Sviluppato dallo studio indie indonesiano (perdonate il gioco di parole) Semisoft e finanziato attraverso una campagna Kickstarter, Legrand Legacy – Tale of the Fatebounds è stato annunciato come “una lettera d’amore ai JRPG a turni dei tempi che furono”. Dopo aver ricevuto oltre 40 mila dollari di finanziamento da parte della community, il gioco ha fatto il suo esordio prima su Steam, per poi fare capolino anche su console casalinghe. Grazie a un logo accattivante, che strizza l’occhio alla serie di Final Fantasy, e ad alcuni concept art di ottima fattura, il gioco ha saputo attirare l’attenzione dei fan del genere ricevendo sostegno e parecchia risonanza nell’ambiente degli RPG Indie. La storia ci insegna, però, che non sempre è tutto oro quel che luccica.
Un’altra storia, un altro eroe
La storia di Legrand Legacy incomincia all’interno di un’arena da combattimento, dove alcuni schiavi si scontrano a suon di fendenti per soddisfare i desideri di sangue dei propri padroni. Finn, un giovane schiavo che non ricorda alcunché del proprio passato, viene gettato nella mischia dal suo aguzzino per fronteggiare un temibile gladiatore. Apparentemente senza speranze e messo alle strette, il giovane scopre di possedere un innato potere che risveglia in lui una forza animalesca e devastante, permettendogli così di ribaltare le sorti dell’incontro e mandare quindi al tappeto il proprio avversario. Sconvolti dal risultato inatteso, gli schiavisti decidono di mettere subito a tacere il giovane Finn sentenziandone la morte, additando la sua vittoria a qualche losco magheggio. Prima di poter essere messo alla gogna, però, Finn viene salvato da un misterioso benefattore, che ne riscatta la sua taglia e ne fa la sua guardia personale. Sbalordito e confuso, Finn decide comunque di seguire e proteggere il vecchio che, nonostante le apparenze, è in grado di sferrare potenti incantesimi. Finn, grazie anche all’aiuto del vecchio mago, dovrà quindi far luce sul suo oscuro passato, esplorando le terre di Lagrand, incontrando valorosi guerrieri e scoprendo finalmente la natura dei suoi poteri. Una trama fantasy con tutti i crismi, unita a un sistema di combattimenti a turni, tipico dei classici del genere, il tutto rifinito con una veste grafica dal gusto retrò non fanno altro che riportare alla mente la “belle epoqué” dei JRPG per PlayStation, periodo che ha dato alla luce capolavori del calibro di Final Fantasy VII, Grandia, Dragon Quest VII e Xenogears. Come ogni sono bagnato, però, a un certo punto arriva il momento di risvegliarsi. Non fa eccezione Legrand Legacy che, nonostante abbia tutti i presupposti per far breccia nel cuore dei nostalgici, incomincia a mostrare le sue preoccupanti lacune.
Anche l’occhio vuole la sua parte
Nonostante la miopia e pur sforzandomi di considerare la veste di grafica di Legrand Legacy un chiaro omaggio ai classici RPG giapponesi usciti negli anni ’90 per la prima console a marchio Sony, è innegabile che il lavoro compiuto da Semisoft sul fronte tecnico sia francamente insufficiente. La pochezza dei modelli poligonali e, più in generale, la scarsa attenzione ai dettagli, rendono Legrand Legacy un titolo artisticamente kitsch, che poco ha a che vedere con il fattore nostalgia. I fondali in 2D delle ambientazioni di gioco, interamente disegnati a mano e spesso ripetitivi e privi di originalità, cozzano completamente con i modelli 3D dei personaggi del party e degli NPC, in un contrasto poco piacevole difficilmente giustificabile giunti alle porte del 2020. Le stesse animazioni, sia dei protagonisti che degli NPC, sono alquanto innaturali e per certi versi ridicole, anche se paragonate con i titoli dell’epoca PlayStation 1. Se, fortunatamente, l’anacronismo inopportuno e forzato dei fondali in 2D durante le fasi esplorative viene sostituito da ambientazioni in 3D nelle lotte, la solfa comunque non cambia, mostrando ancora una volta difetti e problemi. Animazioni delle skill legnose e caratterizzazione dei nemici estremamente povera non contribuiscono a risollevare il giudizio fin qui disastroso sul lavoro svolto da Semisoft in termini di grafica. Un peccato, visti gli ottimi character artwork che accompagnavano la campagna promozionale, decisamente mal riprodotti nel gioco. Persino i modelli dei protagonisti realizzati in cell shading per le skit di dialogo fra i vari personaggi hanno una resa migliore rispetto a quelli utilizzati per tutto il resto del gioco. Senza infamia e senza lode, invece, la colonna sonora, un mix di sonorità che prende a larghe mani fra i titoli di stampo fantasy in salsa orientale.
Poco da dire sul combat system, che varia leggermente la formula classica dei JRPG, aggiungendo soltanto un sistema di quick time event per determinare la buona riuscita di skill, attacco e difesa, dando un pizzico d’interazione in più ai combattimenti. Lo schema delle skill è di quanto più canonico ci possa essere. Ciascuna di esse, infatti, possiede almeno un elemento associato e, nel caso di abilità eseguite con armi, anche una propria tipologia di colpo (si va dal colpo aereo, al colpo d’impatto, passando per la classica “stabbata” di precisione), che possono essere più o meno efficaci contro un determinato tipo di nemico. Premendo L1 in battaglia ed evidenziando un nemico è possibile conoscerne le specifiche debolezze, funzione utile per poter avere più possibilità di successo. Anche in questo caso, però, non mancano problemi di sorta al rovinare la “festa” alla software house indonesiana, durante alcuni scontri, infatti, capita d’incappare in alcuni fastidiosi bug che fan si che il puntatore si “perda” letteralmente fra le opzioni del menù di battaglia, impedendo così di selezionare qualsiasi tipo di azione e costringendo di conseguenza il giocatore a softresettare. Bug e glitch che Semisoft dovrebbe aver risolto con alcune patch rilasciate per la versione PC, ma ancora non pervenute per il momento su PlayStation 4.
Pro:
- Trama interessante e narrativa scorrevole
- Richiede parecchie ore per essere portato a termine
- Trae ispirazione dai classici jrpg dell’epoca PS1….
Contro:
- …ma ciò non giustifica la pessima realizzazione tecnica
- Presenti fastidiosi bug ancora non risolti su PlayStation 4
Piattaforme disponibili: PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox One, Microsoft Windows
Versione testata: PlayStation 4
Playlist
Ugly in the Morning – Faith No More // Mi ritorni in mente – Lucio Battisti