Superliminal ricorda molto da vicino quello che Portal e The Stanley Parable tentarono di fare a loro tempo, con una storia da scoprire definita dal nostro percorrerla secondo le regole più scorrette e incredibili possibile. Semplicemente, non ho mai pensato, non ho mai neanche osato pensare all’esistenza di alcuni dei puzzle cui Superliminal ci mette davanti, alcuni che fanno davvero da ponte ai due titoli precedentemente citati.
E’ un gioco che ci prende per la mano e con uno stile narrativo che già conosciamo, senza inventarsi nulla di nuovo, ci introduce al nostro pericoloso, folle, fantastico percorso.
Odierete la sveglia
Sono certa che sarete curiosi di capire di cosa tratti effettivamente Superliminal: siamo un individuo X, ma un individuo particolare che ha accettato di diventare parte di un esperimento sui sogni (molto Inception) e ne è rimasto intrappolato. Il suo unico modo per uscirne è sprofondare, e nel frattempo risolvere puzzle di crescente difficoltà che si basano quasi sempre sulla percezione, sulla prospettiva con cui si vedono oggetti e cose.
Ogni “livello”, se così possiamo chiamarlo poichè non consequenziale e non separato in atti o scene da cutscene o simili, ci troveremo svegliati dallo stesso allarme, nella stessa stanza che però ci rivelerà di volta in volta difficoltà diverse, a volte surreali, da affrontare. Gli unici nostri accompagnatori in questa avventura da una manciata di ore saranno un’AI dalla voce di donna che chiaramente non vuole assumersi nessuna responsabilità extra-contrattuale e il Dr. Glenn Pierce, unico nostro “amico” e contatto con l’esterno, anche se indiretto, che cercherà di guidarci fuori dal sogno diventato incubo a ripetizione.
In tutto questo, Supeliminal cerca di prendere il giocatore alla sprovvista sulle emozioni, così come lavora alla sprovvista sulle meccaniche di ogni livello, senza mai approfondire troppo le une o le altre. Anche se il gioco ci suggerisce un’escalation nelle emozioni del nostro personaggio, nell’estraniante senso di isolamento, nelle lavagnette scribacchiate che da appunti passano a confusionari “SVEGLIATEMI!”, non c’è mai stata quella paura dell’essere bloccati nell’ignoto o l’urgenza di uscirne. Anzi, tutte queste cose tendono a suscitare una curiosità immensa nel giocatore che butta un minimo l’occhio agli indizi sparsi in giro.
Questioni di prospettiva
Superliminal è un gioco in prima persona, un narrativo guidato dai puzzle. Tutto nasce dall’idea di soverchiare la realtà nel sogno in base all’uso della prospettiva, che in effetti è un’idea originale e divertente, e anche verosimile. Una volta spesa almeno una mezz’ora per capire come far apparire le cose più grandi o più piccole a piacimento, si diventa consci di essere parte di un trucco magico di cui conosciamo la struttura.
Purtroppo l’intera esperienza è frenata in parte dalla sua natura di puzzle game lineare. Non è possibile fare magie con tutto, e ci troveremo davanti molto spesso a porte che non sono porte e servono a impedirci di raggiungere una lattina di soda incredibilmente utile, un pezzo degli scacchi di vitale importanza od un cubo che ci serve per arrivare alla prossima area. In questo, Superliminal è simile a Portal – ci si muove di livello in livello cercando di capire cosa il gioco voglia da noi, più che divertirci spudoratamente con qualsiasi cosa ci passi sotto mano. Più il livello del sogno si addentra in sè stesso e meno saranno le cose logiche che vedremo e faremo. Moltiplicare mele dal nulla? Fatto. Estrarre oggetti 3D da una parete pitturata ovviamente in 2D? Fatto. I puzzle diventano sempre più guidati ma anche più incredibili mano a mano si procede, facendo sembrare il tutto lineare, fresco e unico nonostante gli accenni a Portal e vari. C’è anche dell’humor qui e là, tra l’IA con i suoi sarcastici commenti e le parole speranzose del Dr. Pierce – in realtà pezzi di trama importanti ma non troppo che per un ascoltatore attento andranno a riempire diversi buchi nell’ambientazione (ci siamo sottoposti volontariamente? Perchè? Di che trattamento si tratta?). E per fare tutto questo, abbiamo una serie di controlli semplicissimi: i classici WASD per muoverci e il mouse per la visuale.
Contare le pecore….elettriche?
Superliminal intrippa perchè è così che è stato creato, dai colori alle superfici pulite, ai modelli 3D perfetti che peccano solo ogni tanto su ombre e luci in quanto tutto l’ambiente – ad eccetto di quelli veramente bui – è stato infuso di luce al neon o luce diffusa. In Supeliminal non c’è una via corta, un prestigio per saltare alla conclusione, e stanza dopo stanza starà a noi trovare qualsiasi soluzione assolutamente anticonvenzionale (tipo riempire una stanza di cloni di mela?) per arrivare all’obbiettivo. Si possono creare le proprie uscite allargando a dismisura segnali col quale fare ponti o distruggere le pareti che ci tengono sotto osservazione. E senza entrare nei dettagli, spiegarvi queste semplici dinamiche non sembra affatto una trasgressione – uno “spoiler” come diremmo, perchè il gioco è sufficientemente intelligente da non ricalcare le proprie idee troppo spesso. Anzi, come ogni buon puzzle game, ogni risoluzione potrebbe creare maggiori complicazioni nel dopo, o risultare in una serie di soluzioni ancora più ridicole di una fetta di formaggio. In quattro ore, Superliminal eplora sè stesso per creare sempre qualcosa di nuovo nelle proprie sfide.
In un gioco che trasgredisce ogni idea e concetto di reale, che dovrebbe lasciare il giocatore a chiedersi ogni attimo “davanti a cosa mi troverò” il vero punto di calo è verso la fine, incredibilmente anticlimatica.
A parte questo, la linea sottile sul quale si basa la struttura di Superliminal regge: vedere i problemi sotto una luce differente e da un altro punto di vista significa poterli superare. Quando però si smette di razionalizzare, ecco che il gioco perde di unicità, di quella sospensione della realtà che permea tutto.
Parlando del sonoro, il protagonista è afono e i comprimari fanno comparsate troppo piccole pur cercando di tratteggiare al meglio le loro caratteristiche, e questo pesa nel racconto se vi ricordate quanto peso possano aver avuto GladOS o Wheatley in Portal. Il resto del comparto sonoro si compone di passi e di vuote sessioni riempite solo da musica classica quando si torna ai classici luoghi del sogno. La traduzione in italiano cerca di rimediare in maniera certosina, ma non può molto davanti a poche linee di dialogo che lasciano intendere tutto e niente. Niente di paranormale dunque. La longevità del gioco in quanto puzzle game narrativo si aggira attorno alle 4-5 ore massimo, che però non si fanno pesare minimamente e scorrono veloci come sull’olio, ed anche i puzzle sono abbastanza semplici una volta presa l’abitudine, permettendo a Superliminal di farsi godere anche da chi voglia solo distrarsi per una manciata di ore.
PRO:
⦁ Bellissime idee per gli enigmi
⦁ Ambientazione interessante
CONTRO:
⦁ Qualche sbandata nei puzzle
⦁ Personaggi e ambientazione da approfondire
Piattaforma: Pc
Pegi: 18+
Longevità: 4-5 ore
Sviluppatore: Pillow Castle Games
Editore: Pillow Castle Games
Distributore: Epic Games
Lingua: completamente localizzato in Italiano
Anno: 3 novembre 2019
Tipologia: narrativa, puzzle