A cura di Alessio Schenetti.
Once there was an explosion…
“Un tempo vi fu un’esplosione. Uno scoppio che diede inizio alla vita così come la conosciamo”. È così che comincia questo racconto. In origine fu l’esistenza, la nascita della vita su questo pianeta. Nel corso di milioni di anni le specie animali e vegetali che conosciamo sono cresciute, adattate e alla fine anche estinte. Una su tutte però è riuscita a prevalere: la razza umana.
Il nostro intelletto è quello che ci ha permesso di evolverci in maniera esponenziale rispetto agli altri. La capacità di trovare delle soluzioni a problemi sempre più complessi è il vero potenziale della nostra specie. A questo scopo nuovi mezzi e strumenti sono stati inventati dalle menti più brillanti in varie epoche storiche.
Una cosa però non eravamo mai riusciti a capire: la fine della vita.
È giusto vivere per sempre?
Abbiamo debellato malattie che sembravano incurabili. Le medicine e i vaccini ci hanno reso meno deboli ai pericoli mortali. L’umanità ha poi migliorato il proprio stile di vita, abitato in luoghi sempre più sicuri e utilizzato tecniche all’avanguardia. C’era una cosa che proprio, però, non si poteva cambiare: la fine della vita.
Gli scienziati continuavano a studiare a fondo la materia. Anni, decenni, secoli sono stati spesi per inseguire l’impossibile. Alcuni si chiedevano se era giusto possedere per sé tutto l’infinità del tempo. Altri ci mettevano in guardia sulle conseguenze che sarebbero potute emergere. Mostri, demoni e creature orride erano le minacce degli oppositori della scienza, basata invece sui numeri e leggi certe. A ripensarci ora… ma rimaneva comunque un fatto certo:
l’immortalità faceva gola a tutti.
Gli esperimenti realizzati erano innumerevoli. Gli uomini più potenti investivano miliardi di denaro per ottenere ciò che invece la natura offriva in modo gratuito e senza l’intento di guadagnarci.
Si sa che l’uomo è una creatura spettacolare e fantastica. Può superare dei limiti che nemmeno si pensava esistessero, fino a realizzare anche l’impossibile. Ed è così che a distanza di miliardi di anni dalla sua venuta, si giunge alla scoperta del segreto più importante dell’universo.
I bambini della Bridges
“Bridges Corporation” – È così che si chiamava.
Era una grande azienda in un palazzo iper-tecnologico. Gli uffici erano avvolti da immense pareti di vetro e acciaio… mi sembra ancora di ricordare il luogo in cui lavoravo. Dopo tutto questo tempo…
All’epoca ero il primo assistente dello scienziato dietro al progetto più ambizioso della compagnia. Il direttore generale in persona (Mads Mikkelsen) veniva ogni giorno a controllare lo stato dei lavori. Lo ricordo bene anzi benissimo! Soprattutto il giorno in cui… “Oh mio dio ce l’abbiamo fatta. Avvisa subito il presidente. Deve essere il primo a vederlo”. Un brivido mi percorse lungo tutta la schiena. Era nato! Era un bambino!
Il mio responsabile (Guillermo Del Toro) aveva lavorato notte e giorno a questa ricerca. Non tornava a casa, non dormiva più di qualche ora e si era fatto persino impiantare un’Estensione Cerebrale Avanzata! Tutti questi sacrifici solo per ricreare l’essenza stessa della vita in laboratorio…
una pazzia, se non fosse che quegli occhietti marroni ora mi fissavano da dietro il plexiglas.
Il presidente aveva ottenuto finalmente quello che voleva. La sua espressione ne era la conferma. “Bene! Diamo subito il via alla fase successiva!” erano le parole che aveva pronunciato. La considerava la sua conquista!
Era già tutto pronto. La produzione sarebbe partita di lì a breve. Migliaia di candidati maschi erano stati scelti per portare avanti le gravidanze. Le donne erano diventate troppo preziose e gli uomini erano in numero maggiore. Ah le guerre… quanto in là si era spinta la malvagità umana?
Di certo, presto, ne avremo pagato tutti le conseguenze.
A seguito del concepimento, i nuovi incubatori portatili avrebbero accolto i neonati. La loro alimentazione sarebbe avvenuta tramite un cordone ombelicale artificiale costruito ad hoc. Il collegamento era impiantato nei soggetti che dovevano prendersene cura.
L’energia vitale dei feti rappresentava una forza incommensurabile per i suoi ospitanti. Il continuo scambio di cellule faceva sì che l’altro corpo fosse sempre al massimo delle sue capacità. Una volta “esaurito” sarebbe bastato poi sostituirlo e il gioco era fatto.
