Neanche il tempo di metabolizzare un’opera tanto complessa quanto criptica come Death Stranding che già si pensa al suo prossimo lavoro. Sulla rete stanno incominciando a filtrare infatti voci riguardanti alla futura fatica di Hideo Kojima, ancora senza un nome. Il game director giapponese ha voluto far intendere che si è subito rimesso a lavoro dopo aver portato a termine il gioco più chiacchierato degli ultimi anni, dimostrando di non aver alcuna voglia di fermarsi o di concedersi alcuna pausa. Alla luce delle dichiarazioni effettuate tramite i suoi canali social, cerchiamo di analizzare quale potrebbe essere l’identità del nuovo gioco di Hideo Kojima
Nella mente del game designer
Esclusa la possibilità di lavorare su di un brand appartenente a terze parti, la nuova fatica di Hideo Kojima sarà, con ogni probabilità, un’opera totalmente inedita, alla stregua di quanto accaduto per Death Stranding. Il buon Hideo, che non disdegna certo di disseminare indizi attraverso i suoni canali social, ha già fatto intendere di essere al lavoro sulla sua prossima creatura, con dettagli più o meno rilevanti. Già sul finire del mese di Ottobre, infatti, in occasione di un panel tenuto al Cologne Film Festival in compagnia del regista (nonché volto di Heartman in Death Stranding) Nicolas Winding Refn, Kojima ha dichiarato che:
“Ho ricevuto parecchie offerte ma ho solamente un corpo, quindi non posso dire di sì a ognuna di queste. […] attualmente sto lavorando al prossimo progetto, quindi è veramente difficile concentrarsi su altri media, ma certamente sono molto interessato”
Tra le varie proposte ricevute dall’autore di videogames giapponese ce ne sarebbero anche alcune relative al mondo del cinema. La passione di Kojima per i film non è certo un mistero, e lo stesso game designer ha riconfermato poi in un’altra intervista la possibilità di potersi dedicare a una pellicola in un prossimo futuro:
“In futuro, Kojima Productions inizierà a fare anche dei film. Se puoi fare bene una singola cosa, allora puoi realizzare di tutto.”
Queste dichiarazioni hanno ovviamente stuzzicato la fantasia dei fan e dei media, che si sono subito mossi per cercare di estrapolare ulteriori dettagli all’autore di Metal Gear Solid. Curiosità che ha colpito anche il The Guardian che, interrogando Hideo Kojima sull’eventuale nuovo gioco in fase di realizzazione, ha ricevuto la seguente risposta:
“Non posso parlarne al momento, ma è qualcosa che non avete mai visto fin’ora. È un gioco, ma anche un film…no, sto iniziando a dirlo! Attualmente tu puoi trasmettere in streaming eventi come gli Esport e le persone lo guardano. Qual è il prossimo passo? Un creator realizza un gioco, qualcuno lo gioca, e nel futuro gli spettatori potrebbero diventare anche creator. Non posso dire di più”
Una dichiarazione contorta, ma che cela l’intenzione da parte di Hideo di alzare ulteriormente l’asticella della sperimentazione dopo quanto già fatto con Death Stranding, realizzando così qualcosa di ancor più particolare e unico. Quando si parla di film-gioco il pensiero corre subito ai titoli di Quantic Dream, o al più recente Erika, un vero e proprio film interattivo con attori in carne e ossa realizzato in esclusiva per PlayStation 4. Difficile però ipotizzare che Hideo Kojima rinunci a un motore grafico e a una marcata componente gameplay in favore di un videogame da guardare anziché da giocare.
L’occhio di Hideo
Archiviata l’esperienza con il mai nato reboot di Silent Hill, Kojima non ha comunque rinunciato all’idea di realizzare una propria avventura horror, genere che pare a oggi il più gettonato per il prossimo titolo dello studio di proprietà del game designer giapponese. P.T. riscosse un successo stratosferico all’epoca del suo reveal, arrivando a scatenare un’ondata di cloni che, con risultati più o meno soddisfacenti, cercarono di emulare l’esperienza in prima persona proposta dal celebre gioco-teaser, formula divenuta poi la tendenza dei survival horror dell’ultima decade (ne è una chiara dimostrazione anche il successo di Resident Evil 7). Quanto mostrato in P.T., però, non sarebbe dovuto corrispondere in seguito alla versione finale di Silent Hills, che avrebbe invece mantenuto una prospettiva in terza persona analogamente a quanto avveniva nella serie horror targata Konami. Qualora, quindi, vi foste aspettando una versione completa di P.T. potreste rimanere delusi.
