Ci sono voluti ben 23 anni a Game Freak per convincersi di portare la serie principale di Pokémon su console casalinghe. La saga creata nel lontano 1996 da Satoshi Tajiri ha infatti sempre visto come proprio habitat naturale il mondo delle portatili, grazie alle quali venne introdotto il concetto di collezione personale di mostri virtuali, tutti comodamente racchiusi in una piccolissima cartuccia da portare con sé ovunque ci si trovi. Tantissime creature pronte per essere accudite, scambiate oppure schierate in emozionanti battaglie con i propri amici. Se, quindi, console come GameBoy e Nintendo DS rappresentavano lo scrigno perfetto dove poter custodire gelosamente le proprie creature, lo stesso non si poteva certo dire per piattaforme come Nintendo 64 e GameCube, che prediligevano invece un tipo di gioco maggiormente orientato al single player. Console, quelle casalinghe, più adatte invece a ospitare spinoff, come quelli che si sono susseguiti in questi anni alternando flop a mezzi successi, ma comunque senza mai registrare lo stesso successo delle controparti tascabili. Nemmeno l’introduzione del supporto online a partire da Nintendo Wii è bastata a invertire questa tendenza: la serie main pareva non volersi schiodare dalle console portatili. Se, quindi, il concetto di portabilità è sempre stato imprescindibile per Game Freak, si è dovuto aspettare fino all’arrivo di Nintendo Switch e di Pokémon Spada e Scudo per compiere il grande passo, piattaforma capace di convergere il mondo delle console casalinghe a quello delle console portatili sotto un unico hardware.
Una serie a misura di tutti
Pokémon Spada e Pokémon Scudo aprono quindi le danze all’ottava generazione dei mostriciattoli tascabili, portandoci alla scoperta di creature mai viste prima, in una regione sconosciuta come quella di Galar, il tutto standosene comodamente seduti davanti al proprio televisore. Il cambio di hardware, però, non può costituire solamente un salto in termini di grafica, ma deve anche passare dall’introduzione di nuove feature che sfruttino a dovere le capacità offerte dalla nuova console “ospitante” come già accaduto in passato, dal primo Pokémon a colori con Oro e Argento, fino al passaggio dagli sprites alla tridimensionalità con X e Y.
Nonostante gli sforzi di Game Freak per rendere Pokémon una saga al passo coi tempi, però, le differenze fra la serie Pokémon e il resto dei JRPG odierni si fanno sempre più marcate. Una scarsa predisposizione ai cambiamenti da parte di Game Freak mascherata dalla volontà di garantire ai titoli Pokémon un target d’utenza sufficientemente ampio da soddisfare grandi e piccini, scelta che però incomincia a star stretta ai Pokéfan di vecchia data, desiderosi di una chiara e decisa svolta. Sole e Luna, più i relativi “Ultra” sequel, hanno dato una ventata d’aria fresca alla serie, stravolgendo il concetto di palestre e introducendo una regione ben diversa dagli standard delle metropoli a ispirazione giapponese presenti in quasi tutti i capitoli usciti in precedenza. Purtroppo però, assieme a queste novità si è registrato anche un calo drastico della difficoltà di base, calo incominciato con X e Y e protratto nei successivi capitoli, accusati di essere fin troppo facili e destinati esclusivamente a un pubblico di giovanissimi. Strategia di marketing che pare essersi riconfermata anche con Let’s Go Pikachu ed Eevee, due rivisitazioni di Pokémon Giallo che semplificano ulteriormente le meccaniche di cattura e allevamento mescolando la tradizione al gameplay dello spinoff di successo per smartphone Pokémon Go. Ci siamo interrogati quindi su quali potessero essere i punti chiave su cui, a nostro parere, Game Freak dovrebbe puntare per rendere Pokémon Spada e Scudo due titoli innovativi e capaci di ridare lustro alla serie, anche alla luce di quanto mostrato finora.
Questioni di potenza
Pur non essendo all’altezza dei competitor in termini di specifiche hardware, Switch ha saputo comunque far la voce grossa in un mercato sempre più orientato verso il fotorealismo. Ne sono chiari esempi i recenti porting di Doom e The Witcher 3: nonostante l’evidente dowgrade subito rispetto al titolo originale, Nintendo Switch si è dimostrata capace di sopportare un’opera mastodontica come quella di CD Projekt Red garantendo comunque delle performance accettabili. Se i titoli first party usciti sinora sulla console Nintendo hanno spremuto a dovere l’hardware mostrando tutti i connotati, Game Freak sembra essere partita ancora una volta col freno a mano, almeno a giudicare dalle critiche da parte del pubblico ai vari trailer di Pokémon Spada e Scudo fin qui mostrati. Per esempio, la stessa software house è stata accusata di riciclare i modelli 3D e le animazioni dei mostriciattoli tascabili dai titoli precedenti, con prove più o meno schiaccianti riportate in alcuni video su YouTube. La staticità dei Pokémon nell’esecuzioni delle mosse e il poco realismo delle stesse che trapela dai filmati pubblicati, hanno scatenato l’ira dei fan della serie. Masuda, producer della serie, ha respinto le accuse affermando che:
“su Switch la quantità di tempo richiesta per rendere la grafica più bella e le animazioni più complesse è aumentata”
giustificazione che, naturalmente, non sembra aver convinto del tutto i fan, che in tutta risposta hanno tirato fuori dal cilindro addirittura un titolo fanmade dedicato ai Pokémon caratterizzato da animazioni fantasiose e conformi con le caratteristiche peculiari dei singoli mostriciattoli, più di quanto non abbiano fatto i giochi originali.
