È proprio il caso di dirlo: buon compleanno, Game Boy. La piccola console Nintendo, quella che ha generato il fenomeno delle piattaforme portatili da gaming, ha compiuto ad aprile 35 anni dalla sua genesi, avvenuta nel 1989 nel mezzo di un settore che si stava espandendo sempre di più verso concetti nuovi e freschi, e che intendeva portare il videogioco alla portata di tutti.
Nella sua lunga attività, proseguita addirittura fino al 2003 accompagnata da tantissimi videogiochi pubblicati nel corso degli anni, Game Boy ha contribuito a rendere mainstream il videogioco. Con questa piccola e pratica console, alimentata a normali batterie al litio, il videogioco non era più legato ai cabinati arcade o alle home console, all’epoca ancora poco diffuse, ma era letteralmente nelle mani di tutti. Grazie a Game Boy sono nati fenomeni di culto e grandi successi che ancora oggi i giocatori ricordano con affetto, tra cui la serie Pokémon.
Ma non tutti i videogiochi di Game Boy, a dire il vero, hanno avuto il successo che avrebbero meritato. La lista potrebbe essere molto più lunga, ma esistono giochi sottovalutati (e addirittura dimenticati) che hanno comunque caratterizzato il ciclo vitale della console e meritano di essere ricordati, per vari motivi. Di seguito trovate quindi la lista di 10 dimenticati giochi per Nintendo Game Boy.
1. Quarth
Noto anche come Block Hole, questo videogioco del 1989 era un’idea spaziale. Fenomenale. Quarth prendeva il gameplay di Space Invaders, quello cioè di uno sparatutto arcade nel quale è possibile spostarsi solo da sinistra a destra in una piccola area, e ci aggiungeva un tocco di Tetris: invece di sconfiggere gli alieni a colpi laser, l’obiettivo era colpire oggetti simili ai blocchi di Tetris per eliminare, stavolta dall’alto, le classiche strisce rettangolari piene di oggetti.
Per quanto il concept di Quarth potesse sembrare semplice, era in realtà geniale, aggiungendo una massiccia dose di adrenalina alla classica esperienza di Tetris, portando così i giocatori a dover pensare in maniera molto differente rispetto al classico modo di giocare. Era anche presente una modalità a due giocatori, tramite il cavo di collegamento del Game Boy, e a quel punto insieme a un amico partivano le sfide a suon di puzzle.
2. Bugs Bunny in Crazy Castle
Puoi fare un platform divertente senza dare al giocatore la possibilità di saltare? Sì, e Crazy Castle, una curiosa avventura con Bugs Bunny del 1990 ne era la prova. Il personaggio era in un momento di forte popolarità all’epoca, che sarebbe poi culminata in ambito videoludico con i due cult Bugs Bunny: Lost in Time e Bugs e Taz: A spasso nel tempo, e Kemco ne fece il protagonista di un’avventura in due dimensioni per Game Boy.
Il concept era facile: i livelli possedevano un design molto particolare in quanto Bugs, appunto, non poteva saltare, e questo lo portava a dover superare le piattaforme con ragionamento e tempi di attesa più lunghi. Forse è anche per questo che il titolo è invecchiato abbastanza bene, dando poi il via a vari sequel spirituali, sempre di Kemco, dedicati ad altri personaggi come Woody Woodpecker e Topolino.
3. Gargoyle’s Quest
1990. Capcom vuole capitalizzare il successo di Ghosts ‘n Goblins, creando un gioco anche per Game Boy. Ma, invece del classico spin-off di bassa lega, sgancia un titolo che ha “quasi” fatto storia, senza mai venire celebrato del tutto: Gargoyle’s Quest.
Partendo dall’idea di levigare la difficoltà del tremendo Ghosts ‘n Goblins, che tormentava gli amanti degli arcade proponendo un tasso di sfida altissimo, Gargoyle’s Quest metteva al centro del gameplay un nuovo personaggio, Firebrand, un gargoyle appunto capace di volare e sputare palle di fuoco, cambiando quindi molti degli elementi tipici del gameplay della serie. Il successo fu ampio, generando due sequel, ma Gargoyle’s Quest è per moltissimi, oggi, un gioco quasi sconosciuto. L’unico barlume di popolarità per Firebrand può arrivare dalla serie Marvel vs. Capcom nella quale è apparso, ma i picchiaduro in questione sono in fase calante da molti anni.
4. Maru’s Mission
Maru’s Mission, lanciato nel 1990 su Game Boy in Giappone e l’anno successivo anche in Nord America, era un curiosissimo e riuscitissimo action nel quale il protagonista Maru deve salvare la sua ragazza, Cori, rapita e portata in un luogo segreto dal demone Muramasa. Ogni livello si ispirava a un particolare mostro del folklore, dalla Romania all’Egitto, dal Brasile al Giappone.
Un titolo non particolarmente innovativo, ma è giusto ricordarlo per la sua bravura nel costruire ambientazioni uniche e dallo stile spettacolare, proponendo anche una buona dose di meccaniche variegate che si adattavano alla situazione: dalla capacità di spiccare il volo alle esplorazioni degli abissi marini, il buon Maru si faceva largo superando ostacoli di ogni genere, per un gioco privo di grandi ambizioni ma anche particolarmente divertente.
5. Final Fantasy Adventure
Visto il successo che il franchise di Final Fantasy, all’epoca ancora agli albori della sua lunghissima carriera, stava diventando sempre più conosciuto, Square decise di portare il brand anche all’attenzione del pubblico di Game Boy. Il risultato è quello che oggi è uno dei giochi tristemente meno celebrati dell’intera storia dell’azienda, Final Fantasy Adventure, un titolo che coniugava le dinamiche da gioco di ruolo con una dose di azione sulla scia di un altro grande di quel tempo, The Legend of Zelda.