Stando ad un tweet recente, a stimolare la fantasia di Kojima ci sarebbe THE EYE, film horror orientale uscito nel 2002:
“Per quanto riguarda il realizzare il gioco horror più spaventoso, guarderò film di paura al fine di risvegliare la mia anima horror. THE EYE è l’horror movie thailandese che avevo affittato quando lavoravo a P.T., ma era troppo spaventoso per finire di guardarlo. La confezione è spaventosa così ho affittato solo il disco. Sarò in grado di finire di guardarlo?”
Nonostante sia difficoltoso immaginarsi un Hideo Kojima spaventato portarsi le mani agli occhi per non vedere le scene più inquietanti, è cosa certa che The Eye, conosciuto in patria come Gin Gwai, non è assolutamente un film per tutti gli stomaci. The Eye, che non si tratta di un film thailandese bensì di una produzione fra Cina ed Hong Kong, è stata una pellicola capace di scioccare il pubblico orientale e non, tanto da spingere anche Hollywood a produrre un remake made in USA nel 2008, versione però stroncata pesantemente dalla critica e senza le stesse atmosfere inquietanti dell’originale. La pellicola dei fratelli Pang narra le vicende di una violinista ventenne cieca fin dalla tenera età che, grazie alla donazione della retina da parte di un anonimo benefattore, riesce così a riacquistare la facoltà di vedere. La riacquisizione della vista da parte di Mun però, sarà solo l’inizio dei suoi veri problemi. Mun, infatti, incomincerà ad avere strane visioni di persone morte e altre macabre figure. Questi soggetti, visibili solo ai suoi occhi, spingeranno la gente a considerarla pazza. Starà a Mun scoprire l’orribile storia che si cela dietro a quegli occhi e alla misteriosa morte del loro precedente proprietario.
The Kojima Horror Picture Show
Dopo aver realizzato un gioco incentrato sui temi della collettività e della condivisione, Kojima potrebbe tornare a lavorare su di un’opera più individualista, dove il protagonista dovrà far fronte ai propri incubi e alle proprie paure. Difficile immaginarsi nuovamente un cast stellare come accaduto in Death Stranding, probabile che l’eventuale titolo horror dall’autore di Metal Gear Solid possa mettere in scena uno o al massimo due personaggi di spicco creando così un senso di profonda solitudine e isolamento. Il film citato dallo stesso Hideo come fonte d’ispirazione potrebbe quindi far presagire a un titolo legato all’utilizzo dei sensi, magari giocando sulla privazione di uno o più di questi per scaturire il terrore nel giocatore (senza però fallire clamorosamente come nel caso The Quiet Man e l’assenza dell’udito…). Possiamo ipotizzare quindi un gioco che possa offrire un’esperienza di gameplay innovativa che si ricolleghi strettamente ai cinque sensi, come per esempio attraverso l’utilizzo dell’udito per l’orientamento grazie al supporto dell’audio binaurale come fatto in Hellblade: Senua’s Sacrifice mentre magari sullo schermo non è possibile vedere alcunché come appunto nel caso della protagonista di The Eye all’inizio del film. Ancor più clamoroso potrebbe essere un horror basato sul tatto, magari sfruttando alcune caratteristiche peculiari del prossimo Dualshock 5, come i già confermati grilletti adattivi e il feedback atipico, oltre che a qualche chicca rimasta ancora celata.
Come già citato in precedenza, in Death Stranding il tema principale del gioco, riversatosi poi nel tanto ironizzato gameplay da delivery-man, è quello di unire anziché dividere (come specificato anche dalla metafora della corda e del bastone ricorrente all’interno del gioco stesso). Per la legge dei grandi numeri, è difficile ipotizzare che lo stesso tema venga riproposto anche in un prossimo titolo a marchio Kojima Productions. Più logico invece aspettarsi qualcosa di totalmente diverso, che riprenda il concetto standard del “bastone” tipico dei videogame odierni ma con tutto l’estro creativo del game designer giapponese. Un horror a firma Kojima potrebbe quindi trattarsi di un’esperienza del tutto personale, un po’ come intravisto in P.T., senza la possibilità di contare sull’aiuto degli altri giocatori (come avvenuto per la rete chirale in Death Stranding), ma non per questo priva del supporto dell’online. Tornando alle parole di Kojima in merito alla possibilità di diventare “spettatori” del gioco altrui, possiamo immaginare una funzionalità online che permetta ai curiosi, magari anche non in possesso di una copia fisica del titolo, di poterci spiare durante la nostra avventura o addirittura di ostacolarci. Potremo avere quindi l’illusione di essere soli e abbandonati all’interno di una qualche abitazione infestata o di un edificio fatiscente, ignari dei tanti occhi puntati addosso e degli antagonisti “invisibili” che cercheranno di metterci il bastone fra le ruote. Un vero e proprio festival del sadismo puro, un reality show macabro e virtuale dove noi siamo la vittima nonché star del programma, mentre gli spettatori saranno i nostri crudeli carnefici.