L’immortalità, il più grande desiderio umano, era finalmente a portata di mano. Sì… ma a quale prezzo?
Il caos dell’aldilà
L’invenzione fu un successo! La sua applicazione aveva permesso di salvaguardare le personalità più importanti del pianeta. Sul piano militare, per citarne uno, i combattenti più valorosi potevano continuare la loro battaglia in modo inarrestabile. E potrei fare altri mille esempi di questo tipo, ma ormai di loro non resta che un’oscura presenza…
Eppure le leggi della natura non andavano violate. Lo sapevo, lo sapevo… LO SAPEVO!
Il grande affronto dell’uomo, spinto dalla brama di potere, aveva dato il via a uno sconvolgimento totale della realtà. L’equilibrio armonioso formatosi in miliardi di anni stava lasciando spazio al caos e alla distruzione. Persino le leggi della fisica venivano sconvolte!
Non ricordo precisamente quando ma in un giorno di sole, uscito dal palazzo della Bridges, avevo notato il cielo diventare di un colore sinistro. Scrutando più in là, lungo l’orizzonte, potevo vedere cinque sagome spettrali. Sembravano dei giganti,restavano immobili a fissare le città e le persone, come dei guardiani.
Il loro sguardo era capace di toglierti ogni speranza. Di lì a poco, infatti, la loro furia cominciò a scagliarsi contro ogni essere che respirava. Anche loro possedevano un cordone ombelicale…
forse per ricordarci proprio la causa di questo male.
Gli ultimi sacerdoti ci invitavano a pregare per i peccati commessi. Il regno dei morti iniziava a reclamare chi aveva vissuto troppo a lungo. Gli stessi poi venivano sguinzagliati alla ricerca di altri corpi per trascinarli nel sottosuolo con loro. Tutta quella sabbia rubata dalla clessidra della vita veniva reclamata… fino all’ultimo granello.
La società si spezzò sotto l’incessante potenza dell’armageddon finale. Miliardi di persone erano state spazzate via nel giro di pochissimi mesi. L’umanità stava per conoscere la sua fine e niente poteva impedirlo. Anche in queste condizioni terribili, qualcuno riusciva a vederci delle opportunità.
Il business dell’apocalisse
I soldi non muoiono mai… sarebbe il caso di dire. La Bridges Corporation voleva continuare la sua attività a ogni costo. I tecnici che erano sopravvissuti avevano il compito di modificare le attrezzature. Gli incubatori, i cordoni e i bambini stessi erano rimasti le ultime speranze di questo mondo.
Questo equipaggiamento consentiva di sopravvivere in condizioni estreme e di scappare in caso di pericolo.
Solo in casi estremi sì… perché altrimenti ci pensava il buon vecchio proiettile di piombo.
La società aveva messo in piedi anche delle squadre specialistiche allo scopo di trovare un modo per controllare questa situazione. La divisione prendeva il nome di “Corpse Disease Team”. Gli uomini venivano spediti insieme agli esperti scientifici… ma solo una manciata di loro tornava a casa in salvo.
Tra questi però mi torna alla mente un certo Sam Porter (Norman Reedus). Faceva parte del gruppo degli specialisti. In più di un’occasione l’avevo incontrato, prima che tutto questo avesse inizio, e mi raccontava degli attriti che aveva avuto con la Bridges.
Nonostante tutto però, credeva nel suo lavoro ed era davvero bravo a farlo. L’ultima volta che l’ho incrociato era accompagnato da due energumeni della sicurezza. Ai polsi portava le manette e malediceva ogni singolo frammento della Bridges.
In quel passaggio mi aveva riconosciuto e urlava singhiozzando:
“Anch’io sono uno di loro. È dentro di me… non posso permettermi che gli accada qualcosa”.
Le sue parole mi avevano gelato il sangue. Non era più la persona che conoscevo.
Mi sembrò quasi di percepire una strana energia provenire da lui. Ancora adesso mi chiedo che fine abbia fatto, ma soprattutto fino a che spunto si era spinto questa società?
Allo sbando totale
Li posso sentire… sono vicini, devo coprirmi il volto o mi prenderanno. Il mio radar sembra impazzito. Shhh…
strani rumori avvolgono la stanza e delle impronte di mani appaiono tutt’intorno
Devono essere passati. Il segnalatore si è calmato. Forse posso continuare la mia storia…
Come se la situazione non fosse stata già grave di suo, ci aveva pensato poi la direzione generale a darle il colpo di grazia. Non c’erano segnali di miglioramento in nessuna direzione.