Final Fantasy Adventure, lanciato nel 1991, è così riuscito a farsi una perfetta cerchia ristretta di appassionati, che lo ricordano ancora oggi con amore e che anzi hanno sempre chiesto più riproposizioni. Square li accontentò in due occasioni, una volta su Game Boy Advance e un’altra su PS Vita, ma entrambi i remake hanno perso gran parte del fascino originale. La cosa curiosa è che Final Fantasy Adventure ha poi dato vita a uno dei più amati GDR di sempre, The Secret of Mana, una sorta di sequel spirituale ambientato nello stesso universo narrativo.
6. Kid Icarus: Of Myth and Monsters
Kid Icarus è una serie strana. Molto strana. Il primo capitolo, lanciato nel 1986 per Famicom, venne accolto tiepidamente dalla critica, eppure negli anni è divenuto un cult all’interno della community di giocatori, specie tra coloro che amavano The Legend of Zelda ma anche sperimentare con un mix di generi più ampio. Eppure, ancora oggi Kid Icarus ha tanti giochi quante erano le caravelle di Colombo, e questo è un gran peccato.
Comunque, non molti ricordano di Kid Icarus: Of Myth and Monsters, il sequel ufficiale del gioco lanciato nel 1991 su Game Boy. Il suo gameplay era simile al classico per NES, giocando ancora una volta nei panni di Pit, immaginario eroe della mitologia greca che scoccava frecce e sconfiggeva nemici introducendo anche una nuova meccanica, quella delle ali capaci di rallentare le cadute. Un platform divertentissimo e innovativo, un grande classico di Game Boy che, purtroppo, non viene ricordato abbastanza, anche da Nintendo stessa. Il sequel del 2012, Kid Icarus: Uprising, stravolgeva ancora una volta il gameplay, senza però toccare la qualità del secondo capitolo.
7. Batman: Return of the Joker
Al tempo di Game Boy, non era assolutamente raro assistere a tie-in dai film di Hollywood. con numerosi esempi che vanno dai cartoni animati Disney alla saga di Harry Potter all’inizio del 2000. Sunsoft, ad esempio, realizzò il videogioco ispirato agli eventi del film Batman di Tim Burton con Michael Keaton, pubblicando un gioco nel 1989 che… No, proprio non era piaciuto, specie per il fatto che il Crociato di Gotham non è un personaggio noto per le sue armi da fuoco.
Nel 1992, però, arriva il sequel Return of the Joker, e qui le cose cambiavano sensibilmente. Il gioco, strutturato come un platform saldo e riuscito, si concentrava sulle acrobazie dell’Uomo Pipistrello e i suoi gadget, senza fare ovviamente a meno dei cazzotti contro gli sgherri del Joker. Un gioco sicuramente sottovalutato a causa del suo predecessore, ma anche crudele: dopo quattro fallimenti, era game over totale.
8. Trip World
Questo dimenticato ma bellissimo platform di Sunsoft del 1992 era una sorta di successore spirituale di Mr. Gimmick, realizzato dalla medesima software house. Trip World possedeva un’eccellente direzione artistica, era un piacere giocarlo grazie alla sua fluidità nei controlli, condividendo con il suo progenitore tanti aspetti positivi aggiungendo comunque alcune meccaniche nuove.
La direzione artistica, che ricorda abbastanza da vicino i primi titoli della serie Kirby, restituiva un mondo di gioco vivo e vibrante, riuscendo a differenziare perfettamente ogni area rispetto a un’altra. E le meccaniche, a dire il vero, erano ben più profonde di quanto si possa pensare: interagire con una creatura differente porta sempre a nuovi effetti, lasciando la sensazione di un’interazione molto radicata e una grande raccolta di idee trasportate nel titolo.
9. Kid Dracula
Questo spin-off di Castlevania, pubblicato da Konami nel 1993 su Game Boy, è in realtà un remake dell’omonimo Kid Dracula per NES, che venne lanciato solo in Giappone. Lo stile artistico rielaborava il giovane conte della Transilvania in chiave chibi, per adattarsi anche a un pubblico molto più giovane come target. Pur condividendo quindi con la serie principale solo l’universo narrativo, Kid Dracula era un platform piacevole e divertente, semplice nelle meccaniche ma abbastanza divertente da meritare un posto in questa lista di giochi dimenticati.
10. Castlevania Legends
Arrivando dopo Symphony of the Night, i fan di Castlevania si aspettavano un prodotto in forte continuità con il suo amatissimo predecessore, in particolare per quanto riguarda la struttura metroidvania. Konami, invece, decise che Castlevania Legends del 1998 dovesse deviare dal percorso della serie principale, forse per aggirare i limiti tecnici del Game Boy che certo non poteva garantire le medesime prestazioni di altre piattaforme.
Nacque così un platform in 2D lineare e molto più simile ai primi giochi della serie Castlevania, anche per una questione di contesto: Castlevania Legends è infatti, cronologicamente parlando, il primo titolo della timeline narrativa della serie – salvo poi essere stato de-canonizzato da Koji Igarashi che, non si conosce bene il motivo, lo ha sempre odiato. Nei panni di Sonia Belmont, i giocatori sperimentavano un gameplay più classico ma non per questo antiquato, dando invece vita a un tributo ai grandi classici per NES che non avevano abbracciato quella nuova filosofia del franchise.