa si voglia fare, non è complicato farla, ma al tempo stesso non è particolarmente elaborata neanche nello svilupparsi in profondità ludica. Giocata da soli, l’esperienza è rilassante, ma non troppo, garantendo un pizzico di sfida, la quale viene automaticamente tarata sulla base del numero di compagni di avventura che si uniranno alla nostra partita. Pertanto, andando a scalare gli alleati, scalerà anche la difficoltà con cui il computer gestirà gli antagonisti, al fine di rendere la cooperativa non banale e sempre stimolante. La giocabilità è forse l’aspetto migliore, in quanto mantiene una sua gradevole scorrevolezza e risultando adatta come gioco da decompressione da altre esperienze più impegnative, o come punto di partenza per i principianti magari meno esperti in questo genere videoludico. Tuttavia nel diversificare gli stili di gioco, si avverte un’altra semplificazione forse eccessiva. In assenza di classi vere e proprie la differenza la fa la scelta dell’equipaggiamento e degli oggetti, oltre che i potenziamenti ottenuti con l’esperienza e le abilità. Non c’è un sistema di statistiche e punteggi complicato e fino qui niente di male, peccato però che il sistema di loot e reperimento degli equipaggiamenti renda piuttosto aleatorio il delineare una crescita chiara e precisa del proprio personaggio. Le ricompense casuali sono strutturate così da non dare garanzia di cosa si ottiene, in qualsiasi modo ci si cimenti per ottenerlo. Sia che si rastrelli il loot dentro le missioni, sia che ci si rivolga ai mercanti, il risultato sarà sempre una “lootbox” che selezionerà casualmente la ricompensa che otterremo, costringendo a ripetere continuamente un dungeon o cumulare smeraldi (utili per comprare nei negozi).
Lo Cubett
Questo ovviamente si incastra come scelta con il dover costringere forzosamente il giocatore a ripetere ancora e ancora sempre le stesse missioni, in quanto la longevità risulta molto bassa e bisognosa di fornire un pretesto per riaffrontare il gioco, una volta giunti alla fine. L’avventura infatti è completabile in un lasso di circa 5 o 6 ore massimo, lasciando il resto dell’attrattiva dell’endgame al rigiocare la campagna alle due difficoltà superiori. Per battere queste diventa indispensabile livellare ed equipaggiare al meglio il proprio eroe, inserendosi nel ciclo continuo di loot, grinding e reiterazione di cose già fatte. Anche considerando che Dungeons si pone come titolo economico, paragonabile ad un indie, la sua durata è di molto inferiore a quello di colleghi di origini ben più umili, come Torchlight. Gli sviluppatori hanno promesso nuovi contenuti in arrivo, tuttavia il contenuto di partenza, inserito in quello che viene presentato come il pacchetto base, è decisamente troppo poco. Anche tenendo conto delle dovute giustificazioni, alla fine da qualunque lato si guardi, Minecraft Dungeons è un titolo che pecca di profondità e sostanza in ogni aspetto. Che sia la grafica per continuità stilistica, che siano le meccaniche per accessibilità, che sia il comparto ruolistico perché è un hack&slash più che un vero GDR, che siano i contenuti e la longevità perché va messo per forza gratis nel Gamepass (anche se in teoria è venduto a 20 euro), gira e rigira nessun aspetto arriva ad assumere un adeguato spessore. Il giocatore facilmente può giungere alla conclusione che se non ci fosse il marchio di Minecraft, difficilmente avrebbe trovato motivi particolari per considerare questo titolo.
Pro
- Giocabilità immediata e scorrevole
- Cooperativa gradevole
Contro
- Eccessivamente scarno e semplice in ogni suoi aspetto
- Longevità tremendamente bassa
- Endgame basato sulla ripetitività continua di cose già fatte
Versione provata: Xbox One
Versioni disponibili: PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, PC
VOTO 6.5
Minecraft Dungeons è un titolo che per un motivo o per un’altro, finisce per mancare di particolare sostanza un pò in ogni suo aspetto. Nonostante una giocabilità tutto sommato scorrevole e una buona cooperativa, si sente davvero molto la mancanza di spessore a 360 gradi, lasciando tra le mani un prodotto decisamente povero di contenuti e da una longevità estremamente risicata.