La direzione della compagnia aveva iniziato quindi ad adoperare le maniere forti. Chi si rifiutava di obbedire veniva allontanato dalla base centrale e chissà cos’altro. Questa tensione aveva portato alla formazione di gruppi clandestini contrari alla società. Alcuni di essi pianificavano la fuga portandosi via con sé l’equipaggiamento scientifico della Bridges.
Anch’io avevo deciso di andarmene ma pensavo alle conseguenze che sarebbero potute accadere in seguito. Tutto è cambiato però quando ho incrociato per l’ultima volta il presidente (Mads Mikkelsen).
A quel punto ciò che mi terrorizzava più di tutto, era rimanere anche solo un’altra ora all’interno del complesso.
Il carro dei vincitori
In una delle tante giornate tristi di questo periodo, dovevo recarmi presso gli uffici dirigenziali per consegnare gli ultimi aggiornamenti quotidiani. Mentre attraversavo i corridoi del piano, la mia attenzione venne catturata da una discussione proveniente dalla sala conferenze.
In questo clima di disperazione, volevo sapere che cosa avevano in mente quelli della Bridges. Così mi avvicinai per origliare, nascosto, da dietro la porta. Dentro c’erano gli ultimi componenti della dirigenza.
“È fuggito, signore, lui insieme al bambino e non sappiamo come sia potuto accadere. Gli daremo la caccia e li ritroveremo. Non avranno scampo!” Non sapevo se si trattasse del mio responsabile (Guillermo del Toro), di Porter (Norman Reedus) o di qualcun’altro. Effettivamente non li vedevo da una vita.
“Oh ne sono certo. Scenderò in campo di persona questa volta. Le vostre competenze non sono più richieste”.
Poco dopo delle urla strazianti riecheggiavano spaventosamente in tutto il palazzo. Io corsi via più velocemente che potevo. Sapevo però che lui mi aveva sentito.
Poco prima di girare l’angolo, vidi il presidente (Mads Mikkelsen) uscire dalla stanza. Era completamente cambiato. Di umano sembrava essere rimasto solo il suo aspetto.
L’espressione del volto rifletteva una determinazione risoluta. L’uccisione di quelle persone non lo aveva minimamente scosso. Anzi ne era soddisfatto. Il suo sguardo sembrava lo stesso, gelido e penetrante, dei guardiani da quali dovevamo nasconderci… Anche lui però mi aveva notato.
Un groviglio di pensieri avevano occupato la mia mente mentre me ne andavo il più lontano possibile.
E se avesse… No, è impossibile… Dev’essere impossibile. Quello che ho sentito… Quello che ho visto!
I bagagli contenevano il minimo indispensabile e a ripensarci avrei dovuto riempirli di più. La notte stessa ero già distante da quel luogo maledetto. Il palazzo avvolto da vetro e acciaio non era più il posto sicuro che credevo.
La Bridges Corporation che aveva dato inizio a tutto, era ormai diventata il centro dell’apocalisse stessa.
…and then, came the next explosion.
L’esplosione è stata fortissima questa volta. È da qualche tempo che sento queste esplosioni improvvise. Quando riesco, cerco di scrutare ancora l’orizzonte. I guardiani sono sempre lì, immobili come se nulla potesse abbatterli. Poi vedo delle enormi voragini che si aprono nel suolo.
Cosa saranno mai? Chi li ha provocate? Credo di non poter rimanere qui ancora a lungo. Percepisco come un senso di pericolo… il mio segnalatore però non sembra rilevare alcun pericolo. Devo spostarmi subito, appena avrò finito.
Certe notti ripenso ancora a quegli occhietti marroni dietro il plexiglas. Come è stato possibile tutto questo?
Forse doveva succedere e basta… forse quel progetto andava chiuso prima ancora che avesse inizio. Ora che mi ricordo! Il primo bambino era sparito prima ancora che me ne andassi dalla Bridges. Chissà qual è stata la sua fine?
Il più grande dono per l’umanità si è trasformato in una condanna senza via d’uscita. L’apocalisse continua senza pietà a distruggere tutto ciò che abbiamo costruito. Quando si fermeranno? Si fermeranno? Esiste una soluzione che possa risolvere questo casino? Davvero non lo so.
Della Bridges Corporation non ne so più nulla. Probabilmente non rivedrò mai più i miei colleghi. È tempo che me ne vada.
Un momento… cosa ci fa dell’acqua intorno a me? Il radar dev’essersi guastato, dannazione! Sono qui per me! SONO QUI PER ME!
-Esplosione…rumone indistinto…comunicazione interrotta..-