Game Freak si è espressa anche sull’assenza del doppiaggio nei propri giochi attraverso il suo game director Shigeru Ohmnori, assenza che, come confermato dagli stessi sviluppatori, si protrarrà anche in Spada e Scudo:
“Ci sono due motivazioni principali. Per prima cosa si tratta di un gioco di ruolo con moltissimo testo che stiamo localizzando in nove lingue diverse in contemporanea. Perciò, da un punto di vista pratico, l’organizzazione e l’esecuzione di tutte le registrazioni vocali oltre che alle eventuali correzioni che ne conseguono da pubblicare nello stesso giorno è qualcosa d’incredibilmente difficile. L’altro motivo è quello della caratterizzazione del personaggio. Quando giochi, una voce su di un determinato personaggio spinge il giocatore a farsene un’idea, un’impressione che non viene dalla propria immaginazione. Preferiamo invece che i giocatori possano immaginare da soli la voce dei vari personaggi presenti nei giochi.”
Dichiarazione che stride parecchio in un periodo dove viene fatto sempre più largo uso del doppiaggio, anche nel caso di JRPG massicci e ricchi di dialoghi. Ne è un perfetto esempio Dragon Quest XI, titolo attualmente disponibile anche su Switch che, pur avendo una discreta mole di dialoghi, presenta comunque uno splendido doppiaggio inglese e giapponese che ben si adatta alla natura variegata dei personaggi.
Contro il logorio della vita da allenatore moderno
Appurata l’ispirazione di stampo british della nuovissima regione di Galar e scoperto quale sarà il nuovo Team a metterci il bastone fra le ruote, rimangono ancori avvolti nel mistero i dettagli relativi alla trama di Spada e Scudo e, soprattutto, circa l’origine dei due nuovi cani leggendari. Teorie e speculazioni, come a ogni nuovo Pokémon, si sono diffuse a macchia d’olio su internet scatenando la fantasia degli appassionati. Ma quale trama ci si aspetta dai nuovi titoli Pokémon?
Nel 2010 Game Freak stupì il grande pubblico con la pubblicazione di Pokémon Bianco e Nero, titoli fortemente incentrati sulla componente narrativa, caratterizzata dall’appassionante conflitto fra il misterioso allenatore N e il terribile Ghecis, leader del risoluto Team Plasma. Per la prima volta, infatti, un titolo main dei Pokémon si arricchì di una trama intrigante e coinvolgente, ancor oggi fra i punti più alti mai toccati dalla serie. Dopo l’exploit dei due titoli per Nintendo DS però, la serie ha subito una netta involuzione dal punto di vista narrativo, ritornando a intrecci più semplici e dai toni spensierati.
E’ chiaro, tutti vorrebbero diventare il migliore allenatore del mondo, sfidando le palestre per conquistare le otto medaglie e laurearsi così campioni della Lega. E se ci fosse qualche altra motivazione a spingere il nostro aspirante eroe a intraprendere questo viaggio oltre alla semplice curiosità e ambizione? In Pokèmon Colosseum per esempio, spinoff realizzato per GameCube nel 2003, la storia si apre con un furto da parte del protagonista, un ex componente dell’organizzazione criminale Team Snagem che sottrarrà proprio alla sua vecchia banda un macchinario in grado di sottrarre i Pokémon ai propri allenatori. Spinto dal desiderio di redenzione, il protagonista utilizzerà il marchingegno per salvare i Pokémon dalle grinfie del malvagio Team. Un protagonista decisamente atipico per gli standard della serie. Per non parlare dell’ancor più bizzarro spinoff Pokémon Conquest, uscito per 2012 per Nintendo DS e ambientato in una versione alternativa del Giappone feudale popolata da samurai e…Pokémon. Un setup originale che fonde la tradizione giapponese alle avventure dei mostriciattoli tascabili. Difficile pensare che dietro ai protagonisti di Pokémon Spada e Scudo si celi un presunto trascorso criminale o una qualche discendenza regale, quel che ci si augura è che i nuovi titoli per Nintendo Switch possano stupirci e farci emozionare, magari con qualche sorpresa inaspettata…