Il mondo VR sta diventando sempre di più il nuovo banco di prova per molteplici software houses indipendenti, uno strumento dalle infinite potenzialità capace di stimolare la creatività degli sviluppatori di tutto il globo nei modi più disparati. Nonostante alcune limitazioni tecniche rispetto ai videogame classici, i titoli VR garantiscono un livello d’immersione sicuramente senza eguali, caratteristica che, se sfruttata bene, è capace di regalare forti emozioni anche con giochi di breve durata e dal gameplay semplice, proprio come nel caso di Blind Spot. Unlimited Fly Games, studio indipendente cinese, ha deciso di sfruttare questa periferica per proporre una propria rivisitazione delle Escape Room in formato digitale, forma d’intrattenimento ormai consolidata da parecchi anni anche in Italia che consiste in alcune stanze gioco nelle quali è richiesto spremere le meningi per trovare una via di fuga, attraverso la risoluzione di alcuni puzzle più o meno complessi, spesso ispirati a film, racconti o qualsivoglia opera di stampo investigativo oppure horror. Blind Spot è un mix fra un’avventura grafica per VR e una Escape Room, che narra della misteriosa scomparsa di una ragazza, sorella del protagonista nonché talento artistico inespresso, rapita da un misterioso aguzzino che si divertirà a testare le nostre abilità con una serie di sfide. Sarà compito nostro farci strada attraverso le stanze di una bizzarra villa costellata di enigmi, per scoprire chi tiene in ostaggio la povera ragazza e portarla quindi in salvo.
Impara l’arte…
Blind Spot si apre con un non meglio identificato protagonista, risvegliatosi nel buio di una dispensa, senza sapere il perché e il per come. Una notifica del proprio smartphone interrompe il momento iniziale di spaesamento: un messaggio da uno sconosciuto ci allerta di come la nostra sorella sia scomparsa invitandoci poi a scoprire il modo per portarla in salvo. A poco valgono i nostri tentativi di scoprire chi sia questo misterioso informatore e probabile rapitore: l’unico modo per far luce su questo mistero è risolvere i vari enigmi che sono stati inseriti a nostra insaputa all’interno della casa dove abbiamo trascorso la nostra infanzia. Armati unicamente del nostro smartphone, dispositivo sul quale riceveremo indizi e messaggi criptici dal nostro misterioso interlocutore, dovremo quindi risolvere i puzzle disseminati nell’abitazione affidandoci unicamente al nostro ingegno e ricostruire così la cronologia dei fatti. Nonostante una narrativa non propriamente brillante e piuttosto frettolosa, che ci catapulta senza troppi fronzoli nel vivo del gioco senza spiegarci alcunché, scopriremo ben presto i dettagli di un rapporto burrascoso tra fratelli, con il protagonista trovatosi a fare le veci di un padre spesso assente, ma senza riuscire a spronare a dovere la vena artistica della propria sorella, ritenuta soltanto una “perdita di tempo”. Starà a noi quindi scoprire chi si cela dietro a questa sparizione, cercando di riallacciare un rapporto ormai logoro attraverso i ricordi e i momenti passati assieme.
Le difficoltà del mestiere
Sulla scia della stragrande maggioranza dei titoli usciti per VR, Blind Spot altri non è che un gioco in prima persona, dove i Move (necessari per poter giocare) fungeranno da mani con le quali afferreremo e utilizzeremo oggetti e vari elementi ambientali come Leve, pannelli, casse e casseforti. Questi sono solo alcuni fra gli elementi tipici delle Escape Room presenti nel titolo di Unlimited Fly Games, elementi che andranno a comporre i puzzle da superare. Feature meglio implementata all’interno di Blind Spot è certamente lo smartphone del nostro protagonista, grazie al quale non solo potremo accedere al menù di gioco scorrendo fra le varie opzioni con il tocco dell’altra mano, ma anche comunicare con il nostro presunto antagonista, il quale ci fornirà di volta in volta alcuni indizi preziosi per affrontare i vari enigmi nel corso del gioco. Il nostro smartphone, simulato al meglio anche grazie alla funzionalità rumble del controller Move, che vibrerà ogniqualvolta riceveremo un messaggio, ci aiuterà inoltre a illuminare le stanze buie tramite la torcia e a mostrarci la mappa della magione indicandoci in quale stanza ci troveremo.
Da rivedere totalmente il sistema di controllo del personaggio, anche in questo caso affidato ai tasti fisici dei PlayStation Move (sempre più anacronistici e inadeguati per titoli del genere). I comandi di movimento in Blind Spot ci sono parsi fin troppo macchinosi e scomodi, senza contare la lentezza disarmante del protagonista, che vi farà sudare ogni passaggio da una stanza all’altra. Stupisce invece la direzione artistica, che corre sul filo sottile fra realtà e finzione, dando vita alle opere della sorella scomparsa e donando un tocco onirico al titolo della software house cinese. La difficoltà degli enigmi è tutt’altro che proibitiva, ma lo stile del gioco e la sua capacità di farvi sentire davvero all’interno della misteriosa magione saprà comunque divertirvi per la manciata di ore necessarie a portarlo a termine, longevità comunque in linea con il prezzo budget di 25€ al quale viene proposto sul PlayStation Store.
Piattaforme disponibili: PC, PlayStation 4
Versione testata: PlayStation 4
Pro:
- Esperienza di gioco immersiva e simile alle Escape Room reali
- Alcune feature originali
- Trama interessante…
Contro:
- …raccontata però decisamente male
- Sistema di controllo del protagonista da rivedere
- Enigmi talvolta un po’ troppo semplici